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Incontri internazionali

Meloni riceve Zelensky ma ha la testa in Libano. Nomine e diplomazia

Simone Canettieri

La premier incontra il leader ucraino, che oggi sarà ricevuto dal Papa. Sullo sfondo conferme e cambi nelle ambasciate italiane all'estero e l'apertura dei centri per i migranti in Albania

Riceve Volodymyr Zelensky, ma ha il pensiero rivolto al Libano, al fuoco israeliano contro tre basi Unifil. I conflitti inseguono la premier Giorgia Meloni che ieri pomeriggio ha incontrato a Palazzo Chigi la potente segretaria al Commercio americana, Gina Raimondo (a Roma per il G7 Industria che si è aperto ieri) e oggi sarà a Cipro per il summit Med9. L’agenda della premier è una spremuta di geopolitica, come dimostrano anche le ultime nomine diplomatiche concordate con il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Tutte di peso: il mandato dell’ambasciatrice a Washington Mariangela Zappia è stato prorogato a metà del 2025 per scavallare le elezioni Usa. Fabrizio Bucci dalla strategica Albania va a Berlino dove prenderà il posto di Antonio Varricchio, destinato alla presidenza della nuova Ita tedesca grazie all’ingresso di Lufthansa. GeoMeloni, dunque. Che ieri sera ha incontrato Zelensky


Con una manovra ondeggiante, tutto sembra muoversi fuori da Roma e dall’Italia dove Meloni pare riacquistare smalto. Poco prima dell’arrivo del presidente ucraino a Villa Doria Pamphilj ecco la notizia che rimbalza da Tirana: i lavori per i centri migranti sono conclusi. Nel giro di una settimana – al termine dei collaudi – le strutture apriranno e potranno accogliere le prime persone da sottoporre alle procedure accelerate di frontiera. E’ un’informazione che distoglie per un attimo l’attenzione da questa cena fra la premier e Zelensky – catering Benito al bosco di Velletri – per mandare più che altro messaggi all’esterno. Il presidente è in tour in giro per l’Europa: prima di atterrare a Roma (per soggiornare in un hotel nei pressi dei Parioli) ha visto e parlato con Macron, Starmer e Rutte. Quindi Francia, Regno Unito e Nato. Oggi farà visita al Papa e poi volerà a Berlino da Scholz.

Meloni tiene a questa visita anche per rispondere, secondo le ricostruzioni, al mancato  invito al vertice dei grandi con Joe Biden, poi saltato causa uragano Milton in Florida. Nonostante tutto, a partire da un’opinione pubblica nostra poco coinvolta, la premier tiene a mostrarsi con Zelensky: è un messaggio per lui, ma anche per gli alleati europei che si erano apparecchiati un incontro senza di lei. “Siamo coperti ed allineati con Kyiv”, ripetono da Palazzo Chigi, stando ben attenti a non parlare di armi da inviare (siamo al nono pacchetto), né dell’uso di queste nella controffensiva in Russia. Dell’argomento in un’ottica più ampia dell’alleanza atlantica si parlerà al G7 Difesa in programma la prossima settimana. Si rincorrono voci di piani di pace, Zelensky nega road map di tregua. Tutto sembra impalpabile e in divenire. Denso di significati sarà forse l’appuntamento di oggi in Vaticano. Anche se dal governo italiano sembrano fare poco affidamenti sui propositi di Mosca. Alle nove - complice qualche disguido logistico a Fiumicino - ecco l’incontro e la stretta di mano: ennesima foto di un album che sa di consuetudine ormai fra “Giorgia” (pantaloni e giacca scuri sotto camicia bianca)e “Vol” (vestito alla Zelensky) come si chiamano con confidenza. Sulla facciata della villa sventolano le bandiere dell’Italia, dell’Ucraina e dell’Europa. Il vento le muove e le sovrappone in uno slancio di ideale adesione. I Lancieri di Montebello sono dritti come fusi. Al loro fianco la banda dei Granatieri di Sardegna fa partire i rispettivi inni nazionali.  Parleranno e mangeranno, leggero molto pesce e vino Frascati bianco e rosso, fino alle 22. C’è da fortificare un’alleanza, c’è da dimostrare al resto d’Europa che l’Italia non sta in panchina. E’ l’eterogenesi dei fini. Che non conosce tregua.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.