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Reato universale

Finocchiaro: “Il mio no da sinistra alla Gpa, l'utero non è un forno”

Ginevra Leganza

Donna di sinistra, eletta in parlamento con i voti del Pci, ex ministro con i governi di Prodi e Gentiloni, ma si scaglia contro la gestazione per altri portata avanti da Schlein, considerandola come una legge di bandiera intenzionata a ridurre in schiavitù le donne, mercificata insieme al bambino prodotto

Non ha letto “l’inutile legge sulla maternità surrogata”, dice, perché non occorre una legge per sapere che “dietro la gestazione per altri (Gpa) si nascondono l’utero usato come forno, la donna usata come merce, ma soprattutto il corpo del bambino fabbricato e venduto: il vero scandalo di questa pratica”. Sicché non c’è affatto bisogno, ribadisce, della “fiction del reato universale”. E cioè del disegno di legge approvato in via definitiva al Senato dal centrodestra e rivendicato dalla premier Giorgia Meloni per rendere punibile, in Italia, chi ricorra alla Gpa anche all’estero. Piuttosto, spiega, “occorrerebbe una riflessione profonda sull’umano, a destra come a sinistra. Una presa di posizione contro un fitto business e contro una filiera orientata al profitto che smonta qualsiasi ciarla sulla maternità surrogata come atto d’amore”. Così parla al Foglio Anna Finocchiaro, presidente della fondazione Italiadecide, già ministro delle Pari opportunità del governo Prodi e dei Rapporti con il Parlamento del governo Gentiloni. Donna e politica di sinistra (entrata in Parlamento nel 1987 con il Pci) che su questo punto, però, sembrerebbe più vicina alle posizioni della premier Meloni, convinta che “la vita umana non abbia prezzo”. E, per contro, parrebbe assai distante dall’approccio della segretaria Elly Schlein.

 

                              


Finocchiaro, è così? “Non mi permetto di giudicare la segretaria Schlein. Anche perché, come le ho detto, questa legge è una legge di bandiera. Tuttavia, certo, alla base c’è un tema complicato che riguarda i limiti dell’umano, il confine tra desideri e diritti o, come dire, l’invalicabile soglia oltre la quale il corpo della donna diventa merce e quello del bambino prodotto”. D’accordo. Ma non crede che l’opposizione alla mercificazione del corpo dovrebbe essere una battaglia di sinistra? O, se non altro, una battaglia femminista? “Credo sia una questione che non dovrebbe contemplare reclami e propaganda. Riflettiamo: ci siamo battuti contro l’inferno dell’adozione dei bambini vietnamiti, contro la schiavitù, persino. E adesso…”. Adesso? “Adesso accade che, forse senza accorgercene, ne replichiamo un’altra, di schiavitù: quella delle donne usate come forni”.


Il messaggio è chiaro: per Anna Finocchiaro la gestazione per altri o utero in affitto – “la sostanza non cambia” – è “una nuova guerra di religione”. “Un tema”, argomenta, “che interroga l’essenza dell’uomo ben oltre gli steccati politici”. E su questo non c’è dubbio. Ma non sarà che a sinistra s’interrogano meno? Non sarà che proprio a sinistra si calpesta con più agio quel confine tra diritto e desiderio? “Il tema è delicato. E però, certo, quello che non capisco è perché non si lavori, congiuntamente, per rilanciare le adozioni per le coppie omogenitoriali”. Perché, secondo lei? “Difficile dirlo. Ma è evidente, ormai, come per sdoganare la Gpa ci si nasconda dietro l’alibi delle adozioni difficili. Al che sa cosa penso?”. Cosa? “Che alla base di tutto ci sia un’idea proprietaria del figlio. Che ci sia la volontà di avere col figlio un legame di sangue senza curarsi del suo vuoto d’origine”.


Ed ecco, a tal proposito il senatore del Pd Filippo Sensi, durante il dibattito in Aula, definiva la Gpa un fatto di altruismo: un atto d’amore addirittura cristiano. “Amore? Cristiano? Sa quante cose, anche sbagliate, si fanno per amore? Piuttosto vorrei dire a Filippo che non si può fare finta di niente! Che non si possono ignorare le macerie che un bambino nato con maternità surrogata incontrerà sul suo cammino!”.


Lei parla di utero come forno. E però c’è tutto un filone di pensiero che nella Gpa non vede mercificazione bensì libero uso del corpo. “Certo. Anch’io posso ammettere che una donna ospiti un bambino nel grembo per generosità o per denaro. Lo contemplo. L’abiezione, però, è tutto quanto ruota intorno. È la filiera – dicevo – di avvocati, medici, agenzie, assicuratori e, non ultimo, di donne”. Elisa Pirro, senatrice M5s, criticando la legge accampava ancora una domanda, a quanto pare retorica. E cioè: perché se posso donare un rene non posso offrire il mio utero? Insomma, il rene (che filtra il sangue) e l’utero (che accoglie il figlio) messi sullo stesso piano. Finocchiaro, è possibile? “Impossibile. Mi viene solo da pensare che Elisa Pirro, forse, non ha mai avuto figli”.