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arancino in contumacia

Salvini “a Palemmu!”. Ma i governatori disertano il processo-show del leader leghista

Carmelo Caruso

I leghisti volano in Sicilia. Cene a Mondello e allegria. Oggi l'udienza del processo sul caso Open Arms: la richiesta dei magistrati è sei anni di galera

Ha già vinto Salvini: è il primo processo sotto sale, codice penale e pane câ  mèusa, alla sbarra ma Vucciria. Partono per difenderlo, “a Palemmu! A Palemmu!”, i leghisti argonauti, ma mancano Attilio Fontana, Max Fedriga, Luca Zaia per impegni istituzionali e fanno sapere che “rammaricatissimi sono!”. Davvero. La richiesta dei magistrati è sei anni di galera per il sequestro Open Arms, ma è il primo grado e finché c’è Bongiorno (Giulia), l’avvocata, c’è speranza. In Aula ci sarà lei. E’ il processo dell’arancino in contumacia. 


Claudio Durigon, con i suoi occhiali Tom Ford (rettifica, non erano Valentino, precisiamo) fa spogliatoio con il bagaglio a mano: “Giù le mani dal Capitano! Ma lo diciamo composti, mi raccomando! Senza isterie”. Si sfila oggi a Piazza Politeama, banchetti e firme, ma non si occupa il tribunale, modello Berlusconi, 2013, con Alfano scatenato, Angelino forza quid. Si scrive diretti al ristorante “Alle Terrazze”, di Mondello, ma a Palermo è per tutti il Charleston, lo stabilimento dove Borges annusava la luna e il mare, dove l’equipaggio si rifocilla in vista dell’arringa (e dell’aringa). Il menù: polpo scottato, paccheri al pomodoro e melanzane fritte con crema di ricotta cinisara. L’oste, e si fa per dire, è Nino Germanà, il mozzo leghista in Sicilia, coordinatore, senatore, che ha organizzato la serata gala di vigilia. C’è anche mister Papeete, il Casanova della Lega, che ha preso il volo Ryanair da Fiumicino: “A Palemmu!”.

Non maramaldeggiate. Volete un governatore leghista presente? Uno c’è. E’ Maurizio Fugatti, dal Trentino Alto-Adige che combatte contro gli orsi, e che viene a portare vento del nord, solidarietà. E’ una nave di solidarietà ma Salvini è sulle nuvole, in volo da Bruxelles, quando si chiuderanno le cronache. Ci fanno sapere che si collega per un evento, organizzato a Bologna, “Quali sono i confini della giustizia”, nientemeno con la toga Antonio Sangermano. Sembra di stare ai raduni del Pd, modello Gubbio, quelli che servono a fare squadra, e  c’è pure la navetta per il “transfert”, per i parlamentari che sbarcano (bravi leghisti, grande idea. Il taxi Punta Raisi-Palermo centro costa 50 euro: “Perché Vossia, 32 km sono!”).

Va a processo oggi il Salvini imbattibile, l’altro, quello che impedì all’ong Open Arms di sbarcare, va a processo e rischia sei anni di carcere, e rischia adesso, ora che con Meloni e la sua Francesca (Verdini) ha messo giudizio. E’ giusto? Ora che gli è rimasto solo Orban? E’ giusto? Il suo ex capo di gabinetto Matteo Piantedosi, fa il ministro e incontra il premier francese con Tajani. E’ giusto? Sta perfino facendo il moderato. La manovra? “Grande risultato”, dice, e si spertica di lodi per Giorgetti che infatti, con il saio, sarà qui. Il Dalai Giorgetti, sette anni in Tibet, è atteso al banchetto per testimoniare che lui e il Capitano sono fatti della stessa semenza leghista, ciatu de lu me cori. Durigon dice che “nella Lega mai c’era stato un così bel clima”. Nessuno crede alla sentenza (di condanna) che è attesa tra poche settimane. Claudio Borghi è sereno e acquista (e posta) bauli (scorrazza a Parma, al ‘Mercante in fiera’, il paradiso degli antiquari). Il processo li avvicina. Avvicina i leghisti. L’olandese volante e mesciato Wilders, altro amico di Salvini, non c’è, i punkofasci neppure: al massimo spediscono video preregistrati. A Pontida c’era il fango, mentre qui c’è il mare. I leghisti? Vestiti a festa, impupati, per la cena, a Mondello, alloggiati allo Splendid. A Palemmu la condanna è sempre il traffico, alibi letterario del tassista: “Non è furto, 32 km sono!”. 

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio