Il caso

Pd spaccato sulla presidenza Anci. Spunta l'idea primarie Manfredi contro Lo Russo

Simone Canettieri

Il fronte del nord non vuole il sindaco di Napoli, frutto dell'accordo con il M5s, a capo dell'associazione dei comuni ed è pronto alla conta. Il precedente del 2011 quando vinse a sorpresa Delrio contro Emiliano dopo una consultazione interna

C’è già un precedente: congresso Anci  2011 a Brindisi, il Pd è spaccato fra Michele Emiliano e Graziano Delrio. Il segretario Pier Luigi Bersani media, ma senza fortuna.  I delegati dem si sottopongono al rito delle primarie, alla vigilia del voto: vincerà Delrio – a scapito del sindaco di Bari – e diventerà presidente dell’Associazione dei comuni italiani. Adesso la storia rischia di ripetersi: Beppe Sala da Milano, Stefano Lo Russo da Torino più un nutrito pacchetto di sindaci del nord sono pronti alla conta per bloccare Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli (non del Pd) frutto di un’intesa sudista che passa da Roma con il sì di Giuseppe Conte e Goffredo Bettini. Qualcuno avvisi Elly Schlein.   

 

Dal 20 al 22 novembre Torino ospiterà la quarantunesima assemblea dell’Anci, storico fortino degli amministratori del Pd, molto strategico in questa fase storica con la destra al governo. C’è da eleggere il sostituto di Antonio Decaro, volato da Bari a Bruxelles. Il fronte del nord non è intenzionato a retrocedere di un passo: nulla di personale contro Manfredi, tuttavia come si dice sotto la Mole “noi siamo bugianen”. E cioè testardi, non ci muoviamo. La citazione è perfetta perché il candidato coperto, che continua a non rilasciare dichiarazioni, è proprio Lo Russo. Intorno al suo nome c’è l’accordo di Sala (pronto a spendersi in prima persona anche se a due anni dalla fine del mandato), il lettiano Giacomo Possamai da Vicenza (outsider in caso di maionese impazzita, ma sembra impossibile) e poi un pacchetto non indifferente di amministratori di capoluoghi medio grandi in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.   Il centrodestra assiste a questo sfarinamento sperando di infilarsi, ma è complicato. Il Pd ha la maggioranza degli oltre 700 delegati che compongono l’assemblea, ma non c’è l’intesa. L’accordo sul sindaco di Napoli viene contestato da un pezzo di Pd a trazione riformista nel merito (Manfredi è espressione della fase rossogialla, in quanto in passato ministro contiano) e non rispetta l’alternanza nord-sud dopo il mandato di Decaro, primo cittadino di Bari. Intorno all’Anci si attorcigliano e si tengono testa le correnti del Pd con lo sguardo rivolto per esempio alla Campania, prossima grande elezione del 2025 con una rumorosa incognita chiamata Vincenzo De Luca. Schlein dopo aver ottenuto tre candidati alle regionali sa che deve essere generosa con il M5s. Tutto si tiene, come il precedente del 2011 che pare tornare di stretta attualità.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.