Verso le regionali

De Luca e Liguria. I guai di Elly Schlein

Gianluca De Rosa

La segretaria ordina a tutti di non replicare al governatore prima del voto ligure. Venerdì comizio a Genova con Conte, Fratoianni e Calenda. Il Pd teme la sconfitta (e Schlein il ritorno di Orlando a Roma)

Dopo il fine settimana le bocche sono tornate cucite. L’ordine dal Nazareno è arrivato chiaro a tutti quanti: non si parla di Campania, non si replica a De Luca almeno fino alla fine della prossima settimana, quando i cittadini della Liguria si saranno già recati alle urne ed eventuali schermaglie interne al Pd non rischieranno più di precipitare sulle decisioni degli elettori. Eppure giovedì era stata Elly Schlein in tv a lanciare l’offensiva contro il governatore campano: “Tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile o eterno”, aveva detto la segretaria, mettendo la parola fine sull’ipotesi della ricandidatura di Vincenzo De Luca in Campania nel 2025. Nel fine settimana poi Sandro Ruotolo ha riunito a Napoli il sindaco Gaetano Manfredi, i dem Roberto Speranza, Marco Sarracino e Stefano Graziano, il grillino Roberto Fico e Peppe De Cristofaro di Avs. Un evento per lanciare la sinistra campana del dopo De Luca. Sono volate parole grosse. “Facciamo un’operazione verità”, ha detto Sarracino. “Qualcuno qui ha mai insultato il proprio compagno di partito? No. Qualcuno qui ha mai scritto un libro con cui si insulta la segreteria nazionale e tutta la nostra comunità? No. E noi continueremo a comportarci così, vogliamo vincere e scrivere una nuova storia per la Campania”.  Qualche schizzo di riscossa antideluchiana subito interrotto però dal Nazareno. Tace Ruotolo e torna a tacere anche Sarracino, che fa parte della stessa corrente di  Orlando, preso di mira dal governatore campano che per spiegare perché lui deve correre ancora suole ricordare: “Nel Pd in Liguria c’è un candidato che è stato 18 anni in Parlamento e ha fatto tre volte il ministro, e il problema è il mio terzo mandato?”. L’eventuale corsa solitaria di De Luca, che il Pd nazionale sogna di fermare impedendogli (con i voti del consiglieri dem) di modificare la legge elettorale regionale, sarà una problema da fine novembre 2024. Prima ci sono le regionali di quest’anno da affrontare, in particolare quelle in Liguria dove si vota il prossimo fine settimana.


Schlein vuole evitare qualsiasi tipo di polemica interna. “Ora bisogna sostenere Andrea!”.  Ieri la segretaria era a Genova dopo aver girato come una trottola insieme al candidato per mezza Liguria, da Arenzano a Savona, da Cario a Sanremo. Si prepara anche un grande comizio di piazza per la chiusura a Genova, piazza Matteotti.  Schlein,  Conte, Fratoianni e Bonelli.  I leader – tranne gli esclusi di Italia viva – ci saranno tutti. Ancora ieri s’impazziva per garantire anche l’intervento di Calenda almeno in collegamento. Gli ultimi sondaggi pubblicabili davano il candidato del centrodestra, il sindaco di Genova Marco Bucci, davanti a Orlando di alcuni punti percentuali. Perdere la Liguria dopo il caso Toti per il centrosinistra sarebbe una disfatta. Anche perché a novembre, quando avranno votato anche Emilia-Romagna e Umbria (dove andrà oggi Schlein), c’è il serio che rischio che invece del 3 a 0 per la sinistra immaginato all’inizio dalla segretaria, si avrà un amaro 2 a 1 per il centrodestra. Un risultato che potrebbe indebolire e non poco Schlein che da dopo le europee ha silenziato con il risultato i borbotti delle varie anime del partito.

 

Ma non c’è solo quello. Una vittoria di Orlando sarebbe per la segretaria una manna dal cielo anche per altre ragioni. Allontanerebbe da Roma il capo di una delle due più importanti correnti del Pd che al congresso scommisero, vincendo, su di lei. Non a caso quelli di Dems, questo il nome della corrente che in ossequio alla segretaria ha smesso di organizzare qualsiasi tipo di evento da circa un anno, resta la componente più numerosa all’interno della direzione del partito. Insomma, Orlando a qualche centinaio di chilometri dai palazzi romani renderebbe più semplice la vita della segretaria. Anche perché, nessuno lo dice ma tutti lo sanno, in caso di sconfitta Orlando non resterebbe certo a fare il capo dell’opposizione in Liguria. Tornerebbe a Montecitorio. Testa e azione in sulla vita interna del partito. A domanda sul punto il segretario regionale del Pd Davide Natale si schermisce: “Sono troppo scaramantico per immaginare questo scenario, vinceremo! Ma se proprio dovesse succedere penso che Andrea deciderebbe in autonomia”. Per recuperare e vincere in questo momento il Pd è convinto di avere un alleato: l’ex presidente Giovanni Toti. “Ha iniziato la promozione del suo libro proprio adesso, vuole fare uno sgarbo ai partiti che lo hanno abbandonato, va di su e di giù a raccontare quanto lui e Bucci abbiano portato avanti lo stesso tipo di politica”, dice Natale.