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Le giravolte di Orlando e Bucci sul rigassificatore di Piombino

Jacopo Giliberto

I candidati di spicco all’elezione del nuovo presidente della Liguria hanno schrödingheramente cambiato idea: non vogliono più che l’impianto sia spostato dalla Toscana a Vado Ligure. Paura, consensi e memoria corta

Savona. Ecco i politici di Schrödinger. Sono sostenitori di un progetto, un toccasana per il nostro territorio vocato per il turismo culturale e l’agricoltura di qualità, e gli stessi esponenti politici sono contrari allo stesso progetto, devasterà il nostro territorio vocato per il turismo culturale e l’agricoltura di qualità. Accade anche con la vicenda del rigassificatore di Piombino (Livorno) che nel 2026 dovrà essere spostato a Vado Ligure (Savona), vicenda nella quale Marco Bucci e Andrea Orlando, i candidati di spicco all’elezione del nuovo presidente della Liguria, hanno schrödingheramente cambiato idea e non vogliono più l’impianto. 

Due considerazioni iniziali. Nel campo dell’energia gli investimenti sono ad alta intensità di capitale ed esigono certezze di durata per i loro tempi geologici di rientro. Seconda considerazione: uno dei sentimenti più efficaci per catturare consensi è la paura e, come tutte le cose troppo complicate per le menti semplici, il rigassificatore suscita una paura boia. Sotto campagna elettorale è facilissimo stuzzicare la paura e giammai verrà accettato il rigassificatore che oggi ronza ormeggiato alla banchina più remota del porto di Piombino (Livorno). In Italia, da circa 60 anni, c’è un rigassificatore nel golfo della Spezia; da 14 anni è attivo l’Adriatic Lng al largo del delta del Po; da dieci anni lavora l’Olt in mezzo al mare al largo di Livorno e Pisa. Mai notati, vero? Sono impianti che si mimetizzano con i silos dei porti e con le navi petroliere alla fonda. 

Il rigassificatore, che sia posato su terra o galleggiante nello scafo di una nave, è semplicemente un impianto che intiepidisce il metano liquido in modo che, meno freddo, torni allo stato gassoso. Il metano non è compresso come il gpl nelle bombole; è solamente gelido, perché il metano è allo stato liquido – come acqua in una piscina – quando è a -163 gradi sotto lo zero. Diventa vapore, bollendo come l’acqua in pentola, quando sale a -162 gradi sotto zero. Il rigassificatore è in sostanza un riscaldatore colossale che usa il calore dell’acqua di mare per intiepidire il metano liquido. L’unico “inquinante” è la candeggina alla diluizione omeopatica 0,00002 per cento, più diluita di quella nell’acqua dell’acquedotto. E ora, i politici. 

Nel 2022 l’emergenza energia per la guerra in Ucraina impose il patto per ormeggiare il rigassificatore Golar Tundra a Piombino e Andrea Orlando era ministro del Lavoro e delle politiche sociali; e con tutto il Pd aveva appoggiato l’accordo firmato con il commissario al rigassificatore e presidente della Toscana Eugenio Giani (anch’egli del Pd). Il patto del governo Draghi e dei suoi ministri firmatari era che, comprata per 350 milioni la nave rigassificatrice e speso un altro centionaio di milioni per allestire e collegare l’impianto, la Snam tenesse la nave rigassificatrice a Piombino per tre anni, poi – l’energia chiede investimenti ingenti e tempi certi per lungo tempo –  la nave sarebbe stata spostata altrove, a Vado Ligure. Serviva nell’Alta Italia un luogo comodo per allacciare la nave alla rete tirrenica di grandi gasdotti. L’allora commissario al rigassificatore e presidente della Liguria Giovanni Toti confermò e sostenne l’operazione. 

Dall’ottobre 2022 all’ottobre 2024, come i gatti di Erwin Schrödinger i politici favorevolissimi sono anche contrarissimi. Ecco Andrea Orlando in campagna elettorale regionale: “Sin dall'inizio di questa vicenda siamo sempre stati e continuiamo a essere contro il rigassificatore e contro lo spostamento del rigassificatore da Piombino a Vado”. Il suo concorrente non può essere Toti, sostituito nel ruolo di candidato alla presidenza da Marco Bucci. Ecco Bucci a Savona: “Mi preme ribadire anche che con me alla guida della Liguria, il rigassificatore non ci sarà mai perché qui non serve ed è peraltro lontano dalla dorsale tirrenica”. Ovviamente Bucci fa notare la contraddizione del suo concorrente Orlando: “E’ stato tra i proponenti del decreto energia e investimenti. E’ proprio lo schieramento del candidato del centrosinistra alla presidenza di regione Liguria a indicare con grande chiarezza la necessità di questi impianti”. 

Le motivazioni addotte da entrambi sono uguali: come distruggerà il turismo, l’impianto in Liguria è pericoloso e resti in Toscana, non ci serve, costerà una fucilata (“500 milioni” protesta Orlando; “450 milioni” afferma Bucci).

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