(foto Ansa)

Il colloquio

Mastella: "Contro le invasioni di campo della magistratura intervenga il Csm”

Luca Roberto

L'ex ministro della Giustizia e sindaco di Benevento: "La mail del sostituto procuratore della Cassazione? Non vorrei che si scatenasse una partita contro un governo visto come solido. Nordio rimanga più defilato e non commenti le sentenze. La via migliore è quella indicata da Mattarella"

Oggi lo squilibrio tra potere giudiziario e politico rischia di essere ancora più forte del passato. E questo non è un bene per il paese”. Il sindaco di Benevento Clemente Mastella lo dice partendo dall’esperienza diretta. E’ stato ministro della Giustizia. Il giorno in cui, nel 2008, presentò la relazione sullo stato della Giustizia in Italia, sua moglie venne arrestata per una vicenda in cui è stato coinvolto anche lui e da cui, nove anni dopo, entrambi sono usciti assolti. La mail interna del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello ai suoi colleghi dell’Associazione nazionale magistrati, quella in cui si dice che l’azione politica di Meloni sarebbe “più pericolosa” di quella di Silvio Berlusconi, alludendo a una strategia per contrastarla, è un segnale preoccupante? “E’ un detrito della finta epifania giudiziaria che si è avuta con Mani pulite, alla fine della Prima Repubblica”, analizza l’ex Guardasigilli. “Se ci pensiamo, un vero equilibrio tra potere giudiziario e politico c’è stato solo durante la prima Repubblica. Con l’invasione di campo della stagione di Mani pulite c’è stato un disequilibrio che poi è sempre difficile cercare di ristabilire, rimettere a posto”. Lo dice, Mastella, avendo appena partecipato all’immissione in ruolo dell’ex procuratore di Benevento Aldo Policastro, da ieri a capo della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Napoli. “In più c’è da dire che se uno quelle cose le pensa, è sempre meglio che non le esterni in una mailing list, in pubblico. Quando si dice che a differenza di Berlusconi, Meloni non ha debolezze strutturali, perché la sua maggioranza parlamentare è più solida, non vorrei che si scatenasse una partita tutta per ristabilire dei giochi di forza che non possono che andare, semplicemente, a svantaggio del cittadino. A cui non interessano i discorsi di parte, di corrente, ma la velocità della giustizia italiana”. Secondo l’ex ministro, poi, “come nel caso che ha riguardato i pm della procura di Milano Fabio De Pascale e Sergio Spadaro, condannati per aver nascosto prove utili, bisognerebbe recuperare la parte della Costituzione in cui si stabilisce che la pubblica accusa, nel suo lavoro, non debba solo delegittimare il presunto reo ma pure raccogliere  elementi che vadano a suo beneficio”. 

 

Accanto a queste considerazioni sulla magistratura, però, Mastella vuole aggiungere anche una valutazione sul ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha definito “abnorme” la decisione del tribunale di Roma sul trattenimento dei migranti nei nuovi centro costruiti dal governo in Albania. E rivendicando il diritto di criticare duramente il dispositivo del tribunale. “Io quel giudizio non lo avrei dato”, dice l’esponente democristiano. “Il ministro della Giustizia dovrebbe restarsene sempre un po’ defilato, è una riserva del governo per tentare di mediare con le rivendicazioni della categoria. Io per esempio mi sono sempre astenuto dal commentare certe sentenze quando ero ministro. E’ un ruolo che spetta più al presidente del Consiglio. E in questo caso ci sta che Meloni dica quello che pensa, come ha fatto”. Secondo il sindaco di Benevento, comunque, “la via maestra resta quella indicata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando dice che è fondamentale il rispetto del dialogo, e che le istituzioni non devono limitarsi a una visione di parte. Un concetto molto democristiano che mi sento di condividere. Anche per questo bisogna cercare di abbassare i toni e mitigare l’asprezza dello scontro. Da una parte e dall’altra”. Eppure Mastella il capo dello stato si sente di tirarlo in ballo anche per quel che riguarda eventuali soluzioni da approntare proprio per evitare questi reiterati sconfinamenti della magistratura. Che a volte, almeno in alcuni suoi esponenti, è come se facesse politica. “Da presidente del Consiglio superiore della magistratura il capo dello stato potrebbe far sì che l’organo di autogoverno della magistratura approvi delle linee di condotta condivise, serie, efficaci. Non solo per i giudici, ma anche per i parlamentari, per il governo. Perché la situazione possa essere sicuramente più equilibrata di quella che vediamo oggi”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.