Santanchè d'Egitto tra pm e Mattei

Simone Canettieri

La ministra del Turismo volerà sulla costa del Mar Rosso, per inaugurare il primo campus “Mattei”. C’entrano l’immigrazione, la formazione di personale che possa rispondere alle richieste di flussi in Italia. Un appuntamento che ha un interesse duplice

Santanchè d’Egitto. La ministra del Turismo volerà giovedì a Hurghada, sulla costa del Mar Rosso, per inaugurare il primo campus “Mattei”. Nel nome e nel mito di Enrico, il fondatore di Eni, che Giorgia Meloni usa per rilanciare il piano per l’Africa.

 

C’entrano l’immigrazione, la formazione di personale che possa rispondere alle richieste di flussi in Italia. Il “Campus Enrico Mattei” è il primo pezzo di un progetto molto più ampio, ma assume un significato più che simbolico in queste ore di dibattito su quanto l’Egitto sia considerato un paese sicuro.

 

Il progetto del ministero del Turismo è realizzato da Scuola italiana di ospitalità, Federturismo di Confindustria, la nostra ambasciata, PickAlbatros Holding e ovviamente il governo di Abdel Fattah al-Sisi. A cosa servirà? “La scuola mira a supportare il settore turistico locale e internazionale – spiegano dal ministero – creando figure professionali altamente qualificate e favorendo lo scambio di competenze tra Italia ed Egitto”. L’obiettivo è quello di inviare formatori e docenti italiani per dare ai giovani egiziani una formazione “finalizzata all’acquisizione e al rafforzamento di competenze nel settore del turismo e a migliorare così le loro opportunità di lavoro e andare incontro alla richiesta di forze qualificate, anzitutto in Egitto, ma anche in Italia, in particolare fruendo delle norme che favoriscono l’immigrazione del personale formato all’estero”. Dietro a questo progetto, con le insegne in italiano che brillano sulla facciata del campus, c’è lo stretto rapporto costruito, nonostante il caso mai risolto di Giulio Regeni, da Roma con Il Cairo. Con tanto di memorandum firmato lo scorso 17 marzo da Giorgia Meloni con una pioggia di euro (7,4 miliardi tra cui 200 milioni a fondo perduto) arrivati dalla Commissione europea. In quell’occasione, al cospetto nel palazzo reale arrivarono, oltre la premier italiana, la presidente Ursula von der Leyen, il premier belga Alexander De Croo, presidente di turno Ue, quello greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il presidente cipriota, Nikos Christodoulidis.

 

L’appuntamento di giovedì per Santanchè ha un interesse duplice. Il giorno prima, mercoledì, la gup di Milano Tiziana Gueli deciderà sulla competenza territoriale del procedimento che riguarda l’esponente di Fratelli d’Italia, imputata per truffa ai danni dell’Inps nell’utilizzo della Cassa Covid nella qualità di manager delle due società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria.

  

I legali della ministra hanno sostenuto nel corso della prima udienza preliminare che la competenza del fascicolo sia a Roma e non a Milano. Mercoledì insomma il tribunale meneghino potrà decidere di accogliere o respingere l’istanza oppure di rimettere la questione davanti alla Cassazione. Portare tutto a piazzale Clodio per la “Santa” sarebbe dal punto di vista tecnico, almeno così lei fa trapelare, una buona notizia per i tempi procedurali destinati ad allungarsi.

  

E comunque quanto sta accadendo in queste ore fra governo e toghe, con in più il processo di Matteo Salvini a Palermo in attesa di sentenza, fa sì che la “Pitonessa” si senta in qualche modo scudata da qualsiasi decisione. Compreso il rinvio a giudizio. Ecco perché da oggi si sente “ottimista”. Ecco perché nel suo partito, chi la conosce bene sa che comunque vada “la ministra non rischia nulla”.

  

Tutto è politico, tutto è muro contro muro, dopo la decisione del tribunale di Roma sul centro migranti in Albania. E dunque sembra difficile che Meloni in questa fase possa comunque chiedere un passo indietro a Santanchè. Così serena da volare giovedì in Egitto e prepararsi al G7 sul turismo in programma a Firenze i primi di novembre. Più del piano Mattei, potè lo scontro con le toghe. Una boccata d’aria per l’esponente di Fratelli d’Italia che continua il suo lavoro, senza particolari patemi sul groppone, sfruttando anche lo spirito del tempo. Egitto paese sicuro, come lo scontro con i pm: una polizza sulla sua permanenza al governo.

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.