l'intervista
Cottarelli: “Il governo è promosso per il rigore nei conti pubblici”
Parla l'economista della Cattolica ed ex senatore eletto con il Pd: "Meloni è stata prudente su conti pubblici e manovra. Su Pnrr e burocrazia però serve fare di più”
“In questi due anni, l’andamento dei conti pubblici è stato prudente e non era scontato. Bisogna dare atto al governo. Non è un caso che i mercati abbiano premiato l’esecutivo. Lo spread è sceso, mentre le agenzie di rating, l’ultima è stata Fitch pochi giorni fa, hanno confermato i giudizi positivi”. A due anni dall’inizio della legislatura, Carlo Cottarelli traccia un bilancio del governo Meloni. Ci sono luci e ombre, spiega l’economista. “Per esempio sulla sburocratizzazione si può fare di più”. Ma nel complesso i timori che hanno segnato l’ascesa della destra sovranista si sono rivelati eccessivi. “E poi va riconosciuto un certo coraggio nel mantenere basso il deficit nella manovra”.
L’economista della Cattolica ed ex senatore eletto con il Pd non condivide i toni trionfalistici con cui la premier ha salutato il traguardo dei due anni di governo. “Non siamo certo la locomotiva d’Europa, abbiamo una crescita in linea con la zona euro”. Ma allo stesso tempo non ha problemi a sottolineare l’efficacia di alcune scelte operate dall’esecutivo: “Sono state realizzate correzioni importanti. Penso ai bonus edilizi, che sono stati frenati e bloccati seppur un po’ tardivamente. E alla riforma del Reddito di cittadinanza, cambiato radicalmente”. Si poteva fare meglio? “Soprattutto sulle pensioni, certamente si poteva. Il governo – risponde Cottarelli – non è riuscito a prendere decisioni definitive, va avanti di anno in anno. Provano ad arginare le pressioni della Lega e in parte quelle di Forza Italia, ma un intervento più deciso sarebbe auspicabile”. C’è poi il Pnrr, che dovrebbe essere una leva essenziale per lo sviluppo italiano. Cottarelli, che ne pensa? “Il governo lo implementa per quel che può, per quel che riesce. Sono state fatte delle riforme ma rimangono ancora molti ritardi nella spesa”. Solo il 26 per cento delle risorse è stato speso finora. “E insieme a questo – continua Cottarelli – non vedo cambiamenti strutturali tali da farmi pensare che abbiamo svoltato”. L’economista cita l’esempio della Spagna e del Portogallo, che hanno tassi ben diversi da quello italiano. Ieri il Fondo monetario internazionale ha stimato nel 2024 una crescita del 2,9 per cento per gli spagnoli e dell’1,9 per i portoghesi. Il dato per l’Italia si ferma allo 0,7. “Abbiamo un problema di burocrazia, quel che manca al governo è la capacità di incidere da questo punto di vista. Le famose tax expenditures, circa 630 agevolazioni fiscali, sono un esempio di tutto questo. Rendono il sistema fiscale complicato. Il governo avrebbe potuto tagliarle, almeno in parte, ma non è stato fatto. Semplificare è fondamentale”.
Veniamo alla legge di Bilancio, che nelle prossime ore arriverà alla Camera. E’ una buona manovra? “E’ prudente, attenta ai conti”, dice Cottarelli. “Coraggiosa nel mantenere un deficit basso, che si riduce. Mentre la pressione fiscale rimane più o meno immutata”. E del contributo delle banche (circa 3,5 miliardi) che idea si è fatto? Si sacrificheranno come ha detto il ministro Giorgetti? “Non mi pare un grande sacrificio, a dire la verità. Le banche pagano un po’ di più adesso, pagheranno meno tra qualche anno. Per il resto c’è stata un’attenzione ai redditi bassi”. E il ceto medio? “E’ quello che dà il maggior contributo in termini di tasse ma non avrà grossi benefici. Si è preferito puntare altrove”. Sulla Finanziaria, insomma, le scelte sono state oculate e in fin dei conti dettate dalle contingenze. “Quel che invece non mi è piaciuto – dice l’economista – è stato l’ultimo condono, inserito con un emendamento nel decreto Omnibus. E forse per questo è passato quasi nel disinteresse generale. Si tratta di una norma molto generosa per i grandi evasori”. Ci spieghi meglio. “Ci sono casi in cui a fronte di un’evasione di circa 100 mila euro, ci si potrà mettere in regola pagando appena il 4 per cento, è un bel regalo”.
Lunedì scorso, intanto, Istat ha pubblicato le nuove stime sulla natalità, confermando la tendenza al ribasso del nostro paese: nel 2024 nasceranno circa 370 mila bambini, 10 mila in meno del 2023. La manovra offre soluzioni in questo senso? “Qualcosa nella Legge di bilancio c’è, come il bonus da mille euro per chi fa figli. Ma per cambiare la tendenza bisogna avere ingenti risorse, un mucchio di soldi”. Come se ne esce? “L’unica soluzione è fare riforme che facciano crescere l’Italia al 2 per cento, che ci rendano un paese dove è facile investire. Mettiamola così: piuttosto che attaccare Stellantis perché vuole lasciare l’Italia, chiediamoci perché se ne vuole andare. E questo – conclude Cottarelli – vale per la destra e per la sinistra”.