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Si dimette il capo di gabinetto del ministero Cultura Francesco Spano

Nominato poco meno di dieci giorni fa, l'ex direttore dell’Unar lascia l'incarico per le pressioni dell'inchiesta di Report che andrà in onda domenica. Giuli: "Barbarico clima di mostrificazione"

"Con sofferta riflessione mi sono determinato a rassegnarLe le mie dimissioni dal ruolo di Capo di Gabinetto della Cultura con cui ha voluto onorarmi". Così Francesco Spano, capo di gabinetto del ministro della Cultura Alessandro Giuli, in una lettera inviata questa mattina e resa pubblica sul sito del ministero. 

"Il contesto venutosi a creare – si legge nella lettera di dimissioni – non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante. Nell’esclusivo interesse dell’Amministrazione, pertanto, ritengo doveroso da parte mia fare un passo indietro. Ciò non mi impedisce, evidentemente, di esprimerLe la mia profonda gratitudine per la stima ed il sostegno che mi ha mostrato senza esitazione".

A spingere Spano a fare un passo indietro, l'annuncio di un'inchiesta della trasmissione televisiva Report che andrà in onda domenica e che dovrebbe raccontare "due nuovi" casi Boccia al ministero della Cultura. Questa mattina il Fatto Quotidiano aveva anticipato le imminenti dimissioni, spiegando che Spano avrebbe condiviso la decisione con il ministro Alessandro Giuli e ne sarebbe stata informata anche la premier Giorgia Meloni.

Accolte le dimissioni, il ministro Giuli ha fatto sapere di esprimere la sua "convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore". Giuli ha poi aggunto: "Ribadisco a Francesco Spano la mia completa stima e la mia gratitudine per la specchiata professionalità tecnica e per la qualità umana dimostrate in diversi contesti, ivi compreso il ministero della Cultura". 

Spano era stato nominato capo di gabinetto il 14 ottobre, poco meno di dieci giorni fa. In passato Spano aveva guidato l’Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, un ente che fa capo alla presidenza del Consiglio. La sua nomina risale al governo Gentiloni, ma anche da quell'incarico si dimise per un servizio delle Iene secondo cui, sotto la sua guida, l'Unar avrebbe stanziato 55 mila euro a favore di un'associazione coinvolta in affari di sesso gay a pagamento. 

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