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Il sindaco di Lodi (Pd): “Alla presidenza di Anci meglio Lo Russo per rappresentare il nord produttivo”

Luca Roberto

Andrea Furegato: "No a spaccature tra i sindaci e nel partito. Ma è chiaro che per rappresentare il nostro territorio è meglio un amministratore del nord". Il ruolo del sindaco di Mantova Palazzi

Non conosco personalmente il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Non posso che stimarne il profilo da buon amministratore. Ma è chiaro che uno degli elementi per la scelta del nuovo presidente Anci sarà la rappresentanza territoriale. E per me che sono un sindaco del nord, lombardo, è evidente che sia preferibile avere un presidente che sia in linea con le nostre esigenze territoriali”. Il sindaco di Lodi Andrea Furegato non si nasconde dietro un dito. Ha le idee chiare, è un amministratore pragmatico, tra i più giovani d’Italia, anche se al Foglio confessa che “questa partita dell’Anci la sto seguendo molto a distanza. Penso che qualsiasi ragionamento vada comunque fatto nell’interesse dell’associazione”. Eppure, sull’eredità lasciata al vertice dell’Associazione dei comuni italiani dall’ex sindaco di Bari Antonio De Caro, che nel frattempo è volato a Bruxelles, si è scatenata una specie di guerra fratricida tutta interna al Partito democratico. Da una parte c’è il Pd romano e meridionale che briga per l’elezione di Manfredi, anche in un’ottica di alleanza col Movimento cinque stelle. Dall’altra una personalità come il sindaco di Milano Beppe Sala che già da tempo, in chiaro, ha scommesso sulla figura del sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Al punto tale da aver criticato una cena ristretta tra Goffredo Bettini, Giuseppe Conte, Dario Franceschini e Andrea Orlando, in cui si sarebbe discusso proprio della quadra per portare all’elezione di Manfredi. E chiedere pubblicamente che la decisione sul prossimo presidente dell’Anci “non venga presa nel salotto di casa Bettini”. In queste ore, raccontano all’interno del mondo democratico, si sta portando avanti tutta una serie di trattative a oltranza tra le due anime dem, quella meridionale e quella nordista, con l’obiettivo di arrivare a un accordo. E un ruolo come ricucitore dei vari strappi ce lo sta avendo il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, che è vicepresidente dell’Anci.

 

Spesso, nel passato, s’è evidenziata una divisione tra il Pd nazionale e il cosiddetto partito dei sindaci, molti dei quali di provenienza riformista. Adesso invece è come se si volesse che a prevalere fosse un territorio piuttosto che un altro. “Ma io non credo sia giusta questa contrapposizione tra segretaria e amministratori. E non credo nemmeno che alla fine si arriverà a una vera contrapposizione tra aree culturali. Sono anzi convinto che gli amministratori vadano valorizzati a prescindere, sempre”, ragiona ancora Furegato, eletto nel 2022 dopo cinque anni di governo leghista della città. “Io sono conscio del fatto che l’elemento territoriale non sia l’unico da prendere in considerazione nella scelta finale. E che ci sia in corso una discussione che va rispettata”. Visto che però è stato lo stesso sindaco di Milano a rivendicare l’alternanza tra primi cittadini del nord e del sud, com’è già successo nel passato dell’Anci, Furegato non nasconde la propria preferenza personale. “Sono un sindaco lombardo, quindi è chiaro che per me è meglio che ci sia un presidente che interpreti le esigenze di un’area produttiva e industriale come la Lombardia. O come il Piemonte, nel caso del sindaco di Torino Lo Russo, sui cui si è scelto di puntare. Sono convinto che un sindaco del nord quelle rivendicazioni saprebbe senz’altro rappresentarle meglio. Ma è quello che probabilmente direbbero al centro di un sindaco del centro e al sud di un sindaco del sud”. Fatto sta che, vada come vada, quel che si augurano in molti tra i dem è che si arrivi a una decisione finale senza logoramenti o strappi, da una parte e dall’altra. “Io personalmente auspico che si possa arrivare al miglior risultato possibile”, dice ancora il sindaco di Lodi. “Anche se probabilmente non andrà così”.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.