(foto LaPresse)

Il colloquio

Il sindaco dem di Crema: “La presidenza Anci vada a Lo Russo per dare dignità al riformismo del nord nel Pd”

Luca Roberto

Parla Fabio Bergamaschi, primo cittadino della città lombarda: "Le alleanze nazionali non condizionino la scelta dei prossimi vertici dell'associazione"

Mi riconosco assolutamente nella visione di chi, come Beppe Sala, dice che la rappresentanza dei sindaci del nord, la cui attività è caratterizzata da un sano pragmatismo, andrebbe premiata alla presidente dell’Anci. Sarebbe un bel segnale per valorizzare la cultura riformista, che è un vero e proprio patrimonio del Partito democratico”. Il sindaco dem di Crema, Fabio Bergamaschi, risponde al Foglio direttamente dalla città che amministra dalla primavera del 2022. Ha letto e condiviso le parole del collega di Lodi Andrea Furegato che, al nostro giornale, ha detto: “Uno come il sindaco di Torino Stefano Lo Russo rappresenterebbe meglio il nord produttivo. Per noi sarebbe meglio avere un presidente che sia in linea con le nostre esigenze territoriali”. Alle prese con l’amministrazione quotidiana, “mi sono appena occupato di un sottopasso della mia città”, pur non seguendo giorno per giorno l’evolversi di questo derby tra Lo Russo e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, Bergamaschi sul futuro dell’Associazione nazionale comuni italiani dimostra di avere le idee chiarissime. “Io credo che la presidenza al sindaco Lo Russo sarebbe, come ho già detto, un segnale importante nel riconoscere e dare dignità, un posto centrale alla cultura riformista all’interno del Partito democratico. Soprattutto del nord. Questo perché i sindaci sono il braccio armato del partito, quello che più si trova a interfacciarsi col cittadino. E noi lo facciamo con pragmatismo. Per questo la sua candidatura andrebbe premiata, dopo l’ottimo lavoro che ha lasciato in eredità il sindaco di Bari Antonio De Caro”.

 

Non è solo una questione di alternanza tra nord e sud, come l’ha presentata il sindaco di Milano Beppe Sala. Spiega ancora al Foglio Bergamaschi che “una candidatura come quella di Lo Russo è anche indicativa di un modo di amministrare che interloquisce col ceto produttivo, ma soprattutto riconosce il ruolo sociale dell’impresa. Ci sono macro territori che hanno tutta una serie di caratteristiche e noi qui, a Crema, ovviamente siamo molto sensibili alla valorizzazione del tessuto produttivo. Per questo crediamo che ci debba essere un’adeguata rappresentanza ai vertici dei comuni italiani”. Un pensiero sicuramente condiviso anche dal sindaco di Pavia Michele Lissia, anch’egli del Pd. “Io sono di origini sarde, mi sono insediato da soli quattro mesi, sono preso da questioni più pratiche, ma certo dico che a livello di rappresentanza vorrei qualcuno che mettesse al centro dell’Anci città di medie dimensioni come Pavia, che hanno bisogno di una serie di attenzioni specifiche”, spiega al Foglio. “Io non conosco i numeri e gli orientamenti nel partito, vedo che anche nelle chat dei sindaci non è un tema di cui si discute ancora. Chiunque sia la figura che alla fine prevarrà è evidente che il nord ha bisogno di una cura particolare”.

 

Quando il sindaco di Milano Beppe Sala ha criticato “i caminetti” ristretti nei quali il Pd romano vorrebbe risolvere la partita dell’Anci, si riferiva in principal luogo alla ricerca di quella specie di alchimia di palazzo per salvaguardare il rapporto con il M5s di Giuseppe Conte, da sempre più ostile ai candidati riformisti. “Ah sì, il famoso salotto di Bettini”, scherza il sindaco di Crema. “Io penso che le alleanze nazionali, le dinamiche politiche  non debbano condizionare e riflettersi direttamente nell’elezione del prossimo presidente di Anci che, come detto, è una partita che riguarda soprattutto i comuni, le amministrazioni”, spiega allora Bergamaschi. E quindi, riconoscendo il valore della classe dirigente del Partito democratico, Lo Russo alla fine ce la farà? “A mio avviso non sarebbe solo il risultato migliore per le nostre rivendicazioni territoriali. Ma anche un segnale di ricomposizione all’interno dello stesso Partito democratico”, analizza ancora il sindaco lombardo. “Il riconoscimento che la cultura riformista è un patrimonio del partito, da riconoscere e valorizzare. E può coesistere proficuamente con le altre provenienze e sensibilità politiche all’interno del mondo democratico”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.