Verso la Costituente del M5s
Il notaio Colucci, uomo-ombra di Conte nella disfida a 5 Stelle
Quando parla l’ex premier e attuale capo politico del Movimento, già di suo dotato di leguleia retorica, nel retrobottega si muove o si è mosso il notaio romano oggi deputato. Il nuovo tandem del cavillo
Un tempo – epoche fa, a guardare con il senno del poi – sui palchi reali e metaforici a Cinque Stelle saliva come notaio Valerio Tacchini, per anni attivista grillino nonché guru delle votazioni sulla piattaforma Rousseau (e portatore, a Rimini, della busta con il nome del vincitore delle primarie on line che sancirono la nomina di Luigi Di Maio a capo politico e candidato premier). Sempre con il senno del poi, Tacchini aveva detto tutto nel momento della grande disillusione, quando, nel 2021, di fronte ai primi scontri tra l’ex premier Giuseppe Conte e il garante e fondatore Beppe Grillo, le sue parole avevano prefigurato l’oggi: “Conte ha il suo notaio di riferimento, Alfonso Colucci di Roma”. Il nuovo statuto m5s non lo aveva ancora visto, Tacchini. Ma già si capiva tutto, ché tra gli estensori figurava l’altro notaio, l’Alfonso Colucci oggi deputato (dal 2022), e uomo centrale nella nuova geografia del cavillo contiano. Nel senso che, quando parla l’ex premier e attuale capo politico del Movimento, già di suo dotato di leguleia retorica, nel retrobottega si muove o si è mosso Colucci, già “organo di controllo” monocratico e coordinatore delle funzioni legali m5s. E se Conte, nel nuovo libro di Bruno Vespa (in uscita il 30 ottobre per Mondadori-Rai Libri), ha fatto calare la mannaia sul ruolo (e sul compenso) di Grillo come garante, parlando con la sicurezza di chi sa che il codice interno vira dalla sua parte, è anche perché al suo fianco c’è Colucci – come dire un Conte al quadrato, e come Conte anche docente. La stima professionale è reciproca, tra i due, al punto che Colucci – amico dell’ex premier e iscritto al M5s in contemporanea all’ascesa dello stesso – è considerato anche ispiratore di quello che Grillo ha definito “statuto secentesco” (l’inizio della fine per il M5s di stampo grillesco). Ai tempi del suo ingaggio da candidato, Colucci si è detto fautore di “una società aperta ed inclusiva, che valorizzi l’istruzione e lo sviluppo economico, strumenti di libertà della persona, che faccia finalmente funzionare l’ascensore sociale, che realizzi la parità di genere in senso sostanziale, che esalti le diversità, che guardi con attenzione al singolo e alle famiglie”. Una volta eletto, anche capogruppo M5s in commissione Affari Costituzionali, Colucci è intervenuto spesso su tematiche legate all’immigrazione (come due giorni fa, dopo l’ultima puntata di “Report”, a proposito della strage di migranti di Roccella Jonica: “Sono tanti gli interrogativi, e per questo mi accingo a presentare un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro Piantedosi...bisogna fare chiarezza immediatamente, il M5S vuole sapere in dettaglio cosa è accaduto e se siamo di fronte a un ennesimo episodio di disumana indifferenza e di abuso di potere”). Uomo-ombra di Conte sul fronte “nome e simbolo” del M5s, Colucci a volte parla come una sibilla cumana. Un deputato dem ricorda il giorno in cui il notaio proferì parole che lasciarono sgomenti gli astanti: nome e simbolo del Movimento non erano intestati a Beppe, questo il concetto. In che senso? si domandarono in tanti. Ma lui, Colucci, si diceva fiducioso: troveranno una sintesi, Giuseppe e Beppe. Quale sintesi non si è visto, finora, e anzi si sono visti gli stracci. Ma il 23-24 novembre, giorni di costituente contiana, lui, il notaio, sarà lì a guardare, ponderare, certificare. “A volte anche prefigurare”, dice chi lo conosce.