L'intervista

“Basta ai veti di Conte. Dopo la Liguria Schlein deve imporre la sua leadership”. Parla Gualmini

Gianluca De Rosa

L'eurodeputata del Pd (ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna) dopo il voto ligure: "Il veto a Renzi ci ha fatto perdere, una follia"

 “Si sapeva che era davvero una sfida all’ultimo voto, ed è evidente che perdere per così poco fa salire un enorme rabbia. Sono state escluse sulla base di un diktat del M5s forze politiche come Italia viva che avrebbero potuto far vincere Orlando. I veti di Conte su Renzi ci hanno penalizzato, questo non è accettabile”. Elisabetta Gualmini, eurodeputata del Pd, ex vicepresidente della regione Emilia-Romagna, è stata tra le prime lunedì sera a sfogare sui social la rabbia per la sconfitta del centrosinistra in Liguria. “Ha ragione Beppe Grillo. Il M5S è evaporato. Aver messo il veto su Renzi era ed e’ pura follia”, ha scritto su X. Il suo tweet è stato ricondiviso anche da Renzi. Eppure nessuno sa, in fondo, se quei voti sarebbero bastati. “Chiaramente – dice al Foglio Gualmini – non c’è la certezza matematica, ma in un’elezione così in bilico, dove serve allargare il consenso in tutte le direzioni, escludere chi alza la mano e dice ‘ci voglio stare’ è una follia. Anche perché, lo studio sui flussi elettorali realizzato dall’istituto Cattaneo, ci dice che dopo questa esclusione l’elettorato centrista è andato dall’altra parte, con Bucci e il centrodestra”. E in effetti basta guardare i voti: Bucci ha vinto con 8.424 voti di scarto. Lupi con l’Udc e Bandecchi con Alternativa popolare hanno preso 9.842. Insomma il centro che c’era è stato determinante.

 

“Per fortuna in Umbria e in Emilia – dice Gualmini –  si è trovato il modo di stare tutti insieme, capendo che la matematica ha un peso in politica e, seppur dentro le liste, sono presenti anche i candidati delle forze riformiste. De Pascale è stato scelto anche perché nella sua Ravenna già tiene insieme una coalizione molto larga,  con il M5s e i riformisti, come peraltro accade anche in altri comuni che abbiamo vinto in Emilia-Romagna. Purtroppo per adesso la situazione sullo scenario nazionale è diversa: occorre lavorare a un’alternativa che ancora si fatica a intravedere”. Pesa l’idea di coalizione che ha Conte: ci si allea per le elezioni ma ognuno lavora per sé? L’ex premier sogna di fare le scarpe a Schlein e tornare a palazzo Chigi come candidato del centrosinistra? Con Avs dice che vale quanto il Pd. “Da sempre le coalizioni hanno un partito pivot intorno a cui si aggregano gli alleati. Direi che non ci sono dubbi, anche dopo il risultato di ieri, che il Pd sia il partito baricentro, la leadership della coalizione è quella di Elly Schlein”. Conte dice anche che gli elettori del M5s non lo seguirebbero se si alleasse con Renzi. Non c’è davvero il rischio che 5 stelle e riformisti non siano compatibili non solo come classe politica, ma anche come elettorato? “E’ una prospettiva sbagliata e non costruttiva, gli elettorati vanno convinti di un progetto: se si vuole trovare un’alternativa al governo Meloni bisogna mettersi tutti insieme, anche con 5 stelle e riformisti, perché è l’unico modo in cui si vince. Le differenze identitarie, che è fisiologico che in parte rimangano, vanno smussate attraverso una piattaforma di governo su ciò che ci accomuna”. 


C’è un problema personale con Renzi anche nel Pd? “Questo dibattito ci fa solo del male, non si può fare politica con i veti e le antipatie personali, c’è bisogno di qualcosa di unitario e solido”. Eppure gli ex articolo 1, ora tornati nel Pd, da Bersani a Speranza, ripetono che con il nuovo Pd le idee di Renzi c’entrano poco. “Parlano del Jobs act, una riforma del passato, ma l’unico risultato che ha quest’astio è allontanare gli elettori. Schlein lo ha capito e ce l’ha messa tutta per unire”. Eppure in Liguria la segretaria ha subito il veto di Conte. “Penso che dopo le europee,  ma anche dopo il risultato del Pd in Liguria, la leadership di Schlein sia rafforzata. Ora la segretaria è nelle condizioni di dare la linea, e non di subirla. Non ci si può più permettere di rincorrere il M5s”. 


Alle ultime regionali il centrosinistra ha sempre perso, ad eccezione della Sardegna dove la candidata era la grillina Alessandra Todde. Non è che per far prendere voti al M5s vi tocca candidare sempre un loro esponente? “Non credo. Alle regionali va scelto il candidato più forte. In Sardegna è stato giusto scegliere Todde, in Liguria Orlando e in Emilia De Pascale”. E in Campania? Deve cadere il veto sul terzo mandato di Vincenzo De Luca ? “Non conosco bene la vicenda, vedremo”.


Sulla Liguria ha pesato anche il litigio interno al M5s: Conte ha silurato Grillo a poche ore dal voto, con seguito di feroci dichiarazioni e controdichiarazioni. “Mi auguro non ci sia stata malizia , ma è chiaro che certe liti di condominio a carte bollate sarebbe stato meglio posticiparle a dopo le elezioni”, conclude Gualmini.