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La Rai chiude “L'altra Italia” di Monteleone. Un flop. Ancora uno. Meglio le teche

Carmelo Caruso

Ascolti deludenti, dopo sole cinque puntate chiude il programma di Rai 2 dell'ex Iena strappata a Mediaset. Il dg Sergio contro la Lega Calcio, Angelo Mellone preso dai libri. In Rai si salvano solo i profili social di Rai teche

Roma. Continuano i successi di Paolo Corsini, Herr Sticazzi, il direttore approfondimento Rai: L’Altra Italia, il programma di Antonino Monteleone chiude. Lo conferma la Rai e conferma pure che si valutano due possibilità: riformattare il programma, rimandarlo a dopo Sanremo, o spostarlo in seconda serata, il martedì. L’Altra Italia va in onda il giovedì, in prima serata, su Rai2, nello spazio che è stato di Santoro, e finora lo hanno visto, in media, meno di duecentomila spettatori (0.99 per cento). E’ un programma immaginato da Corsini, il signor, herr, alla tedesca, che dà dell’infame al collega Corrado Formigli e che nelle difficoltà risponde: “Sticazzi”. Per strappare Monteleone, a Mediaset, a Le Iene, la Rai ha offerto al giornalista un contratto da trecento mila euro, l’anno, per cinque anni e mai smentito.

Con l’impegno di costruire un programma Rai (la produzione è interna) sono stati strappati redattori e autori alla concorrenza. Il caso più eclatante riguarda Sara Giudice, ex inviata di Piazza Pulita, chiamata prima a lavorare in Rai e poi estromessa dal programma per un’indagine. Giudice non è mai stata condannata e la procura ha chiesto l’archiviazione. Il paradosso è che il programma di Monteleone nasceva come programma garantista, ma per la Rai si è rivelato solo “un talk, troppo talk”. La Rai ora gli addebita il fiasco: “Non ha tirato fuori inchieste. Monteleone aveva promesso di portare lo spirito delle Iene, ma quello spirito non c’è.  E’ un volto, ha delle qualità, ma se fai un talk, alla fine si finisce per scegliere Formigli”.

La Rai ha scelto per il giovedì sera di Rai 2, che è un cimitero di programmi inventati e mai funzionati (ancor prima della Rai di destra) un volto che viene ora  ritenuto un “ragazzo”. Al suo posto metteranno i film. Che fine faranno gli autori, gli inviati? Verranno ancora pagati? Tutelati? In breve: si strappa un volto a Mediaset, lo si butta in mare e poi lo si lascia annegare con tutta la sua ciurma. Sarebbe un problema, anche, del nuovo dg Rai, il capitano Patton, Roberto Sergio, ma al momento è impegnato in una battaglia contro la Lega Calcio. L’altro giorno, Sergio ha avuto tempo per comunicare, sui social, tutto il suo sdegno e scrivere: “L’associazione sportiva Roma da oggi dovrà lottare per non retrocedere in serie B (...) un pensiero affettuoso alla Fgci e alla Lega Calcio, in particolare poi a Rocchi e i suoi arbitri. Confido, in futuro, di potermi esprimere in maniera più esplicita”.

Speriamo di no. Se la memoria non inganna, e non inganna, era Sergio, che da ex ad Rai castigava e puniva i dipendenti  che avevano il social facile. Ma in Rai, come si sa, è tutto un lottare. In Rai lotta Angelo Mellone, direttore Day time, un altro in battaglia contro il cdr del Tg1 Rai che non gli fa cambiare la mattina, ridisegnare a suo piacimento il palinsesto. Stremato, Mellone sverna a Umbria Libri, dove è direttore artistico (questo fine settimana, a Perugia, mezza Rai era  all’hotel Priori Secret Garden). Di buono c’è che la Rai ha mandato in onda Report di Ranucci (contro il volere di Gasparri) una puntata borotalco su Giuli  (ministro, regali una delle sue cravatte all’inviato  Mottola). Dunque, per concludere: un altro esperimento Rai di Herr Corsini è fallito, cinque puntate sono state gettate, la ciurma di Monteleone non si sa che fine faccia. In questi casi bisogna  trovare sempre la chiave positiva: lo sgabuzzino, le teche, Rai teche, su Instagram. E’ qui che ogni giorno si trova la Rai formidabile (Lilli Gruber ,  inviata Berlino, per la caduta del muro, era imbattibile). Ci sono Truffaut che parla del dovere dei registi con Enzo Biagi, la strepitosa Giuni Russo che canta “L’addio”. L’Altra Italia è andata male, ma per fortuna c’è l’Altra Rai, la segreta. L’infamia è non iscriversi.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio