L'assedio

Il Cav.Giorgetti. Lascia attaccare la ragioniera dello stato Perrotta da Tajani (tagliato fuori dalla manovra)

Carmelo Caruso

Un altro ragioniere nel mirino. Insulti da Forza Italia contro la web tax e la proposta di nominare revisori Mef nelle società pubbliche, norme volute da Meloni e Giorgetti che minaccia ancora: "Me ne vado"

Cosa aspetta a dire: “Prendetevela con me. Il ministro dell’Economia sono io”? Ci stiamo giocando un altro ragioniere dello stato. Ce lo stiamo giocando perché Forza Italia non ha il decoro di sfidare Giancarlo Giorgetti. Non lo può fare perché Giorgetti torna a rispondere: “Ah, sì? E io me ne vado”. Che c’entra la ragioniera con la web tax o con la proposta di nominare un membro Mef in ogni società che riceve contributi pubblici? FI colpisce lei ma l’uva è lui. Perrotta è stata chiamata  da Giorgetti, risponde a Giorgetti. Che fa il muto. La lascia ingiuriare. 

 

Da una settimana Forza Italia insolentisce il ragioniere dello stato, ex capo del legislativo del Mef, donna, Daria Perrotta. FI non la chiama per nome, ma la chiama solo “la Ragioniera”. Sentite che dice il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, uno che almeno non recita: “I ragionieri devono ragionare e non devono essere irragionevoli. I burocrati devono eseguire quanto gli chiede la politica. Di burocrati nella mia lunga carriera ne ho raddrizzati tanti. Loro sono passati e Gasparri è rimasto”. Antonio Tajani, sul Giornale, parla come se fosse minoranza e non il vicepremier del governo Meloni: “No, a norme sovietiche”. Non c’è forse lui, Tajani, al governo? E quali sarebbero le norme sovietiche? Chi le ha volute? Forza Italia ha chiesto di togliere dalla legge di Bilancio, la web tax, la tassa “ammazzagiornali”, chiede di eliminare, anche, la norma che prevede la presenza di un revisore dei conti Mef per ogni società che riceve contributi pubblici. La scorsa settimana, Tajani, spiegava: “Io tratto con il ministro Giorgetti, non dobbiamo andare a trattare con questo o quel burocrate del Mef”. Con il precedente ragioniere, Biagio Mazzotta, oggi presidente di Fincantieri, mandato via con aumento di stipendio, l’uomo che non ha previsto il buco del Superbonus, Forza Italia si guardava bene dal chiamarlo burocrate. Ci amoreggiava, come i fidanzatini di Peynet, e i risultati si sono visti. Il senatore Claudio Lotito lo prendeva sottobraccio come un vecchio compagno di bocce e nessun politico, neppure quando i costi del Superbonus erano esplosi, si è mai permesso di criticarlo. Perrotta è donna e ha il piacere di leggere queste “carezze”, rivolte da Forza Italia, sui giornali, giornali che non possono che essere gli stessi da cui Forza Italia prende le informazioni sulla manovra. Quello che Tajani non può dire è che il suo partito è stato escluso, ecco perché protesta, da questa legge di Bilancio, tanto da non sapere che la parte sui revisori dei conti Mef non è stata voluta dalla Ragioneria ma da Palazzo Chigi. Se c’è un Lenin, Tajani lo deve cercare tra i vicini di Meloni. L’attacco di Forza Italia è la rappresaglia di un partito, in questo momento, isolato dagli alleati. Perrotta è solo un pretesto  perfetto. Chi ha scritto, materialmente, la legge di Bilancio è da cercare nell’ufficio coordinamento legislativo, dove il capo è Gabriele Casalena, uno che ci tiene a far sapere (anche sui siti web) che è tutto Giorgetti, uno voluto da Giorgetti, ma che lavorava al Dagl, di Palazzo Chigi. Casalena risponde al ministro, così come risponde al ministro il dipartimento Finanze. La tassa web non è colpa dei burocrati del Mef, ma è stata chiesta, espressamente, da Giorgetti al dipartimento Finanze. E’ poi venuta fuori una norma, la web tax, che ha scontentato tutti, a cominciare da Mediaset, Mondadori, ma è una norma “politica”. E lo sa anche Gasparri: “Per tassare i giganti web servono accordi internazionali, Giorgetti ci lavora”. Si attende l’esito delle elezioni americane. Per aumentare l’aliquota ad Amazon, Google, serve l’accordo del G20. Perché questo attacco villano a Perrotta, che tra le altre cose, non ha scritto la manovra? Perché Giorgetti è la polizza del governo, l’uomo che permette a Meloni di stare diritta in Europa e che si può permettere di dire: “Me ne vado”. I funzionari del Mef hanno eseguito a regola d’arte quanto preteso dal loro ministro e nell’altro caso, quello dei revisori, quanto chiesto da Palazzo Chigi. Anche la Lega, come Forza Italia, è scontenta ma si deve trattenere, tanto da presentare ieri un emendamento per tagliare nuovamente il canone Rai da 90 a 70 euro. Forza Italia si è scelta i burocrati come nemico, la Lega ha scelto l’altro sacco perfetto, la Rai. In commissione Bilancio sono state  ieri audite le associazioni e neppure una ha esclamato: “Ma che bella questa manovra”. Una delle richieste di Confapi è stata: “Proroghiamo al 31 dicembre il Superbonus al 65 per cento”. Confprofessioni l’ha bocciata (“manovra senza aiuti al welfare”). A Confcommercio non bastano le misure Irpef: “La seconda aliquota passi dal 35 al 33 per cento”. La Confesercenti desidera “la flat tax antidesertificazione”. Ance: “Forti preoccupazioni per gli effetti negativi di questa manovra su Pil e costruzioni. Manca di visione”. Ancora, Gimbe: “Mancano 19 miliardi da qui fino al 2030 sulla sanità”. E’ naturale che  le categorie non siano soddisfatte come è naturale che Giorgetti minacci: “Me ne vado”. Di indecente c’è però un ministro che lascia attaccare un funzionario dello stato. Perrotta è stata nominata da soli tre mesi. E’ stata scelta da Giorgetti, ed è una donna che si prende gli sputi dei suoi colleghi ministri al posto suo. Minacciare di lasciare è da Giorgetti, difendere i propri collaboratori, da Forza Italia, sarebbe da Cavaliere.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio