(foto Ansa)

Il caso

L'incredibile flop di Quota 103, voluta da Salvini: solo 1.600 domande

Luca Roberto

Secondo il governo dell'anticipo pensionistico che piaceva alla Lega avrebbero potuto beneficiare decine di migliaia di persone. I dati impietosi dell'Inps

Tutto preso dall’esito delle elezioni americane, sentendosi molto a suo agio nel ruolo di cheerleader di Donald Trump, a Matteo Salvini sarà forse sfuggito il ceffone niente male che ieri gli ha rifilato l’Inps su uno dei sui principali cavalli di battaglia: le pensioni. Intervenendo in audizione presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, che stanno analizzando la manovra licenziata dal governo, il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale Gabriele Fava ha spiegato la pressoché totale inutilità di una misura che il leader della Lega ha previsto fosse largamente finanziata non soltanto nella scorsa legge di Bilancio, ma anche nella prossima: ovvero Quota 103. Per proseguire nella scia di Quota 100, introdotta dal governo gialloverde, e poi della più restrittiva Quota 102, introdotta da Draghi, lo scorso anno il governo Meloni varò proprio Quota 103. In soldoni la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Per Salvini, all’epoca, una misura che servisse a dare l’idea che l’applicazione della riforma Fornero venisse ulteriormente mitigata rappresentava un’assoluta priorità. Tanto che fu lo stesso segretario del Carroccio a imporsi nei confronti del suo ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, molto meno convinto dell’utilità della misura. Secondo Salvini, facendo due calcoli (non si sa elaborati da chi), fino a 50 mila persone avrebbero potuto beneficiare del nuovo regime. “L’obiettivo è il superamento della legge Fornero”, disse il vicesegretario leghista Andrea Crippa nell’ottobre dello scorso anno, “uno step bisogna farlo e quindi già in questa legge di Bilancio bisogna che il centrodestra faccia vedere che sulle pensioni si interviene nella direzione che ha detto in campagna elettorale”. Per il finanziamento dell’uscita anticipata dal lavoro, impostata su un calcolo dell’assegno con il metodo contributivo e non più retributivo e con un assegno massimo quattro volte l’importo minimo, il governo ha investito nello scorso anno 149 milioni di euro. La misura è stata rifinanziata anche nella legge di Bilancio del prossimo anno, sotto le spinte della Lega che sin dall’inizio della discussione ha insistito sulla necessità di continuare a superare la legge Fornero. Eppure, sulla base dei dati a disposizione, il rifinanziamento della misura appare come una concessione retorica priva di alcun riscontro effettivo.

 

Come ha spiegato Fava ieri in Parlamento, il pensionamento anticipato con Quota 103, “risulta poco utilizzato a causa della scarsa convenienza del calcolo contributivo”. A pesare, secondo il presidente dell’Inps, è soprattutto il “limite all’importo della pensione fino all’età di accesso alla pensione di vecchiaia”. In generale “il sistema contributivo sta andando progressivamente a regime e i potenziali lavoratori interessati al canale di uscita hanno una rilevante quota di pensione calcolata con il sistema contributivo”. Fava ha sottolineato insomma la scarsa possibilità di adesione “anche guardando alle misure sulla previdenza complementare”. Tutto per arrivare a fornire il dato che raffigura un flop clamoroso: altro che decine di migliaia di persone che sarebbero potute andare in pensione anticipata con le nuove regole. Sapete quanti hanno usufruito dello strumento messo a disposizione dal governo? 1600 persone, ha reso noto ieri Fava davanti ai parlamentari di tutti gli schieramenti. Un dato molto più basso di una stima già al ribasso diffusa dall’Inps ad agosto scorso, quando si pensava che le domande potessero essere circa 7 mila. 

 

Anche nella discussione prima del licenziamento dell’ultima legge di Bilancio, Salvini ha ribadito il concetto di principio secondo cui qualunque fosse stata la misura da adottare, la direzione era “il superamento delle legge Fornero”. Solo che per andare incontro ai desiderata del leghista, che voleva esibire una bandierina ai propri elettori, il governo ha ignorato l’effettiva utilità di una misura così sconveniente da essere utilizzata da una percentuale irrisoria dei potenziali pensionati. Sarebbe interessante sapere dal vicepremier cosa ne pensa di questo flop che ha contribuito a creare. Trump permettendo.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.