Roberto Vannacci (foto LaPresse)

A proposito di "hate speech"

Libertà di parola, fino a che punto? Vannacci sul caso Raimo

Marianna Rizzini

“Io sono un difensore estremo della libertà di parola, ma bisogna tenere a mente il confine tra libertà di parola e turpiloquio, e il termine ‘lurido’, dal punto di vista morale e fisico, mi pare sconfini proprio nell’ingiuria", ci dice l'europarlamentare leghista

“Difensore estremo della libertà parola”: questo dice di sé il generale ed europarlamentare eletto con la Lega Roberto Vannacci, uno che con il suo libro auto-edito, “Il mondo al contrario”, nel 2023, ne ha dette di tutti i colori (su omosessuali, immigrati, ambientalisti e femministe), attirandosi critiche e querele. A parti rovesciate, a sinistra, se ieri l’ex leader dem Pierluigi Bersani è stato assolto dall’accusa di aver diffamato il generale definendolo “coglione” perché “il fatto non sussiste”, lo scrittore e docente Christian Raimo si è detto “traumatizzato” per essere stato sospeso dall’insegnamento (per tre mesi, con decurtazione del cinquanta per cento dello stipendio), per le parole usate nel criticare il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (che a suo avviso, questi i termini, andrebbe “colpito” perché è “un bersaglio debole”, come la “Morte nera” in Star Wars, e per via del suo linguaggio “cialtrone”, “arrogante”, “lurido”).

Quel che vale per Vannacci sulla libertà di parola, chiediamo a Vannacci, non dovrebbe valere, da un punto di vista per così dire liberale,  anche per Raimo? “Ripeto”, dice Vannacci, “io sono un difensore estremo della libertà di parola, ma bisogna tenere a mente il confine tra libertà di parola e turpiloquio, e il termine ‘lurido’, dal punto di vista morale e fisico, mi pare sconfini proprio nell’ingiuria, e lo dico pur avendo ricevuto un gran numero di querele per il mio libro, libro dove ho espresso idee e concetti magari forti, magari criticabili, ma non ho mai ingiuriato né mi sono mai lasciato andare alla volgarità. Il Codacons ha presentato un esposto a 104 procure della Repubblica in tutta Italia (per una frase sulle classi separate per disabili, ndr), ma io non ho mai usato parole offensive”. Dipende anche dalla sensibilità, il fatto di sentirsi offesi, direbbero a Vannacci persone e categorie oggetto delle sue critiche. “Nella vita civile si è liberissimi di contestare qualsiasi cosa”, dice Vannacci, “ma dire che uno va colpito come la Morte nera è usare una frase violenta e inopportuna, da ‘hate speech’, come dicono a sinistra. Se lo avessi detto io figuriamoci che cosa sarebbe successo; sarebbe stata gogna, immagino. Torno al termine ‘lurido’: parola condannata se associata a connotazioni razziali, e invece va bene se associata a Valditara? Cioè, mi si faccia capire, in base all’oggetto cambia anche il giudizio sull’offensività del termine?”. Fatto sta che Raimo è stato addirittura sospeso. Ma Vannacci, come si è detto, resta convintissimo nella non-difesa. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.