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Zan e Bonelli, da “criminalizzatori” a difensori del free speech

Luciano Capone

I due politici hanno espresso solidarietà a Christian Raimo per la sospensione dopo le sue parole aggressive contro Valditara, ma entrambi hanno proposto due leggi che introducono due reati di opinione. La difficoltà di porre un'asticella alla libertà di parola 

Christian Raimo, docente e pubblicista, è stato punito con la sospensione per tre mesi dall’insegnamento e un dimezzamento dello stipendio per il suo attacco al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Le parole contro il ministro, pronunciate  dal palco della festa nazionale di Avs, erano state particolarmente aggressive: “Va colpito perché è un bersaglio debole, come si colpisce la Morte nera”. Raimo aveva già ricevuto un cartellino giallo per aver incitato i giovani all’uso della violenza durante un talk show. Il provvedimento disciplinare ha suscitato un comprensibile moto di solidarietà di ampia parte del mondo della politica e della cultura, perché sanzionare le parole stona sempre in una democraza liberale. Soprattutto considerando che Raimo, sebbene da insegnante abbia  doveri e responsabilità, parlava da militante politico.

Tra le tante manifestazioni di vicinanza ci sono state quelle di Alessandro Zan (Pd): “La scuola dovrebbe essere il luogo dove il pensiero critico si sviluppa, non dove viene punito. Solidarietà a  Raimo e agli studenti che chiedono una scuola libera, non silenziata”. E di Angelo Bonelli (Avs): “Solidarietà a  Raimo, sospeso per aver manifestato un’opinione sul ministro Valditara, al di fuori del contesto scolastico. Un atto repressivo e censorio che minaccia la qualità della nostra democrazia”. L’aspetto  surreale è   che  i due politici sono noti per aver proposto due leggi che introducono due reati di opinione: l’incitazione alla violenza per motivi fondati sul genere o l’orientamento sessuale (Zan), il “negazionismo climatico” (Bonelli). In questi casi, trattandosi di norme penali, si tratta letteralmente e non metaforicamente di “criminalizzazione”. E’ vero che Bonelli e Zan ritengono di non limitare la “libertà di parola”, ma di punire “l’odio”. Ma d’altronde è anche  ciò che ritiene, sulla base delle leggi vigenti, chi ha sanzionato Raimo. Siccome è sempre difficile porre un’asticella alla libertà di parola, probabilmente il criterio più semplice è che questo limite sia il più ampio possibile. Ma affinché questo principio possa essere rivendicato per le opinioni che si ritengono giuste, è necessario applicarlo anche a quelle che si ritengono sbagliate e perfino pericolose. 
 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali