Il caso

Il guinness dei primati di Giorgia Meloni: due conferenza stampa in undici mesi

Simone Canettieri

La presidente del Consiglio nel 2024 ha risposto al rito delle domande dei giornalisti a gennaio e a giugno. Rinviato anche l'evento per presentare la Manovra. In compenso è stato molto intervistata da Vespa, Porro e Del Debbio

“Scusate, ma adesso devo proprio scappare”. Mani congiunte, sorriso, e via. E’ un siparietto classico di Giorgia Meloni durante i punti stampa o doorstep, come si chiamano all’estero. Rapidi incontri con i giornalisti a margine di eventi importanti in cui la premier si concede alle domande. Quattro o cinque al massimo, dopo una lunga dichiarazione iniziale. Un modo per rispondere a chi vuole nella foga del groviglio   di telecamere e taccuini. Una scelta comunicativa che Palazzo Chigi porta avanti ormai con sapienza scientifica. Se i grillini dissero di aver abolito la povertà da un balcone, Meloni di sicuro ha quasi cancellato le conferenze stampa. Scelta legittima, ma da registrare. Nel 2024, arrivati quasi a metà novembre, la presidente del Consiglio (giornalista, come recita il suo curriculum) ha tenuto solo due conferenza stampa. Forse la fanno innervosire. Comunque due in undici mesi. Il 4 gennaio e il 15 giugno. E basta.    

La prima è stata quella canonica di fine anno organizzata dalla associazione Stampa Parlamentare, presieduta da Adalberto Signore,  e slittata per problemi di salute della leader ai primi di gennaio. Il secondo appuntamento, o epifania, c’è stato in Puglia a conclusione del G7 con la stampa di tutto il mondo.  Prima, in mezzo e dopo il nulla, nemmeno il consueto evento per l’approvazione della Manovra in Consiglio dei ministri, rinviato a data da destinarsi, nonostante l’importanza dei provvedimenti che riguardano tutti gli italiani, anzi “la nazione”.    Questo rito, che ormai quasi non esiste più, è stato ovviamente sostituito da altre interviste “one to one” che Meloni non disdegna soprattutto in televisione. Senza criteri scientifici, ma con una certa affidabilità da gennaio 2024 a oggi la premier si è divisa con costanza fra Mediaset e  Rai. Con questa scaletta: “Quarta Repubblica” di Nicola Porro su Rete4, intervista al Tg5, ospitata su Rai1 a “Cinque minuti” di Bruno Vespa e poi “ Porta a Porta” sempre con Vespa, intervista al Tg2, collegamento con Paolo Del Debbio a “Dritto e rovescio” su Rete4, intervista ancora da Vespa (“Cinque minuti” più “Porta a Porta”, “Mattino 5” su canale  5, intervista a “In Mezz’ora” a Monica Maggioni su Rai3, intervista al Tg di La7 con Enrico Mentana, ancora Del Debbio, poi per la terza volta Vespa (“Cinque minuti” più “Porta a Porta”), Tg5, ancora Vespa (quarta volta), Del Debbio, Vespa (quinta), Tg5, Vespa (sesta). In mezzo anche interviste al Tg1 e a Rtl sotto le elezioni europee quando si è sottoposta alle domande del sito internet Skuolanet. Il resto, moltissimo, è finito sulla sua pagina Instagram con dirette, monologhi e dichiarazioni  non mediate, insomma senza giornalisti, senza interruzioni e senza domande, dalla durata variabile a seconda dei casi (e del bisogno). L’espediente, finito un po’ in cantina, è invece quello degli “Appunti di Giorgia”, rubrica social confezionata a Palazzo Chigi. Era una specie di format basato sull’idea di un tono confidenziale e quasi da confessione della premier. Non le deve essere (alla premier) piaciuto troppo.  

Domande? No, grazie. O comunque, come si dice a Roma, senza conferenze stampa e quesiti non concordati, la presidente del Consiglio “mangia tranquilla lo stesso”. Giorgia Meloni non è certo la prima presidente del Consiglio che le domande preferisce farsele da sola.  Questo è anzi proprio il sogno di qualsiasi uomo o donna impegnata in politica. Ci sono stati premier che preferivano le dirette Facebook, altri che concordavano tutte le domande, e altri ancora che mimavano il mitra durante le conferenze stampa.   Tuttavia il record negativo di due sole conferenza stampa in un undici mesi è da guinnes dei primati.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.