Il caso

L'incontinente Musk crea nuove tensioni a Meloni con Mattarella. L'imbarazzo della premier

Simone Canettieri

Giudici e paesi sicuri: blitz della maggioranza per cambiare le regole sulla gestione dei migranti dopo il caso Albania. Intanto lo presa di posizione del Colle crea un cortocircuito a Palazzo Chigi

Fuori ci sono le parole, di Elon Musk e di Sergio Mattarella, poi ci sono i fatti. Il primo: le sezioni speciali per l’immigrazione dei tribunali civili   non decideranno più sulla convalida dei trattenimenti dei migranti. Sono quelli per capirci del giudice Silvia Albano. Sono diventati famosi dopo il caso Albania. Se ne occuperanno adesso solo i togati della Corte d’Appello.  Secondo fatto: ci sarà una clausola di riservatezza per i mezzi che l’Italia fornirà a paesi terzi, come la Tunisia, per controllare i migranti. “Segreto di stato”, come quello sulle armi che Roma dà a Kyiv. Queste due novità sono contenute negli emendamenti della maggioranza al decreto flussi. Passano in secondo piano, però, dopo l’intervento di censura del capo dello stato nei confronti di Musk, lo zio d’America di Fratelli d’Italia, futuro responsabile del dipartimento per l’Efficienza del governo Trump.  


Tutto si tiene in questa giornata che dietro il fil rouge dell’immigrazione vedrà alla fine schierarsi nella polemica le opposizioni e Forza Italia da una parte, la Lega di Salvini da quella opposta con in mezzo ovviamente Giorgia Meloni, premier e leader del principale partito della destra italiana. Musk, commentatore globale e compulsivo di tutto ciò che non gli piace, dalla sua piattaforma X (ex Twitter) aveva fatto sapere che i giudici di Roma che hanno sospeso la convalida del trattenimento in Albania per sette migranti e rinviato la decisione alla Corte di giustizia Ue devono andarsene. Poi, in contemporanea con la risposta di Mattarella,  rincarerà chiedendosi retoricamente se da noi  c’è democrazia o un’autocrazia non eletta. 

 

Le parole del Quirinale tagliano questo mercoledì di novembre. Senza citare l’uomo più ricco del mondo, il presidente della Repubblica dice che l’Italia “sa badare a se stessa” e che, questo il passaggio chiave,  chi è “in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”. Cortocircuito. Opposizioni in visibilio, imbarazzo palpabile a Palazzo Chigi. La premier è impegnata, a Baku in Azerbaijan, per la Cop29. Passano tre ore prima di reazione ufficiale e autorevole. Chi si espone è ovviamente lui, Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario che sussurra alla premier. L’irritazione verso la “solerzia” del Quirinale riveste le pareti delle stanze del governo. Il borsino dei rapporti con il Quirinale risente ancora della visita del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli alla premier. Visto che il caso è già gonfio come un soufflé la linea è quella di evitare un frontale con il Colle. Dunque Fazzolari sostiene di ascoltare  con rispetto le parole di Mattarella perché, e qui c’è il primo dribbling, “non ci non ci servono ingerenze straniere di altri governi, di ong, di grandi media”. E poi la chiosa d’attacco verso “la sinistra sovranista a corrente alternata” e di difesa dell’amico Elon, “persona che a oggi non è in carica in nessun governo”.

Meloni, che ce l’ha con il Pd che sbarra la strada alla vicepresidenza della commissione Ue a Raffaele Fitto, fa uscire fonti di Palazzo Chigi, gradazione inferiore alla dichiarazione personale, per ribadire che “ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del Presidente della Repubblica”. A una settimana dal successo di Trump questo è lo scenario a Roma.

L’ala dei falchi di Fratelli d’Italia    pensa che Mattarella sia il capo dell’opposizione, quella delle colombe, minoritaria ma esistente, crede che il suo tempestivo intervento abbia tutelato e coperto Meloni. Teorie opposte che coesistono con pari dignità. Giorgia Elon si sentiranno al telefono, fa sapere quest’ultimo con una nota diffusa dall’agenzia Ansa in cui esprime “rispetto per il Capo dello stato e la costituzione, ma rivendicando la libertà di espressione motivo per cui continuerà a esprimere liberamente le proprie opinioni”. Sono le parole di Musk, chieste da Meloni e condivise parola per parola durante la conversazione fra i due. Caso chiuso? Forse No. “Elon è incontinente: ne vedremo delle belle”, dice tra il faceto e il preoccupato un ministro di FdI. Nel dubbio adesso da Via della Scrofa negano che Musk sarà presente alla prossima festa di Atreju.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.