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L'editoriale del direttore

Pazzi cortocircuiti italiani generati dai trollaggi di Musk

Claudio Cerasa

“These judges need to go”, scrive il ceo di Tesla a proposito delle toghe sul caso migranti in Albania. Il doppio standard dei magistrati sulle ingerenze. E poi patrioti a favore delle ingerenze e progressisti che fanno i patrioti. Distopie e commedie all'italiana

Fascisti su Marte, antifascisti su Plutone, democratici su Mercurio, magistrati su Giove. Ieri mattina, l’uomo più ricco del mondo, l’imprenditore più famoso del pianeta, il consigliere più fidato di Donald Trump, Elon Musk of course, ha scelto di digitare sul suo profilo X, già Twitter, cinque parole dure a commento di un post che dava conto della decisione dei giudici del tribunale di Roma di sospendere la convalida dei trattenimenti in Albania di sette migranti provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh. “These judges need to go”. “Questi giudici se ne devono andare”. Nel corso della giornata, il commento di Musk ha generato una serie di cortocircuiti da sballo, alcuni dei quali meritano di essere messi diligentemente in fila.

 

Nell’attesa di capire se alla luce dell’approccio mostrato da Musk, principale consigliere di Trump, sullo stato di diritto qualche giudice italiano possa iniziare a considerare l’America come un paese non sicuro, il primo cortocircuito da illuminare coincide con una sorta di distopia, per così dire, un po’ romanzo fantasy e un po’ saga di “Star Wars”, un’epopea a metà tra “Il ritorno dello Jedi”, “L’ascesa di Skywalker” e un film di Corrado Guzzanti: il Csm contro Musk. Il Csm, attraverso la voce di un membro laico, ha accusato Musk di essere “un pericolo per la democrazia” e ha rimproverato con severità Musk per “essere entrato in modo violento nella politica italiana criticando un potere dello stato”. Domanda: se per il Csm chi attacca un potere dello stato rappresenta un pericolo per il paese, il Csm non dovrebbe essere altrettanto pronto a denunciare le entrate a gamba tesa dei magistrati quando scelgono di esondare attaccando un governo e dunque un potere dello stato?

   

Il cortocircuito più interessante intorno al caso Musk non è però quello che riguarda il mondo della magistratura. E’ un altro ed è quello che riguarda l’universo sovranista e patriota che gravita attorno all’orbita di Meloni.

 

Meloni, in passato, ha spesso considerato le intromissioni da parte di soggetti appartenenti a paesi stranieri come fatti osceni, inaccettabili. Nel 2022, Meloni, subito dopo un rimbrotto ricevuto dal primo ministro francese sul tema dei diritti, scrisse che “l’èra dei governi a guida Pd che chiedono tutela all’estero è finita, credo sia chiaro a tutti sia in Italia che in Europa”. E negli anni passati, in molti di voi ricorderanno quanto si indignò l’internazionale meloniana di fronte ai tentativi di un famoso imprenditore, George Soros, di intrufolarsi nelle politiche migratorie del nostro paese. “Indegne le parole di Soros contro l’Italia”, disse Meloni nel giugno del 2018. “Siamo stanchi di questi sciacalli della speculazione che, non appagati dal controllo che hanno sulla nostra finanza, ora vogliono controllare anche la nostra democrazia”. Sei anni dopo aver denunciato le ingerenze negli affari nazionali di un miliardario globalista, oggi il criterio di valutazione dell’internazionale meloniana è diverso. E di fronte a un altro miliardario globalista che si intromette nei nostri affari nazionali, Meloni, piuttosto che rimettere da patriota al suo posto Musk, lascia che l’ingerenza di Musk venga esaltata da ministri del suo governo (Salvini) e da esponenti del suo partito (Donzelli).

 

Lo stesso naturalmente vale all’opposto e vale quando si ragiona attorno al senso della sinistra per la parola ingerenza. Quando un miliardario globalista è in sintonia con le proprie politiche, l’ingerenza è ben accolta. Quando un miliardario globalista non è sintonia con le proprie politiche, la sinistra d’incanto diventa così patriottica da chiedere alla destra dei patrioti di far valere il suo patriottismo. Più che un attacco alla democrazia, il trollaggio di Musk, applicato all’Italia, è più simile a una distopia, un film a metà tra “Star Wars” e una commedia di Corrado Guzzanti, con molti fascisti su Marte, qualche antifascista su Plutone, molti democratici su Mercurio e parecchi magistrati esondanti su Giove.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.