La resa dei conti

Statuto e cavilli: come Grillo può fermare la “rivoluzione” di Conte

Gianluca De Rosa

In vista del voto virtuale su nome, simbolo e ruolo del garante indetto ieri dall'avvocato tra il 21 e il 24 novembre, il fondatore affila le armi per non farsi cacciare. Un articolo dello statuo del Movimento gli assiucura un diritto di veto superabile solo portando a votare oltre la metà degli iscritti

Se l’operazione andasse a buon fine Giuseppe Conte potrebbe inserirla nel curriculum vitae. Non in quello da capo politico, ma in quello da avvocato. Liberare il M5s dal suo fondatore, Beppe Grillo, è un’operazione ad alto tasso di complessità giuridica. Tra statuto, codice etico e cavilli ben attenzioni dallo stuolo di legali che accompagnano il comico garante il rischio di inciampo è dietro l’angolo. Che le beghe dei 5 stelle finiscano sempre a carte bollate non è certo una novità. E’ forse anche il destino ad aver portato proprio un avvocato a guidare il partito nato gridando “vaffanculo” in piazza e finito a essere conteso a colpi di commi e interpretazioni giuridiche. Gli occhi adesso sono tutti puntati sullo statuto. E precisamente sull’articolo 7 – titolo “Democrazia diretta e partecipata” – comma h che recita: “Entro 5 giorni, decorrenti dal giorno della pubblicazione dei risultati sul sito delle votazioni aventi ad oggetto le modifiche del presente Statuto, il Garante può chiedere la ripetizione della votazione che, in tal caso, s’intenderà confermata solo qualora abbiano partecipato alla votazione almeno la metà più uno degli iscritti aventi diritto al voto”.
Il percorso costituente voluto da Conte infatti è arrivato alla sua fase finale. Proprio ieri sono state indette le votazioni virtuali dal 21 novembre alle ore 10 al 24 alle 15.


Nei prossimi giorni sarà ultimata la redazione dei quesiti sui 12 macrotemi sui quali la base sarà chiamata al voto. Ci sono anche la revisione dello Statuto per discutere dei ruoli di Presidente e Garante, e cioè di Conte e Grillo, il cambio di nome e simbolo, oltre alla modifica del codice etico per superare il limite dei due mandati. Insomma, tutta la cassetta degli attrezzi necessaria per mettere definitivamente Grillo e le sue idee alla porta. Ma se sulla revisione del codice etico, e quindi sui mandati, il fondatore non ha leve giuridiche per agire, sul suo ridimensionamento, come sul cambio del nome e del simbolo, può contare proprio sull’articolo 7, che gli permette di bloccare le votazioni e invalidarle salvo raggiungimento del quorum.
La battaglia si è dunque spostata adesso proprio sul numero di iscritti. Nessuno sa quanti siano. Negli scorsi giorni Conte ha effettuato un repulisti nelle regioni del sud, cuore pulsante della base grillina, che ha dimezzato gli iscritti, portandoli da 45.600 a 24.865. Un tentativo di ridurre il potere di veto del garante. Non è un caso che conoscere il numero preciso degli iscritti era una delle tante richieste elencate da Grillo nella sua lettera a Conte di alcune settimane fa. Una missiva alla quale il presidente del M5s non ha mai risposto.

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