Giustizia e cantieri
Milano si arrende. La marcia forzata di un'indagine che non attende il Parlamento
L’ufficio Edilizia chiude sotto i colpi dell’inchiesta della procura e dei media. Una svolta molto grave che ora rischia di bloccare completamente il settore dell’edilizia, traino dell'economia anche fuori dalla Lombardia
Tanto tuonò che il comune di Milano si arrese. Mani in alto, davanti alle irruenti (e per ora poco altro) inchieste sull’edilizia della procura di Marcello Viola. Anche se non c’è un processo, una condanna, nessun corrotto, solo accuse basate su un’interpretazione ipotetica, e contestata, del quadro legislativo. E molta fanfara mediatica populista-giustizialista. Ma tanto bastò. Ieri “il direttore della Direzione rigenerazione urbana e il direttore della Direzione specialistica sportello unico per l’edilizia” del comune hanno disposto che “venga formalmente interrotto il servizio di prenotazione appuntamenti, in quanto si rende necessario eliminare ogni canale di contatti” con cittadini e operatori. Una serrata, o meglio una resa. Una svolta gravissima e inedita per la nostra democrazia.
Basta leggere le prime due premesse della “disposizione di servizio” dell’Ufficio edilizia per cogliere la gravità istituzionale e politica della situazione milanese: “Considerate le recenti notizie di stampa che hanno incrementato le già evidenti criticità” e “il perdurare delle aperture di indagini nonché delle acquisizioni di fascicoli e la copiosità degli stessi” e “la difficoltà oggettiva dei dipendenti dello Sportello unico per l’edilizia di continuare serenamente a operare nel proprio lavoro senza possibilità, in attesa che le indagini e gli eventuali processi chiariscano i fatti contestati, di affermare la difesa delle proprie scelte amministrative”. Considerato, meglio chiudere. Insomma una grancassa mediatica alimentata anche dalla pressione dei comitati e da una messe di “esperti di conformità urbanistica” da social (fenomeno molto paleo grillino alla milanese).
Poi inchieste che forse un minimo di saggezza suggerirebbe di non allargare a dismisura, nell’attesa di una legge che chiarisca il quadro legislativo (confuso) cui il Parlamento sta lavorando nonostante le zeppe poste dalla Lega, probabilmente convinta che colpire Milano sia una buona idea. Infine la legittima esasperazione dei tecnici del Comune, che hanno operato secondo le leggi. Un pasticcio che ora, con questa decisione, blocca completamente il settore dell’edilizia – traino di tutta l’economia non solo lombarda – accentua la sofferenza di bilancio del Comune, con decine di milioni di oneri non incassati. E questo mentre Beppe Sala prepara i bandi per un grande Piano casa sociale, ma che rischia di restare al palo. Va aggiunto che non tutti, in Comune, hanno condiviso la scelta, sembra di capire non concordata né discussa, dei direttori del settore. Il che dimostra anche che qualche colpa di visione e di tempestività, e di coraggio nel rispondere alla procura, l’amministrazione milanese ce l’ha.