Il retroscena

Schlein chiama Meloni per confermarle le indiscrezioni sull'Anci. I giochi Lega per Manfredi

Simone Canettieri

La segreteria del Pd telefona alla premier e a Tajani dopo le notizie uscite sui giornali. Maretta nel centrodestra per le mosse di Locatelli

Due telefonate di cortesia, per ratificare quanto uscito sui giornali sotto forma di indiscrezioni. Elly Schlein ieri mattina ha contattato  Giorgia Meloni (impegnata a Rio de Janeiro  per il G20) e Antonio Tajani (a Bruxelles per il Consiglio esteri dell’Ue). La segretaria del Pd ha comunicato  ai leader di Fratelli d’Italia e Forza Italia, forse con una punta d’imbarazzo, l’accordo trovato nel suo partito sulla presidenza dell’Anci che, come si sa, sarà affidata a Gaetano Manfredi. Un’intesa raggiunta al Nazareno a tre giorni dall’inizio dell’assemblea-congresso di Torino e fatta trapelare sulla stampa domenica. Schlein dunque non ha potuto che ribadire a Meloni  (e Tajani) ciò che ormai era giù pubblico: la guida dell’Associazione nazionale dei comuni italiani andrà al sindaco di Napoli e quello di Torino, Stefano Lo Russo, sempre del Pd, sarà uno dei vicepresidenti.  Meloni e Tajani si sono limitati ad ascoltare commentando poi in privato, con i rispettivi staff, la gestione non proprio partecipata di questo dossier che resta ad appannaggio del Pd. 
In questa partita però la Lega, con il vicepresidente uscente Stefano Locatelli nonché responsabile enti locali del Carroccio, sembra aver giocato da sola favorendo da subito Manfredi, in quanto tra le altre cose emanazione della tecnostruttura legata all’uscente Antonio De Caro (è la triade rosa composta da Veronica Nicotra, Stefania Dota e Patrizia Minnelli). La nuova Anci ridisegna anche i rapporti di forza all’interno del centrodestra. I sette vicepresidenti saranno, salvo sorprese, Roberto Pella (FI, vicario), Alessandro Tomasi (di FdI), Stefano Locatelli (Lega), Daniele Silvetti (FI), Enrico Di Giuseppantonio (Udc), Ignazio Messina (Noi moderati), Claudio Scajola (civico d’area). Cambiano casacche anche i presidenti regionali dell’Anci. Per la prima volta Fratelli d’Italia ne può contare quattro: Lazio, Abruzzo, Marche e Piemonte. Sempre al partito di Meloni dovrebbe andare il presidente del consiglio nazionale, quello dei giovani e un altro ancora per i piccoli comuni. Rispetto al passato, per dire, la Lega si trova solo con due presidenze regionali: Friuli Venezia Giulia e Veneto. La gestione tormentata di questa elezione da parte del Pd, con il balletto Manfredi-Lo Russo andato avanti fino all’ultimo, ha serrato i ranghi del centrodestra. Oggi è in programma una call molto politica fra il sindaco di Napoli, presidente in pectore, e i responsabili degli enti locali di tutti i partiti. A partire da quelli che sono rimasti all’opposizione (Maurizio Gasparri, Pierluigi Biondi, Stefano Locatelli, Antonio De Poli, Giuseppe Bicchielli). La destra è pronta a chiedere a Manfredi maggiore condivisione dunque collegialità nelle scelte di un’associazione dove tutto si decide con il salomonico manuale Cencelli.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.