dopo UMBRIA eD EMILIA ROMAGNA

De Carlo: “In Veneto siamo il primo partito. Il candidato dopo Zaia tocca a FdI”

Ruggiero Montenegro

“Nessuno si illuda, la scelta si farà a Roma. Dopo la Sardegna ci avevano detto: con il candidato uscente avremmo vinto. In Umbria non è andata così. L'Autonomia? La correggeremo. Solo con FdI al governo si è fatto qualcosa di concreto”. Colloquio con il coordinatore regionale veneto di Fratelli d'Italia

Roma. “Nessuno si illuda. Il candidato si sceglie a Roma. E Fratelli d’Italia ha tutte le carte in regola per esprimerlo”. Il senatore Luca De Carlo, meloniano, si riferisce al Veneto. Prepara il terreno. “Nella regione nella quale FdI fa il miglior risultato d’Italia, sia alle politiche con il  32, 6 per cento che alle europee, ottenendo il 37.6 per cento riteniamo legittimamente di poterci sedersi al tavolo per dire la nostra”. Il dopo Zaia insomma, in via della Scrofa, è già iniziato.

Quasi per paradosso le sconfitte di Umbria ed Emilia-Romagna, e una Lega più debole, lanciano la corsa veneta dei Fratelli. “Ma mi faccia fare una premessa”. Prego. “Io non ho mai perorato la mia causa, né lo sto facendo ora”, dice De Carlo in questo colloquio con il Foglio. “Secondo me le ultime regionali non c’entrano con quelle del Veneto. I presupposti sono gli stessi di prima: siamo il primo partito in regione, facciamo ottimi risultati anche quando votano gli amministratori alle Provinciali, siamo radicati sul territorio”, aggiunge il senatore, ex sindaco di Calalzo di Cadore in provincia di Belluno. Da qui deriva la sua convinzione e quella della premier Giorgia Meloni, che vorrebbe governare anche una regione del nord in una logica di riequilibrio –  e proporzioni  – tra i partiti  della maggioranza. “Le dinamiche sono naturalmente nazionali, il presidente del Veneto non si decide sul territorio. Chi pensa questo è un illuso o sta mandando un segnale sbagliato. Non è mai andata in questo modo”, spiega ancora De Carlo.

Una tesi che rimanda a un illustre precedente e richiama proprio la scelta dell’attuale governatore. “Il nome di Luca Zaia, la candidatura di un leghista, venne comunicata da Silvio Berlusconi – ricorda il senatore di FdI –  durante una puntata di Porta a Porta. Lo ripeto: non è un tema di discussione locale”. In questo contesto, e con le porte sbarrate per un terzo mandato di Zaia,  l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, oggi deputato di Forza Italia dopo un passato nella Lega, ha già fatto sapere di essere pronto. Tajani approva. Mentre Matteo Salvini –  che ieri ha detto  “non è risiko, sceglieremo i candidati migliori” –  vorrebbe puntare su Alberto Stefani,  uomo di fiducia, già segretario della liga veneta e da qualche mese anche vicesegretario del Carroccio. E FdI? “I leader ne discuteranno a tempo debito, mancano ancora dei mesi”, dice De Carlo. “Intanto  bisogna evitare ogni stillicidio  di dichiarazioni su chi farà o meno il presidente. I veneti li conosco bene, sono concreti per costruzione sociale. In questo modo si stuferanno, rischiamo che la gente poi non vada a votare. Parliamo piuttosto di temi, non di tattica. Quello che dobbiamo costruire, e questo vale in ogni contesto, è la strategia”.  La stessa che è mancata, se non nella rossa Emilia-Romagna, in Umbria e qualche mese fa in Sardegna, le uniche due giunte che hanno cambiato colore da quanto c’è  il governo Meloni. “Dopo la Sardegna si è fatta una lettura sbagliata, dicendo: se avessimo tenuto il candidato uscente avremmo vinto. In Umbria l’abbiamo confermato e abbiamo perso”, è il ragionamento di De Carlo. “Ogni scelta va quindi contestualizzata, ogni principio  declinato a seconda della situazione specifica”.

Viene da pensare allora che sulla leghista Donatella Tesei sia stata fatta una valutazione sbagliata. Era una candidata debole? “Questo non posso dirlo – si smarca il senatore – non mi occupo di Umbria  e non posso dare un giudizio. Mi limito a commentare i fatti veneti”. E tra questi, non può che esserci  l’Autonomia differenziata, tanto cara a Zaia e ai leghisti, che qualche giorno fa la Corte Costituzionale ha svuotato. “La pronuncia della Consulta conferma la bontà dell’impianto, la legge ha i requisiti di sussidiarietà previsti da una legge di riordino dello stato”, dice De Carlo. “Capisco chi gufava e ora canta vittoria. Ma non hanno nulla da festeggiare. I giudici hanno detto che si tratta di una legge costituzionale. Al netto dei correttivi che faremo in Parlamento credo sia una buona notizia anche per i veneti che dal referendum del 2017 aspettano fatti concreti. E questi fatti  – sottolinea infine l’esponente di FdI – ci sono stati solo dopo che si è insediato il governo Meloni, a guida FdI”. Un risultato che De Carlo e i suoi sono pronti a rivendicare  nella corsa per il Veneto.