Il caso
Monito per Cgil e Uil. “Le sigle rispettino le regole del Garante per gli scioperi ”, dice l'ex membro (di sinistra) Carrieri
"I continui scioperi generali? Il problema è l'affollamento del calendario delle sigle minori. Ma si rivedano le corsie preferenziali e i benefici concessi: serve la responsabilità dei sindacati". Parla il sociologo Mimmo Carrieri
“La commissione ha applicato le regole che si è data. Ed è giusto che le organizzazioni sindacali quelle regole, a cui peraltro anch’io ho concorso, le rispettino. Cgil e Uil evidentemente hanno pensato che pur non ottemperando alle richieste non avrebbero creato problemi concreti. Fatto sta che l’invito del Garante resta ineccepibile”. Il sociologo Mimmo Carrieri è stato uno dei membri della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Nel 2016 venne nominato dal governo di centrosinistra, proviene da quel tipo di sensibilità ma si è sempre professato “non di parte”. Oggi, parlando col Foglio, analizza quali sono le principali problematiche che, quando si convocano gli scioperi generali, rischiano di creare disagi per i cittadini. Soprattutto quando questi scioperi sono così ripetuti e ravvicinati. Ieri il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini l’ha peraltro ribadito: “Se non ci saranno fasce di garanzia interverrò direttamente come la legge mi permette di fare”, ha detto, minacciando la precettazione. E ancora il Garante è intervenuto, chiedendo a Cgil e Uil di rivalutare la loro decisione "con senso di responsabilità".
“Nel caso specifico, credo che le due sigle abbiano ritenuto, forse a ragione, che non ci fossero problemi per l’utenza, revocando solo lo sciopero nel settore dei trasporti, per cui c’è già una mobilitazione il prossimo 24 novembre”, ragiona Carrieri. “Diciamo che se volessi fare l’avvocato del diavolo direi che è meglio concentrare lo sciopero in un’unica data piuttosto che usarne diverse. Eppure il problema è un altro”. Ci dica. “Quando nella commissione c’ero io proponemmo di estendere l’intervallo in cui non si potevano indire scioperi a 20 giorni. Una norma per cui il Tar ci ha dato ragione ma che è stata sospesa dal Consiglio di stato, pur senza darci torto. Io credo che vada ripristinata per far sì che non ci siano problemi nei servizi essenziali”, spiega Carrieri. Che individua anche nella corsia preferenziale concessa agli scioperi generali una delle distorsioni a livello nazionale. “Andrebbero aboliti i benefici che vengono concessi con lo sciopero generale. Anche perché ogni anno ce ne sono circa 15-20, e molti di questi la cittadinanza non li conosce nemmeno per la scarsità delle adesioni che ricevono. Vengono proclamati dai sindacati più piccoli, sulle tematiche più disparate e producono effetti discontinui. Rischiano, però, comunque di avere un impatto sui cittadini. Ecco perché credo che dovrebbe restare in capo alla volontà e alla responsabilità delle singole sigle l’indicazione della mobilitazione con il nome di sciopero generale”. In modo che, forse, questo tipo di intervento possa pure avere l’effetto di dissuadere rispetto alla proclamazione di scioperi generali che nascono con motivazioni genericamente “politiche”.
C’è, poi, un ulteriore grattacapo, riflette ancora Carrieri da tecnico della materia. “Ma com’è possibile che i calendari degli scioperi siano occupati dalle sigle minori, così scarsamente rappresentative? L’ultimo sciopero della sanità, per fare un esempio, ha avuto un tasso di adesione attorno all’1 per cento. Eppure quello viene ricompreso nel novero degli scioperi per cui devono passare dieci giorni l’uno dall’altro. C’è un divario evidente tra un calendario particolarmente affollato e la possibilità per i sindacati più grossi di organizzare mobilitazioni senza problemi”. Fatto sta che secondo molti osservatori, Cgil e Uil stanno eccedendo nelle mobilitazioni generali, che spesso nascono quasi in automatico, come forma di opposizione politica al governo e alle forze di maggioranza. Non è che agitando continuamente lo spettro dello sciopero generale si rischia di svilirne la funzione di rivendicazione di risultati concreti in termini di rappresentanza sindacale? “E’ vero che negli ultimi vent’anni gli scioperi sono stati indetti per lo più per protestare nei confronti di governi di destra”, ragiona ancora Carrieri. “Ed è evidente che la gran parte degli scioperi viene proclamata in occasione delle leggi di Bilancio, come strumento di pressione. Se però, come ho detto prima, vogliamo davvero evitare che ci possano essere mobilitazioni che derogano rispetto alle norme di continuità in specifici settori, dovremmo abolire la corsia preferenziale dello sciopero generale, con tutti i benefici che ne conseguono. E’ una forma di cautela pratica che risolverebbe molti problemi”. L’auspicio, a ogni modo, è che si “rinnovi l’accordo pattizio tra il garante e le parti sociali”. Qualcosa che si è tentato di fare scrivendo un protocollo per il Giubileo, per evitare scioperi nelle 50 date clou. Solo che la Cgil non ha firmato, in dissenso con le altre sigle. Nulla di nuovo.