Il ritratto
Proietti 2.0. vince su Proietti. Metamorfosi mediatica di una neo-governatrice
Dal boicottaggio delle "banche armate" al cavallo di battaglia "sanità, sanità, sanità". Il ruolo degli spin e della stampa. Ritratto della nuova presidente dell'Umbria
Vincere sì, vincere dopo la notte in cui la vittoria pareva “too close to call”, testa a testa e con l’ansia della roulette russa: per vincere ha vinto, in Umbria, la neogovernatrice dem Stefania Proietti, eletta per il centrosinistra in formazione larga, con Pd nettamente in testa e parte della compagine mascherata (i renziani erano presenti senza simbolo). E dunque la quarantanovenne ingegnere meccanico, già sindaca di Assisi per due mandati, si insedia mentre tutt’attorno ci si domanda: ma come ha fatto? Accadeva infatti, non molto tempo fa, a fine estate, che, attorno al nome di Proietti, si addensassero a sinistra più ansie che certezze, anche visti i sondaggi (che allora davano in lieve ma persistente vantaggio l’ex governatrice di centrodestra Donatella Tesei) e anche, e forse soprattutto, viste le uscite a dir poco ecumeniche, nel senso del cattolicesimo più che dichiarato della già sindaca francescana (in senso letterale: San Francesco ispira Proietti al punto che il suo manifesto programmatico, ha detto, è il Cantico delle Creature e al punto che l’altro Francesco, il Papa, da cui l’ex sindaca è stata sei volte, le invia lettere aperte fin dal suo primo mandato in quel di Assisi).
Non solo: se con l’eurodeputato dem ed ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio – che non a caso oggi dice “la neogovernatrice la pensa come me” – Proietti condivide l’altissimo grado di pacifismo, al limite della contrarietà alla linea del partito sull’Ucraina, e al punto da dire, come ha detto al Fatto quotidiano a inizio ottobre, che le armi non risolvono le guerre e che è necessario boicottare “le banche armate”, con il presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, addirittura, la governatrice si telefona. Né appariva un mistero, a inizio autunno, che Proietti, su interruzione di gravidanza e fine vita, non la pensasse come la segreteria dem: “Serve un’assistente sociale che segua le donne che vogliono abortire’, e “la vita va difesa sempre anche immobile su un letto”, erano le frasi che facevano sobbalzare i vertici pd, preoccupati della tenuta della coalizione in una regione in bilico.
E siccome Proietti, oltre che a San Francesco, è devota alla Vergine Maria, per le vie di Assisi si era diffusa anche la leggenda metropolitana che l’ex sindaca avesse per così dire avuto in visione un incoraggiamento per la possibile vittoria.
Figurarsi a Roma, al Nazareno, l’ansia: non è che, recuperata la compattezza sul lato Renzi, si pensava, si comincia a sfaldare la baracca sul lato laico e dei diritti? Poi, d’un tratto, l’idea: perimetrare Proietti, assicurarle un cordone di sicurezza, attraverso una serie di alte consulenze e di consigli che, uniti all’opera di attenta prevenzione mediatica (evitare interviste tv dritte per dritte, meglio i collegamenti davanti a ospedali e presidi medici, per sottolineare l’importanza di un tema quello sì ecumenico: la sanità; e meglio cercare di far cadere i colloqui con i giornali sullo stesso piano di discussione: sanità, sanità e sanità, complice la stampa d’area in modalità “non infierire”), hanno permesso di puntare alla vittoria. Ed ecco, infatti, giungere in zona, tra settembre e ottobre, da remoto o di persona, il guru della comunicazione dem Francesco Nicodemo, già stratega dell’elezione di Vittoria Ferdinandi a sindaco di Perugia, oltre allo spin-doctor e braccio destro schleiniano Flavio Alivernini e oltre a – con capolavoro di trasversalismo interno – Marco Agnoletti, direttore di Jump comunicazione, spin di Stefano Bonaccini ai tempi della vittoria in Emilia nel 2020 nonché del Matteo Renzi dei tempi d’oro. Tempo due settimane, e Proietti risaliva nei sondaggi e cominciava a parlare in modo meno francescano: no bioetica, no aborto, no unioni civili. Sanità, sanità, sanità. E insomma, tempismo e scaletta hanno voluto quel che sorte forse non avrebbe permesso. E ora Proietti, ex sindaca ecologista, può brindare al creato e dire con sollievo: “Viva l’Umbria che è tornata in mano agli umbri”.