Il caso
Netanyahu, il governo mena il can per l'Aja. Crosetto: "Sentenza da eseguire". Tajani cauto, Salvini attacca
La sentenza della Corte penale internazionale trova il governo diviso. Il ministro degli Esteri frena, quello della Difesa va dritto "pur non essendo d'accordo". E il leader del Carroccio la critica
La notizia coglie il governo di sorpresa. E lo trova diviso. Giorgia Meloni si trova sul volo di ritorno dall’Argentina, il primo a parlare della sentenza della Corte penale internazionale dell’Aia è Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri. Il leader di Forza Italia predica calma ed equilibrio. “Sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico. Valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci”. Che succederebbe se Benjamin Netanyahu venisse in Italia?
Guido Crosetto, ministro della Difesa e cofondatore del partito di Meloni, risponde così: “Lui e Gallant dovrebbero, dunque, essere arrestati”. Una sentenza, per il titolare della Difesa, che è “sbagliata”. Perché mette sullo stesso piano “chi ha partecipato alla strage del 7 ottobre 2023 di Hamas, e chi a quella strage ha reagito: uno stato democratico”. Crosetto, intervistato da Bruno Vespa, chiude il cerchio del suo discorso stigmatizzando “la successiva reazione e gli eccessi, le troppe linee rosse superate e quelli che mi fa davvero ribrezzo definire danni collaterali, a Gaza, perché parliamo di migliaia di vittime innocenti, uomini, donne e bambini, vanno giudicati in modo distinto”. La linea Crosetto prende un po’ di sorpresa il governo, fonti di Palazzo Chigi in attesa di trovare una linea con la premier si limitano a commentare le parole del ministro (“Sì all’arresto”) come un’autorevole posizione di Crosetto, ma non del governo. Tutti si chiedono dentro FdI e a Chigi: “Guido avrà concordato questa uscita con Giorgia?”.
Il tema è tecnico – applicare la sentenza oppure no, ammesso che il premier israeliano venga a Roma, ipotesi ritenuta lontanissima e remota – ma anche politico all’interno della maggioranza.
Matteo Salvini fa trapelare “fonti Lega” sulla sentenza, definendola “una richiesta assurda, una sentenza politica filoislamica, che allontana una pace necessaria”. Con sapienza non entra nel merito il Carroccio proprio perché non si capisce come prendere di petto la decisione di un organismo internazionale, il cui statuto nacque a Roma. E quindi c’è chi tra i consiglieri di Meloni cerca di usare il basso profilo. O meglio: viste le reazioni che arrivano dall’Amministrazione uscente della Casa Bianca (“respingiamo i mandati di arresto in maniera categorica”) e da quella futura (“la corte dell’Aia non ha credibilità: a gennaio risponderemo”, dice Mike Waltz, indicato da Donald Trump come prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale”) l’Italia cerca di non discostarsi dalla posizione europea, pur non condividendola.
Un autorevole ministro al Foglio: “E’ una follia, uno spot per Hamas”. L’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Josep Borrell è il primo a dire da Bruxelles che “la decisione della Corte va applicata da tutti paesi europei”. L’Italia ha ottenuto un vicepresidente esecutivo della Commissione, è il momento di troncare e sopire.