Il racconto

Salvini lascia che un leccese decida il congresso della Lombardia e Vannacci sfratta leghisti in Toscana

Carmelo Caruso

La Lega al contrario: per eleggere Romeo alla guida della Lega lombarda, Salvini chiede di lasciare il ruolo di capogruppo per Marti, senatore del sud. In Toscana, Vannacci vuole comporre le liste con i suoi fedelissimi. Il Veneto chiede ancora il terzo mandato

Roma. Vannacci fa scuola: la Lega al contrario. I leghisti del sud scelgono chi comanda al nord e Vannacci, lo stivalone,  sfratta i leghisti toscani. Il 15 dicembre si tiene il congresso della Lega lombarda ma il vincitore lo decide un senatore di Lecce, Roberto Marti. I candidati in Lombardia sono due: Romeo, capogruppo al Senato, e Luca Toccalini. I sensali di Salvini propongono a Romeo di lasciare la carica di capogruppo per Marti, che a sua volta lascia la presidenza della commissione Cultura ad Andrea Paganella, l’ex capo di segreteria di Salvini, il capitan  frisella.

Salvini ha cambiato alimentazione: ha sostituito la polenta, dell’identità, con le friselle della Puglia. Al federale di martedì sera, il governatore del Veneto, Luca Zaia, gli ha fatto sapere che non ci sono alternative: o si fa dare da Meloni il terzo mandato o il Veneto  strappa a Salvini  i peletti della barba, o la smette con questi tour di sovranisti sfasciati e punkofasci, e torna a occuparsi di nord, altrimenti si occuperanno, e davvero, di lui. Solo per non commettere vilipendio di catorcio, i giornalisti lo risparmiano, e non scrivono di Lega. Da quando la segreteria lombarda è merce di scambio di un senatore di Lecce? Il 15 dicembre si vota per eleggere il segretario regionale. La data è fissata. I delegati che lo eleggono sono 390 su 6.000 iscritti.  Il primo a dire “io mi candido” è stato Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, ma Salvini, che non si fida di lui, ha chiesto a Toccalini, il segretario della Lega giovani di correre. Toccalini è tutto Salvini, ed è anche il maestro dei giovani leghisti, quelli che a Pontida salutavano Tajani con affettuosità: “Tajani, vaffanculo”. Cosa fa Salvini?

 

Per cominciare ha stabilito che possono votare  solo i delegati perché i militanti devono allestire gazebo in sua solidarietà. Una scusa. Attende di capire il voto sezione per sezione, chi sono i delegati, per poi stabilire sul serio chi indicare. A Toccalini dice “non ti ritirare”, ma di nascosto invia i suoi sensali a trattare con Romeo. L’elezione della Lega lombarda dipende dai tesserati e le tessere le ha in mano Salvini. Di democrazia c’è qualcosa? Se Salvini dice, anche  senza farlo sapere: il mio candidato è Toccalini, vince Toccalini. Per avere una sorpresa dovrebbe verificarsi una rivolta di popolo. Evidentemente Salvini la teme, malgrado controlli la struttura lombarda, una struttura che è al contrario: anche a Milano comanda ormai la Lega frisella. A Roma lo sanno pure le zecche che nel partito ci sono tre uomini, due del sud, che possono dire la loro: Durigon, il migliore, Andrea Paganella, l’ex capo di segreteria di Salvini, e Marti, senatore e presidente della Commissione Cultura.

 

Marti ha un pacchetto di voti, lavora sul territorio, è fedele, non si lamenta come i veneti e i lombardi (in pubblico no, ma sottovoce sì: a Palermo, per Salvini, era più annoiato dell’Oblomov di Goncčarov). Piace a Salvini e Salvini lo vuole premiare. Per premiarlo gli viene in soccorso questo congresso. La Lega frisella, Marti e Paganella, ha un piano e fa sapere a Romeo che l’accordo si può trovare: Romeo lascia la carica di capogruppo per Marti, che a sua volta lascia la carica di presidente della Commissione Cultura per Paganella. A quel punto Savini appoggia Romeo. Sarebbe la prima volta di un leccese capogruppo della Lega al Senato, la Lega che fu Nord. Romeo non vuole lasciarla ma se non la lascia deve correre contro Salvini e Toccalini. Ecco come stanno realmente le cose e in Toscana stanno peggio.

 

E’ la regione di Vannacci, e Vannacci si sente così gradasso che vuole comporre le prossime liste regionali della Lega. Pretende che il suo sottopancia, tale Cristiano Romani, si metta in cima, vada a dire: “Votate me, sono io la Lega”. Chi è Romani? E’ il coordinatore dell’associazione “Il mondo al Contrario” di Vannacci, per l’Italia centrale. Da mesi scala la classifica eminenti scalmanati e rilascia interviste alla Zanzara in qualità di inventore di un anello ributtante. Lo indossa Vannacci, ed è l’anello con la Xª Mas, simbolo che, grazie a questa pubblicità immonda, gli strafatti hanno iniziato a imbrattare sulle mura di Arezzo e provincia. L’inventore Romani va in radio per far sapere che “Vannacci è l’uomo del futuro” e  che “Mussolini e Stalin erano statisti”. Prima della Lega, prima di essere nominato sottopancia di Vannacci, ha militato a destra, si è candidato alle comunali e con i voti che ha preso è già tanto se gli fanno amministrare una rimessa di monopattini. I voti che porta Vannacci sono i voti di Vannacci, ma quelli che fa perdere a Salvini sono voti della Lega. Avanza spedita la linea delle rape: le cime  al posto dei pizzoccheri, la Xª al posto dell’Albertino da Giussano. L’unico da precettare è Salvini: viaggia contromano e approva il codice della strada.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio