L'editoriale dell'elefantino

Lode ai pessimi grillini che la politica ha reso formidabili riformisti

Giuliano Ferrara

L’affaire vitalizi, il reddito di cittadinanza, la genialata del 110 per cento, i finanziamenti europei: tutti miracoli politici. Continuo a detestarli, ma le virtù trasformatrici della politica italiana ne hanno fatto un  partito riformatore con i fiocchi

Ho sempre trovato i grillini pessimi, ultrapessimi, di loro ho detestato tutto, la democrazia diretta del piffero, il rousseauianesimo abborracciato e pseudoromantico, l’essere laureati in massa e ignoranti in salsa individuale, il vaffanculo, l’odio per le istituzioni della Repubblica, per le classi dirigenti da arrestare in nome della retorica dell’onestà-tà-tà, il fiancheggiamento dei peggiori ceffi della magistratura d’assalto, la presunzione del bravo cabarettista annoiato che li ha fondati e ora vuole calare il sipario perché si è annoiato anche di loro, la loro calata era per me una sciagura peggiore perfino di quella dei leghisti loro alleati, e Conte avvocato gentile e buffo, con la voce di Tina Pica, è stato un ottimo presidente del Consiglio solo quando i partiti storici lo hanno sottratto al grillismo e la pandemia lo ha obbligato alla funzione di primo secondino d’Europa e siringa vaccinale, funzione svolta con un certo coraggio e competenza notturna. 

Per loro, per Grillo, ero e sono un contenitore di merda liquida, e non lo dico per vantarmene, ne sono proprio orgoglioso. Ora li vedo spersi, con un filologo che giustamente porta con nonchalance e fierezza il nome grandissimo del padre, addirittura Filippo Maria Pontani, e la sua scienza umanistica, intento a spiegargli che non devono più essere un movimento un po’ anarchico, che c’è spazio per il recupero dei teti e degli zeugiti astensionisti nell’atmosfera periclea della loro Atene V secolo, e non rido nemmeno, rispetto consigli e sconsigli degli intellettuali in politica, persino quando sono dati dalla tribuna che ha sostenuto il partito di Ingroia e altre tonterias. Non rido e non godo della ria sorte dei grillini, non posso dire di augurare loro ogni bene ogni pace ogni buona volontà, prima vengono gli ucraini e gli israeliani, prima le armi e poi le bellurie. Sono una vecchia pantegana del sistema dei partiti, però, e per questo ho notoriamente maturato una forma anche eccessiva di rispetto per le virtù trasformatrici della politica italiana, che fa della destra di governo una cosa seria, a sorpresa, che un domani restituirà senso e efficacia al centrosinistra armocromista, e ha fatto dei grillini un partito riformatore con i fiocchi. 

 

Questa verità non si può dire e per questo va ripetuta incessantemente. Decidano come vogliono su quisquilie pinzillacchere come il secondo mandato, la differenza tra progressismo e sinistra, il ruolo del garante spilorcio, facciano quel che vogliono. Ma non si può cancellare il miracolo trasformista italiano, grandioso a suo modo, che ci ha dato il primo governo ultrapopulista con un presidente scelto dagli uomini del Quirinale per la sua disponibilità pregrillina, il Conte I, e un buon centrosinistra che ha fronteggiato con onore pandemia e crollo, il Conte II, consentendoci poi con Draghi di risalire la china della credibilità, e con l’alternanza finale di avere stabilità e maggioranza Ursula intestata a quelle dragonesse che sono le Sorelle Meloni d’Italia.

 

Ripeto. Hanno messo le mani nelle tasche dei parlamentari, affaire vitalizi. Miracolo politico. Hanno ridotto il numero dei parlamentari con due maggioranze diverse, una volta con i populisti una volta con i partiti storici, con i tacchini pronti a farsi servire farciti al pranzo del ringraziamento. Miracolo politico. Hanno introdotto il reddito di cittadinanza, il solito sussidio di cui alla fine non fregava niente a nessuno, come si è visto quando fu abolito, senza scassare il bilancio dello stato. Miracolo politico. Si sono fatti burle dei pieni poteri dopo aver lavorato per il loro araldo Salvini, al quale hanno sottratto lo sgabello di sotto il culo. Miracolo politico. Hanno inventato la genialata del 110 per cento rimettendo in moto l’economia postpandemia. Miracolo politico con un debito da spalmare in tempi di vacche meno magre, e senza pericoli per la finanza pubblica nella tempesta famosa dei mercati. Miracolo politico. Hanno contrattato un paio di centinaia di miliardi fra finanziamenti e prestiti, altro che gli Eurobond, aprendo un campo arato dall’articolo di Draghi sul debito da contrarre e sulla differenza tra debito buono e debito cattivo, whatever it takes. Miracolo politico. Sono come Pinocchio che sotterra le monete d’oro nel campo dei miracoli su consiglio del gatto e della volpe, e ci hanno fatto vivere fuori della realtà, nel paese dei balocchi: miracolo iperpolitico. Li detesto come sempre, spero scompaiano del tutto, ma che venga ricordato come siamo stati bravi a trasformarli in formidabili riformisti.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.