Il racconto
Grillo rovina la festa a Conte. Che medita di fondare una nuova "cosa" fuori dal M5s
Il garante fa ripetere il voto all'ex premier. Continua la strategia del logoramento. In caso di stallo i contiani pronti a creare un nuovo partito
Si invertono i ruoli in questo gioco di società, e statuti, che è il M5s. Adesso per l’avvocato Giuseppe Conte, “l’azzeccagarbugli” è Beppe Grillo. Colui che non voleva solo partecipare alle feste, ma voleva avere il potere di farle fallire. E così a nemmeno 24 ore dal party convention – molto Usa – del nuovo M5s, il garante soppresso dice che la notizia della sua morte è fortemente esagerata. Il merito della faccenda sarebbe noioso, degno dei migliori studi di diritto societario siti nel quartiere Prati, il contesto alla fine è eccitante perché il magma grillino continua a spruzzare lapilli qua e là. Con gli alleati, il Pd su tutti, che osservano fra il preoccupato e il divertito le contorsioni del loro principale e complicato partner. E allora il comico che fu leader e guru di primo pomeriggio si inventa la mossa del cavallo: chiedere la ripetizione del voto di domenica, quello che riguarda le modifiche dello statuto. Perché? Lo dice lo statuto. E Conte alla fine annuncia che lo farà.
Grillo ostenta serenità e dice che non ha nulla da perdere. Preferisce il Vietnam, il lento logoramento dell’avversario. La mossa l’ha decisa sabato scorso dopo un blitz a Roma per incontrare un avvocato vicino a Virginia Raggi, ex sindaca della capitale, abbastanza fuori dal nuovo corso contiano e dei contini, come dovrebbero chiamarsi i seguaci del partito guidato dall’ex premier, che di certo non sono più grillini.
Tutto si muove in punta di diritto, ormai. Grillo può far ripetere il voto sullo statuto, compresa la parte che riguarda il suo ruolo di garante, tre volte.
Per capire la sua strategia occorre immergersi nei dati e nelle regole del Movimento. Al termine dei quattro giorni di consultazione on line per i quesiti relativi alle modiche dello statuto hanno votato in 54.452. Ovvero: il 61,23 per cento degli aventi diritto, circa 10 mila in più di quelli che servivano per raggiungere il quorum. Altrimenti le modifiche statutarie non sarebbero state valide. Quelli che hanno votato per non abolire il ruolo del garante sono stati quasi 16mila. Grillo per far saltare tutto deve sperare che quei 16mila che stanno con lui questa volta non si schierino, non votino. In questo modo Conte anche vincendo di nuovo non raggiungerebbe il quorum. E tutto resterebbe com’è adesso. Un gioco dell’oca abbastanza incredibile che obbligherebbe l’ex premier a fondare una nuova “cosa” pur di non continuare a rimanere impigliato e impagliato in questo pantano di codici e ricorsi. Anche perché dopo questa battaglia, dietro la collina già si vede all’orizzonte quella per il simbolo: fonte di contributi (vedi il 2 per mille) e fondamentale per presentarsi alle elezioni comunali, regionali e nazionali. Non a caso il commercialista Enrico Nadasi, amico di Grillo e fondatore dell’Associazione Movimento 5 stelle 2013, chiede al leader di restituire il simbolo così “noi lo metteremo in museo”. C’è un mondo, marginale ma agguerrito, che ieri commentava: “Beppe venderà cara la pelle e noi con lui”. Insomma con Grillo-Leonida alla battaglia delle Contopoli ci sono i soliti: Raggi, Toninelli, Casaleggio jr, forse Dibba, che spera alla fine di capitalizzare e tirar su con un mestolone ciò che resterà da questa grande schiuma.
Conte non si aspettava un tale colpo di scena. Aveva già in programma una serie di interviste in tv (oggi va da Floris a “Di Martedì”) per raccontare il nuovo corso, senza regola del doppio mandato, senza Grillo e nel centrosinistra. Nella nota inviata ai giornali ammette, obtorto collo, che il voto si ripeterà entro cinque giorni come scritto nello statuto, secondo le prerogative del garante come recita una “clausola feudale”. Grillo viene bollato come “sabotatore”, “il qui comando io”, come il monarca che vuole restaurare il vecchio regime. Il garante resuscitato apparirà in video per spingere all’astensione, racconta chi gli sta vicino. E a seconda di come finirà la faccenda Conte sarà costretto a fare armi e bagagli con tutti i parlamentari per la prima scissione al contrario. Quella di una maggioranza.
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