Il retroscena

Lite violenta Crosetto-Giuli. Insulti e urla per la presidenza del Museo Egizio di Torino

Simone Canettieri

Il ministro della Cultura ha rinnovato l'incarico  a Evelina Christillin, ma il titolare della Difesa è contrario. Messaggi e telefonate di fuoco. Il caso scuote Fratelli d'Italia e investe Meloni

Insulti, urla e parole grosse, molto grosse. La lite clamorosa vede coinvolti il ministro della Cultura Alessandro Giuli e quello della Difesa Guido Crosetto, entrambi di Fratelli d'Italia, seppur con sfumature diverse. Il primo è un intellettuale d'area, il secondo ne è il cofondatore.

Tutto accade lo scorso mercoledì mattina. Giuli è appena atterrato a Torino per celebrare i duecento anni del museo Egizio alla presenza del capo dello stato Sergio Mattarella.

La sera prima con un decreto ha confermato per altri 4 anni Evelina Christillin alla guida della Fondazione del museo. Il problema è questo: Crosetto è contrario a questo rinnovo. In maniera netta.  

Perché, sostiene, che la presidente della fondazione abbia sempre attaccato Fratelli d'Italia e che in questi anni non abbia perso occasione di prendere le distanze dal partito di Via della Scrofa. L'argomento è delicato.  A proposito del museo Egizio c'è chi ricorda il faccia a faccia, nel 2018, fra Giorgia Meloni e Christian Greco, direttore del museo (in scadenza) reo all'epoca di promuovere biglietti scontati per chi parlava arabo. 

 

Mercoledì mattina il titolare della Difesa scambia messaggi di fuoco con Giuli e poi seguirà un confronto telefonico che dire aspro è un eufemismo. Il ministro della Cultura spiega a Crosetto che la nomina di Christillin è stata condivisa con il sottosegretario, un altro piemontese, Andrea Delmastro. Dettaglio che a Crosetto poco interessa, anzi. Scoppia il caso. Allarme rosso dentro Fratelli d'Italia e nel governo.

Giorgia Meloni, in visita in Argentina dal presidente Javier Milei, viene travolta da questa baruffa interna.  Anche la sorella della premier, Arianna, numero del due partito, entra in azione per placare gli animi. Si cerca di non far uscire questa notizia all'esterno per la famosa regola dei panni sporchi.

D'altronde, dopo il caso del capo di gabinetto Francesco Spano, nominato da Giuli e poi costretto alle dimissioni per via delle rivelazioni di Report e soprattutto del fuoco amico, l'idea che ogni nomina della Cultura abbia questo percorso è  imbarazzante per il ministro e danneggia il governo. Soprattutto perché riporta a un racconto, mai tanto arato, che riguarda le lotte intestine nel partito di Meloni.

Ieri il Consiglio dei ministri con i duellanti che non si sono nemmeno scambiati uno sguardo. Giuli ha vissuto come un'ingerenza l'irruenza di Crosetto. Che si occupa di Difesa, così come Delmastro si occupa di Giustizia. Ma questa è un'altra storia.

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.