L'intervista
“Stop al decreto Giustizia? Il ministero è in mano ai magistrati, non mi fido”. Parla Gasparri
Il senatore rivendica la scelta di rinviare l'approvazione in Cdm del provvedimento: "Altro che manina, temo possa averlo dettato agli uffici la Procura nazionale antimafia che è sotto inchiesta per il caso Striano". E il ministro Nordio? "E' una brava persona, così lo stiamo aiutando"
“Non so chi abbia scritto il decreto Giustizia, ma una cosa è certa: non l’ho scritto io, né la maggioranza. Lo hanno scritto dei magistrati che controllano il ministero, non so se ispirati da qualcuno, magari propio da quella procura nazionale antimafia che è sotto inchiesta per gli accessi abusivi di Pasquale Striano”. Maurizio Gasparri, senatore di FI, è convinto che la scelta del suo partito di far rinviare al prossimo Consiglio dei ministri il decreto Giustizia sia stata corretta. Il provvedimento, in teoria, servirebbe anche a evitare nuovi casi Striano. Ma Gasparri teme in particolare un articolo, il numero 8, che dà nuovi poteri di “impulso” al procuratore nazionale verso le procure distrettuali “per il coordinamento delle attività d’indagine”. Sembra quasi sostenere che ci sia stata qualche “manina” su questo articolo. “Non è un segreto – sbotta il senatore forzista – che il ministero della Giustizia è in mano ai magistrati! Non c’è una manina, c’è un’astronave”. E il ministro Nordio? Non è lui a comandare a Via Arenula? “Nordio, pur essendo un magistrato, è una persona seria”, ironizza Gasparri. “Io però diffido dell’ambiente che c’è lì intorno a lui, voglio vederci chiaro. Ho l’impressione che così aiutiamo anche il ministro della Giustizia a tenere la barra dritta. Non è che la procura nazionale detta le norme agli uffici della Giustizia che poi arrivano in Parlamento già confezionati in un decreto?”. Addirittura? “Il dubbio c’è. Per questo noi questa legge la stiamo scannerizzando da cima a fondo. Poi magari andrà tutto bene e si andrà avanti, ma prima vogliamo capire come funzioneranno le cose. E prima vorremmo anche comprendere se oggi quando si parla con la procura nazionale ci si riferisce a una stanza del redazione del quotidiano Domani o a un’istituzione che combatte la mafia e il terrorismo”. Le sue sono parole molto forti. Il neo procuratore Giovanni Melillo ha da subito avviato un riorganizzazione e aumentato la protezione dei sistemi informatici. “E’ un fatto – rivendica il senatore – che le pubblicazioni sul Domani ci sono state, mentre risultati su altri campi li ho visti molto di più dalle procure territoriali che da quella nazionale”.
Comunque questo provvedimento lo avete voluto voi dopo lo scandalo Striano, considerandolo urgente e mettendolo per questo dentro a un decreto legge. Tra le altre cose, serve a introdurre l’arresto obbligatorio in flagranza in caso si accessi abusivi alle banche dati. “Con la motivazione dell’urgenza spesso si fanno degli errori”, dice Gasparri. “Se dobbiamo fare un provvedimento facciamolo bene, con calma e ordine, tanto il danno è già stato fatto. Il rischio altrimenti è che diamo i poteri a quelli sbagliati o con procedure non chiare. Stiamo parlando del cuore dello stato non di scherzetti, e io proprio non vorrei che qualcuno sfrutti l’urgenza per aumentarsi i poteri. Non sono preoccupazioni solo nostre, abbiamo raccolto le segnalazioni anche delle strutture che devono garantire quella sicurezza informatica che non c’è”.
Eppure è sempre stata la sinistra, sin dai tempi di Giovanni Falcone, a non voler aumentare i poteri della procura nazionale. Com’è che adesso questo posizione la difende lei di Forza Italia, non fate un danno alla lotta alla mafia ? “Innanzitutto mi chiedo quali sono stati i risultati. Questa procura fu pensate bene da Falcone, è vero, ma poi è diventata un deputatificio: sono finiti tutti in Parlamento con la sinistra. Anche Piero Grasso, per il quale però ho una venerazione. Ma poi Roberti ha fatto il deputato europeo del Pd, l’attuale procuratore Giovanni Melillo faceva il capo di gabinetto con Andrea Orlando al ministero della Giustizia, ma soprattutto De Raho. Ora con il 5 stelle fa il vicepresidente dell’Antimafia che dovrebbe indagare sullo scandalo Striano che è avvenuto quando c’era lui a capo della superprocura”. Ma ora non c’è più. “E però – prosegue inarrestabile Gasparri – lo sapete cosa ha raccontato il procuratore aggiunto Russo a Raffaele Cantone che a Perugia indaga sulla vicenda? Che quando nel 2020 portò a De Raho un verbale che riportava in modo circostanziato le violazioni di Striano quello gli disse di lasciare perdere e che ci avrebbe pensato lui. E quel fascicolo è rimasto giacente negli uffici. Quando è stato trovato De Raho ha detto che è tutto falso, vedremo se dice la verità”. Non le piace proprio questa procura nazionale. “Non voglio abolirla, ma la sede della legislazione è il Parlamento della Repubblica, io non posso fare il postino dei procuratori”.