Il retroscena

Centro sperimentale, Giuli per il dopo Castellitto ha scelto Gabriella Buontempo

Simone Canettieri

Il ministro della Cultura   punta sulla produttrice di serie tv ed ex moglie di Italo Bocchino. Via libera da FdI, manca solo il ciak di Meloni. Un'altra nomina thriller

E’ un thriller. Perché  ci sono il ministro della Cultura Alessandro Giuli e una nomina. Due ingredienti che visti i precedenti – dal capo di gabinetto   alla presidente della Fondazione Museo Egizio – infondono subito tensioni e sorprese. Se poi di mezzo c’è la presidenza della fondazione del Centro sperimentale di cinematografia (Csc) tutto si ammanta ancora di più di suspense. Il nome c’è: è quello di Gabriella Buontempo, produttrice ed ex moglie di Italo Bocchino.  
Se tutti i pianeti si allineeranno sarà lei a prendere il posto di Sergio Castellitto, dimissionario agli inizi di novembre, “non per gli attacchi ricevuti, ma per tornare al mio mestiere”, ha scritto nella lettera di addio senza voler spiegare altro. 


Giuli ha fretta, ma sa di non poter sbagliare. Soprattutto dopo i casi che hanno portato alle dimissioni di Francesco Spano dal suo gabinetto, attaccato dal fuoco amico di Fratelli d’Italia, e la conferma complicata  all’Egizio di Torino di Evelina Christillin. Con tanto di violento scontro, prima via chat e poi al telefono, con Guido Crosetto, ministro della Difesa e cofondatore di Fratelli d’Italia. 


L’idea Buontempo, a questo punto, aspetta solo il ciak di Giorgia Meloni. Tuttavia da Palazzo Chigi arrivano segnali positivi su questo nome. E, tanto per non essere originali, si dice che che l’uomo del monte, ovvero il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, abbia detto sì. Chissà. 


Comunque se a  Giuli riuscirà il blitz potrà chiudere (forse) la sarabanda che si è scatenata al Csc con una girandola di nomi e autocandidature in stile XFactor: Luca Barbareschi, Francesco Rutelli, Gianni Amelio, Pietro Valsecchi. 


Il Centro sperimentale per la destra resta un terreno brullo, complicato da arare. E quindi la scelta del nome e il gradimento dell’ambiente restano delle incognite. Dentro a FdI e al ministero l’idea per il dopo Castellitto prevede un cambio di schema: via attori e registi, dentro uomini (o donne, come in questo caso) di produzione. E’ in tale contesto che si fa sempre più forte la presidenza di Gabriella Buontempo “che ha tutti i requisiti in regola”, dicono da Via della Scrofa. E’ la figlia della Napoli bene e socialista, appassionata di Moravia, titolare insieme al socio Massimo Martino della Clemart, casa di produzione che ha nel portafoglio serie tv e film, molti dei quali comprati dalla Rai (“I bastardi di Pizzofalcone”, “Il metodo Fenoglio”, “Maria Corleone”, “Il commissario Ricciardi”, “Il legionario”, l’elenco è lungo assai). 
Buontempo, il cui padre fondò la prima linea aerea alternativa ad Alitalia, una decina di anni fa finì su tutti i rotocalchi per la sua rottura con Italo Bocchino via intervista su Vanity Fair. Un matrimonio nato nel 1992 che all’epoca destò un certo scalpore. Lui, giovane rampante del Msi e assistente di Pinuccio Tatarella; lei, figlia della borghesia partenopea di sinistra (radio Transatlantico parla anche di una parentela alla lontanissima con Teodoro, Er pecora, Buontempo, volto storico della  destra missina che però era abruzzese: genealogia difficile  da ricostruire). La rottura della coppia avvenne ai tempi della scissione di Bocchino appresso a Gianfranco Fini. “So da due anni della relazione di mio marito con Mara Carfagna”, disse la produttrice alla rivista. “Grazie alle nostre due figlie abbiamo trovato un nostro equilibrio, un rapporto civile anche di affetto”, ha detto di recente al Corriere sempre Buontempo a proposito di Bocchino che nel frattempo si è risposato e soprattutto è diventato uno dei pochi volti televisivi di La7 arruolato per difendere il melonismo da tutto e da tutti (la sua ultima fatica letteraria, edita da Solferino, si intitola “Perché l’Italia è di destra”). Finito questo aspetto c’è appunto il lungo curriculum della più che probabile presidente del Centro sperimentale:  il debutto come assistente di Lina Wertmuller che la farà anche recitare. E poi i primi film prodotti:  “Signorina Giulia”, “La bruttina stagionata”. Si definisce una metalmeccanica delle serie tv, la descrivono come una persona decisa, anzi “violentemente apprensiva”. E’ vicepresidente dell’Associazione produttori e anche della società Cinecittà. Restate seduti, il thriller è appena iniziato.
Simone Canettieri        

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.