Il retroscena

Fitto si dimette, Meloni a pranzo da Mattarella. Ipotesi di un tecnico europeista

Simone Canettieri

La premier mercoledì al Quirinale. Cerca il sostituto del neo vicepresidente della Commissione. Sullo sfondo le liti fra Tajani e Salvini

Oggi sarà il suo ultimo Cdm e al massimo domani il vicepresidente della commissione europea Raffaele Fitto si dimetterà e non sarà più un ministro del governo Meloni. Sostituirlo, con un profilo altrettanto europeista, è la raccomandazione uscita dal pranzo al Quirinale di mercoledì scorso tra il capo dello stato e la premier. Giorgia Meloni ha incontrato Sergio Mattarella, in gran segreto, nel giorno dello scontro tra Lega e Forza Italia sul canone Rai  e in piena approvazione della manovra. Non proprio un’occasione per dire “buongiorno, anche a lei, a casa tutti bene”.

 

Il menù di questa “colazione di lavoro” è servito a sfatare racconti e retropensieri che albergano da sempre a Palazzo Chigi ma anche in Via della Scrofa. Quelli cioè di un presidente della Repubblica “molto solerte” nel fare le pulci ai provvedimenti del governo, con costanti correttivi, mal digeriti dalla maggioranza. Si è parlato molto di politica estera, anche perché Meloni era reduce dal G20 in Brasile e dalla visita in Argentina al presidente Javier Milei. E’ legittimo pensare, inoltre, che i due abbiano scambiato le riflessioni sull’importanza della difesa dell’Ucraina, al di là del cambio della guardia alla Casa Bianca, intesa in un certo senso anche come difesa dell’interesse nazionale. La premier ha voluto dettagliare le sue prossime mosse che riguardano il piano Mattei e si è sentita dire che  sulla manovra non ci sono particolari criticità. Il nodo gordiano, politico e di assetto per il governo, riguarda proprio il sostituto di Fitto, che lascia a Roma quattro deleghe pesantissime: Pnrr, Coesione, Sud e soprattutto Affari europei.  

 

Meloni si è presa tempo. Perché, raccontano, ha ancora aperti diversi schemi. L’unica certezza è che la scelta, nonostante gli strepiti di queste ore dei suoi alleati, è tutta in capo a Fratelli d’Italia. Accarezza l’ipotesi tecnica. E difficilmente   Salvini e Tajani, che in queste ore se ne dicono di ogni, potranno metterci bocca. Si lavora su diverse soluzioni:  due ministri (uno agli Affari europei e un altro al Pnrr e Coesione) più un sottosegretario al Sud. Oppure lo spacchettamento delle deleghe fittiane con il coinvolgimento di qualche deputato del giro stretto della Fiamma magica (Francesco Filini, Sara Kelany,Ylenja Lucaselli) con l’aumento di competenze ai ministri o viceministri in carica (da Edmondo Cirielli a Nello Musumeci).

 

E’ altresì probabile che il clima da pollaio tra Forza Italia e Lega per chi canta per secondo nella maggioranza non porterà a nessun riequilibrio, rimpasto o verifica di maggioranza. Che sono i timori di Salvini, pronto a dire infatti “se esce Fitto, ne entra un altro di quella squadra: non abbiamo nulla da rivendicare”. Un modo per sbarrare la strada agli appetiti di Forza Italia che  con una certa costanza inizia a puntare i piedi, accendendo fuochi qua e là. Anche se la resa di queste battaglie resta ancora tutta da decifrare: Irpef, pensioni e canone Rai rischiano di restare bandierine mai piantate sul serio, al di là del cancan. Ecco perché a Palazzo Chigi provano a slegare il racconto del pranzo della premier, tenuto coperto per 24 ore, dalle beghe della politica parlamentare. “Non c’entra assolutamente nulla con le fibrillazioni che ci sono state in Senato”. Il pranzo sarebbe stato in programma  “da almeno una settimana” e “non era a sorpresa”.

 

Sarà. L’impressione dentro Fratelli d’Italia è che la contesa fra Tajani e Salvini diventerà un tormentone dei prossimi mesi. Meloni ha intenzione di ripartire e di mettersi alle spalle l’inciampo sul canone Rai evitando scossoni, muovendo il meno possibile per quanto riguarda il dopo Fitto. E’ una scelta che sta in capo alla premier, si è detto. Anche se c’è un nome che continua a far fibrillare i vertici di Forza Italia: è quello di Elisabetta Belloni, sherpa della presidenza G7 e direttrice del Dis, arrivata fine mandato non più rinnovabile. Per Tajani, visto il curriculum diplomatico di lady 007, sarebbe una presenza ingombrante in Consiglio dei ministri e forse la vivrebbe come un dispetto di Meloni. La premier deve fare anche questi ragionamenti per cercare di tenere a galla la barca.

 

A volte sembra averne fin sopra i capelli di queste liti interne, al punto che ieri a Cagliari non è passata inosservata la sintonia con la governatrice sarda del M5s Alessandra Todde, nel dietro le quinte dell’accordo per lo sviluppo e la coesione. Le due si sono fermate a conversare, con un doppio caffè e una buona dose di nicotina meloniana, prima e dopo l’evento. Parlando di figli e animali, argomenti leggeri. “Sta meglio con Todde, che con i suoi alleati”, hanno scherzato in Sardegna davanti a questa insolita sintonia (molto femminile). Le risposte per il dopo Fitto si avvicinano, quelle alla Stampa parlamentare meno. Il consueto appuntamento di fine anno con la conferenza stampa della premier è stato fissato per il 9 gennaio del 2025.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.