La convention
I verdi riuniscono il campo largo. Bonelli: “Calenda sì e Renzi no”
Sabato e domenica, l’Assemblea nazionale di Europa verde accoglierà tutti i leader del centrosinistra. “Ma quello di Italia viva è un elemento di conflitto: continua a rivendicare scelte laceranti per il nostro mondo”, spiega Bonelli. “Con Calenda invece siamo aperti al confronto”
Sarà un grande congresso. “Negli ultimi tre anni è cambiato tutto”. Oltre ogni frontiera dell’alleanza: quella con Sinistra italiana “è sempre più salda e ci ha riportato nel pieno dell’agone politico”, dice al Foglio Angelo Bonelli. Ma c’è di più. “Questa sarà anche l’occasione per rafforzare un progetto più ampio, in tutte le dimensioni civiche-territoriali”. Il futuribile campo largo si raduna sotto l’insegna dei verdi. “Parteciperanno Schlein, Conte, Calenda, Maraio, Magi. E ovviamente Fratoianni”. Altri? “I sindacati: Landini e Bombardieri”. Altri altri? “Può bastare così”. Ma come: Calenda sì e Renzi no. Vaglielo a spiegare, al senatore di Rignano (che tra l’altro dista soltanto un’oretta di auto da Chianciano Terme, dove si terrà la convention ecologista sabato e domenica). “Ho grande rispetto per Carlo: ha posizioni diverse dalle mie, sul nucleare e non solo, ma ho piacere di parlarne con lui. Magari questo weekend non sarà il momento per approfondire il confronto. Sicuramente lo chiamerò più avanti. E sono convinto che accetterà”. Depennato invece il leader di Italia viva. “È un elemento di conflitto. Certo il suo protagonismo non aiuta il campo progressista: il punto è che veniamo da una stagione in cui il centrosinistra ha sommato sconfitta su sconfitta, trincerato dietro i governi tecnici. Le scelte di Renzi sono state laceranti per il mondo del lavoro, dell’ambientalismo. E sono scelte che ancora oggi lui rivendica”.
In altre parole, la presenza dell’ex premier sarebbe nociva. “Da quando abbiamo iniziato questa conversazione, la priorità è mettere in campo temi programmatici comuni”, spiega Bonelli. “Bisogna definire le forze insieme a noi. Con Renzi sarebbe difficile indicare una nuova visione di Italia. Voglio dire ai cittadini che stiamo lavorando a un’alternativa: nell’immediato abbiamo vinto in Umbria e in Emilia-Romagna. Questa è la strada verso le elezioni nazionali”. Il fu Terzo polo ne prenda atto. Il paradosso è che dopo mesi di appelli, proclami, abbracci calcistici e politici, a rimanere beffato sembra proprio colui che si era speso di più per “sedersi al tavolo e parlarne”. Eppure di Renzi non ci si fida. Meglio il boniniano Magi – che con lui aveva lanciato Stati Uniti d’Europa alle ultime europee –, meglio lo zerovirgola del Psi. Meglio perfino Calenda, appunto, che soltanto due mesi fa Bonelli accusava “di aver portato al governo Meloni, di allearsi con la destra”. Ma insomma, cos’è cambiato nel frattempo? “Vorrei capire il punto di vista di Azione: noi non siamo contrari alla ricerca sul nucleare, ma il tema della fissione è legato a una tecnologia obsoleta, che implica lavori lunghi e costi importanti – lo vediamo anche in Francia e in Inghilterra. Dunque non risolverebbe le nostre urgenze: contenere il rincaro energetico e la crisi climatica. L’alternativa percorribile, come suggeriva l’ex presidente di Confindustria Bonomi alla fine del governo Draghi, sarebbe invece necessaria una riforma del mercato elettrico per abbassare i costi. Su questo sono disposto ad ascoltare Calenda”.
Bonelli che cita Confindustria: sono proprio altri tempi. “Come ambientalisti dobbiamo cominciare a fare autocritica metodologica”, ammette il deputato. “Cioè non contestare il merito delle nostre posizioni, ma capire ad esempio che oltre alla tecnicalità del raggiungimento degli obiettivi serve coniugarli alla questione sociale. Mai più contrapporre l’ecologia al lavoro”. È una chiamata non casuale, in un luogo non casuale. Fortemente simbolico per la sinistra: a Chianciano nel 2008 Paolo Ferrero veniva eletto segretario di Rifondazione; sempre a Chianciano un anno più tardi Nichi Vendola – oggi decano e presidente di Avs – annunciava la scissione che avrebbe portato alla nascita di Sel. “Siamo pronti a leggere i nostri nuovo dirigenti in una fase topica. All’ultima Assemblea nazionale non avevamo rappresentanza parlamentare né in Italia né in Europa”, ricorda Bonelli. “Ora invece, insieme a Sinistra italiana, siamo passati dal 2 al 7 per cento. Magari un giorno prenderemo il 50, chissà”. È l’ottimismo da campo largo.