Jacob Kainen, Street Corner, 1941, olio su tela (The Phillips Collection) 

Lode alla normalità, così inaccettabile, così difficile a farsi

Giuliano Ferrara

Viviamo in un paese in cui non succede niente di importante, salvo la stabilità, il funzionamento dell’alternanza, la pace dei mercati. È tutto più o meno a posto, ma troviamo la suprema capacità italiana di essere (diventati) normali “inaccettabile”

L’aggettivo più loffio è: inaccettabile. Lo si usa per il genocidio e per una dichiarazione di Delmastro, a seconda, ma con lo stesso valore lessicale e semantico. Usiamolo a proposito. Di inaccettabile nell’Italia contemporanea c’è una sola cosa: la normalità. Le sorelle Meloni che vogliono “mettere a terra” i fondi di coesione sono tremendamente normali, andrebbero trattate come una coppia che ha vinto le elezioni, punto, e governa, e ha bisogno di un’opposizione adulta e non rassegnata, che sappia dire di no e anche ni o sì quando è necessario, per esempio sulla politica estera e europea. Invece sono inaccettabili e il governo, bum, è autoritario, e non si fa politica se non a mezza bocca. Landini (Cgil) vuole rovesciare il paese come un guanto in nome della rivolta sociale contro la normalità, invece di aprire alla contrattazione decentrata che aumenterebbe i salari e la produttività. Rifiuta la normalità sindacale, i rapporti di forza, l’apertura e chiusura di normali vertenze. Grillo si era annoiato delle sue battute al cabaret e ha fondato un partito, partendo dal vaffanculo, poi ha vinto le elezioni, perché gli italiani l’hanno bevuta, e lo ha buttato via, il partito alberghiero, ora lo vuole scaricare con la differenziata perché non tollera la normalizzazione. La normalità è intollerabile anche per il Pd, tornato in piazza con le corvette di D’Alema e i colori di Schlein, bell’accoppiata: vogliono vincere le prossime elezioni, ovvio, normale, ma intanto votano Ursula dicendo che non va bene e cantano Bella ciao ma fanno numeri convulsi sulle armi alla resistenza degli ucraini, anormale nel normale, con le armi dirottate sulla Colombia, eventualmente.

   
Inaccettabile la normalità di un paese in cui non succede niente di importante, salvo la stabilità, il funzionamento dell’alternanza voluta e inverata da Berlusconi e dai suoi scagnozzi tanti anni fa, salvo la pace dei mercati che invece assediano Francia e Germania, salvo la crescita del debito che va avanti da tre quattro decenni senza gravi conseguenze per alcuno, con rimando inessenziale, normale, ai posteri che ovviamente ereditano il bene e il male, attivi e passivi, e presumibilmente faranno anche loro altro debito. Normale che l’effetto green si esaurisca, a forza di forzare è sembrata una forzatura, una truffa addirittura, invece il caldo è più o meno vero ma non dipende così coattivamente dal nostro comportamento, che è normale e dunque inaccettabile, e dalla disciplina sociale in cui si vorrebbero ingabbiare scaldabagni, monnezza e diesel. 

   
Bisogna rassegnarsi, per l’eroico e l’epico c’è da pensare a un altro tempo, questo è blandamente normale per noi italiani, l’Iliade si gioca tragicamente in medio oriente e nel cuore dell’Europa orientale. Qui tutto più o meno a posto, marinismo come al solito, è del sistema il fin la meraviglia di un tempo piatto, in cui non solo Grillo si annoia, tutti ci annoiamo un po’ pensando alla maledizione di coloro che vivono tempi interessanti. Ma non vogliamo starci, troviamo la suprema capacità italiana di essere (diventati) normali “inaccettabile”. La normalità è difficile a farsi, come la semplicità. 

  

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.