il colloquio
Calenda: "Dopo Tavares si dimetta anche Urso. Elkann venga in Parlamento a spiegare i piani di Stellantis”
"Gestione Tavares drammatica. Non si può andare avanti in questo modo, il presidente di Stellantis ci dica quali sono i modelli che intende portare in Italia, come li vuole produrre e dove", dice il leader di Azione. "Per rendere l’Italia competitiva è necessario abbassare il costo dell’energia”
"Adesso John Elkann venga in Parlamento”. Dopo le dimissioni dell’ad Carlos Tavares, Carlo Calenda rilancia. Il leader di Azione è sempre più preoccupato dalla crisi dell’automotive italiana e chiede che il presidente di Stellantis, l’erede degli Agnelli, riferisca una volte per tutte quali sono le reali intenzioni dell’azienda. “Non si può andare avanti in questo modo, con i manager che se ne vanno o che sono temporanei. Ho scritto anche al presidente della Camera Lorenzo Fontana affinché convochi nuovamente Elkann. Dobbiamo capire quale sia il piano di Stellantis perché oggi non lo sappiamo ancora. Mentre invece continuiamo a pagare la cassa integrazione”.
Da mesi l’ex ministro dello Sviluppo economico porta avanti questa battaglia. E’ stato tra i primi a farsene carico, spesso polemizzando con la sinistra, con i giornali e con i sindacati – quasi quotidianamente litiga con il segretario della Cgil Landini. Il passo indietro di Tavares è in qualche misura anche un suo piccolo successo. “La sue dimissioni sono sicuramente un fatto positivo, un sollievo”, commenta Calenda in questo colloquio con il Foglio. “Ha sbagliato tutto quel che si poteva. La sua gestione, sia in Italia che per quanto riguarda l’intero gruppo, è stata talmente drammatica che non si potrà fare peggio di così”. Sarebbe però sbagliato credere che basti cambiare un ceo per risolvere un problema che è ben più complesso e si trascina da anni. “Proprio per questo chiediamo che Elkann si presenti in Parlamento e spieghi quali sono i modelli che intende portare in Italia, come li vuole produrre e dove”. Nelle scorse settimane il presidente di Stellantis ha già declinato. Questa volta sarà diverso? “In passato ha detto no perché c’era ancora Tavares, ma dopo le dimissioni i poteri sono nelle mani di Elkann. Mi aspetto che adesso accetti la nostra richiesta”.
Alle enormi responsabilità di Stellantis, Calenda somma poi quelle della politica. E non sono poche. In particolare, il leader di Azione punta il dito contro il ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Dopo Tavares, anche Urso dovrebbe dimettersi. Oppure sia la premier Meloni a cacciarlo. E’ il peggior ministro del governo. Ha rilanciato in pompa magna le dichiarazioni di Tavares quando annunciava che avremmo prodotto un milione di veicoli, ma al massimo ne produrremo la metà”. Ieri lo stesso ministro ha avuto un colloquio con Elkann, mentre dal suo ministero fanno sapere che il prossimo 17 dicembre è previsto un tavolo con Stellantis (in quella sede sarà rappresentata da Jean Philippe Imparato, responsabile Europa). “Urso – continua Calenda – ha organizzato per mesi tavoli che non hanno prodotto assolutamente nulla. Abbiamo una classe dirigente che non conosce l’industria e suoi i problemi”. Tra questi, spiega ancora Calenda, c’è la questione energetica. “Dobbiamo fare il lavoro che il governo non sta facendo. Per rendere l’Italia competitiva è necessario abbassare il costo dell’energia”. In che modo? “Assimilando l’automotive alle norme che regolano le imprese energivore. E’ un intervento da fare immediatamente, con una manovra che permetta alle aziende del settore, che producono e danno occupazione, di scaricare gli oneri impropri dalla bolletta”. Azione ha presentato un progetto che va proprio in questa direzione. “Con tutti i numeri e le coperture”, dice il leader di Azione. “I soldi peraltro c’erano già, li aveva messi Mario Draghi con il fondo automotive ma questo governo li ha cancellati. Ci dicano cosa vogliono fare”.
Su Stellantis, una volta tanto, le opposizioni sono riuscite a ritrovarsi su posizioni condivise. Gli sviluppi di queste ore possono offrire nuova linfa al percorso comune? “Il piano automotive è stato presentato con tutte le altre forze di minoranza, credo sia positivo. C’è però un piccolo dettaglio”. A cosa si riferisce? “Il Pd ma anche il M5s, Fratoianni e Bonelli, continuano a sostenere la normativa europea che spinge enormemente sul motore elettrico. Ritengono sia la strada giusta. Mentre invece è la principale causa dei problemi del settore in tutta Europa. Su questo aspetto ci sono profonde differenze”. Non sono le uniche. “C’è il tema del nucleare, del green e della giustizia. Ci sono visioni divergenti sullo sviluppo economico. E poi, chiaramente, ci divide il posizionamento sulla guerra in Ucraina. Ma anche la Commissione europea. Un giorno i dem la votano, il giorno dopo dicono che non è la loro Commissione. Credo che il Pd e Schlein siano in confusione totale”. Così, con queste condizioni, diventa ancora più difficile darsi una prospettiva. “Noi rimaniamo dove siamo, non perché ci piaccia il centro, ma semplicemente perché riteniamo che questa sinistra stia andando nella direzione sbagliata. Se linea è quella di Landini e della rivolta sociale, siamo messi bene...”, conclude Calenda. “Ma come facciamo a governare così?”
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