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La mossa di Grillo contro Conte vista dal Pd: non sarà meglio pensare a se stessi?

Marianna Rizzini

La guerra nel M5s solleva dubbi nel Pd. Tra la linea scettica di Prodi e l'ottimismo di Orfini, si discute su alleanze e futuro del centrosinistra. Parlano Guerini, Gualmini, Alfieri, Orfini e Bonafè

Il classico sasso nello stagno – lo butti e vediamo che cosa succede – è stato lanciato ieri mattina nella palude politica sotto forma di “delicato messaggio” di Beppe Grillo, in diretta e alla guida di un carro funebre (succo: io Beppe Grillo perderò, ho già perso, voi rivoterete nel weekend o forse andrete a funghi, io non mi offendo, ma il Movimento delle origini, stravolto nei valori dal “mago di Oz” Beppe Conte, sopravviverà “che ci siate voi o no”. Come dire: fatevi un altro simbolo). Visto dal Pd, può significare che l’alleato “progressista” Conte, di fronte a una battaglia legale con Grillo, potrebbe uscirne un po’ ammaccato. E quindi: ci si sta legando troppo a un cavallo che potrebbe rivelarsi zoppo? E’ questa l’occasione per vedere con occhi diversi le alleanze, e magari accodarsi allo scetticismo dell’ex premier Romano Prodi (che, alla presentazione del libro-dialogo con Massimo Giannini, alla libreria “Spazio 7”, a Roma, ha detto che “definire il Movimento 5 stelle di sinistra è difficile”)? Nell’area moderata dem, intanto, si sta a guardare. La questione non toglie il sonno all’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “Quando la politica lascia il posto alle carte bollate, si è già su un crinale non particolarmente entusiasmante”, dice: “Ciò detto, vedremo come finirà. Se il M5S vorrà partecipare a un’alleanza ampia di centrosinistra, come mi auguro, sarà una buona notizia, pur con tutte le difficoltà del caso e le distanze che ancora restano su alcune questioni tra cui — per me irrinunciabile — la definizione di una chiara linea di politica estera. Il Pd deve continuare a lavorare per l’unità delle forze di centrosinistra, così come ci viene richiesto dal momento e dalle sfide che abbiamo di fronte e, nel contempo, rafforzare sempre più il proprio profilo politico e programmatico di grande partito progressista e riformista che vuole parlare a grandi strati della società italiana”.

Può farlo con accanto un M5s dilaniato? Il responsabile al Pnrr e alle Riforme nella segreteria Schlein Alessandro Alfieri il Pd, al di là di chi e come camminerà al suo fianco, deve guardare ora più che altro a stesso, “e fare lo sforzo di rendere più solido il suo profilo plurale e popolare, senza farsi risucchiare dai problemi degli altri”. Ma che cosa può comportare davvero la mossa di Grillo? Per l’eurodeputata Elisabetta Gualmini, che da politologa ha studiato a lungo il M5s, “Grillo sicuramente non molla. Anzi rilancia, a prescindere dall’esito della seconda votazione. La battaglia sarà aspra in particolare sul simbolo e l’esito potrebbe essere quello di una possibile scissione. Per il Pd il conflitto Grillo-Conte è un problema, perché ha bisogno di alleati forti per costruire una coalizione alternativa alla destra. Quello che è ormai il partito di Conte ha scelto una collocazione chiaramente progressista e lì speriamo rimanga”. Tutto sommato ottimista si dice il deputato dem Matteo Orfini: “Conte ha fatto la sua scelta di campo tra i progressisti e ben venga, ma, al di là di questo, il Pd deve pensare a crescere. E non mi pare stia facendo male, anzi. Abbiamo addirittura espugnato Anzio e Nettuno, tradizionali fortini della destra nel Lazio”. “Non si sa ancora se davvero sarà tale il ‘muoia Sansone con tutti i filistei’  di Grillo”, dice la vicepresidente dei deputati dem Simona Bonafè, e “d’altronde Elly Schlein, a Chianciano, giorni fa, ha detto: no all’unità a tutti i costi. Bisogna quindi rinsaldare il nostro profilo, forti delle nostre idee, pur sapendo di non essere autosufficienti e di dover allargare, da partito plurale, l’area dell’opposizione”.

 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.