Il racconto
Il Sole (24 ore) di Meloni. Le manovre di Confindustria, il risiko in Luiss e l'età Caltagirone
Confindustria si avvicina a Meloni e si parla di un avvicendamento tra Luiss e Sole, dove potrebbe andare il vice del Giornale, De Paolini. Cresce il ruolo del vice di Orsini, Marinese
Meloni ha il Sole in tasca. Stanno cambiando gli equilibri della Confindustria, i rapporti, le relazioni, la bilancia. Al Sole 24 Ore si attende l’arrivo di Luigi Gubitosi come nuovo amministratore delegato, alla guida della Luiss, l’università di riferimento del governo, si è appena insediata Rita Carisano nuova direttrice generale. E’ un giro di rivoluzione, come per i pianeti. La presidenza dell’ateneo è destinata a Giorgio Fossa mentre alla guida del quotidiano non si esclude la nomina di Osvaldo De Paolini, vicedirettore del Giornale, l’innesto di un vicedirettore di area centrodestra, della Verità. Confindustria si avvicina a Meloni e l’imprenditore Caltagirone è l’eroe del nostro tempo. Meloni è solare.
Con il governo Draghi è stata l’epoca Bocconi, con Meloni è l’epoca Luiss, l’università di Confindustria, presieduta dall’ex dg Rai, Gubitosi. E’ l’ateneo che ha un’occasione unica: surclassare la francese Sciences Po, travolta dagli scandali, battere la Bocconi, anche grazie alla stima, la vicinanza di un governo tra i più stabili d’Europa. Ogni anno la Luiss elegge l’alunno eccellente, l’ex luissino di vanto, e per il 2024 il titolo è stato assegnato alla nostra signora Servizi Segreti, l’ambasciatrice amata da Meloni, già candidata al Quirinale, Elisabetta Belloni. L’università è stata governata fino a poche settimane fa dal direttore generale Giovanni Lo Storto, che si sta spostando a Ferrovie, la società amministrata dall’ad Donnarumma. Lo Storto ha lasciato per volere del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, e sulla decisione, e lo dicono in università, avrebbe pesato la forte pressione della vecchia Roma, di centrodestra, l’eterna palestra di Gianni Letta. Al posto di Lo Storto è stata nominata Rita Carisano già direttrice generale di Confindustria Verona, e la nomina ha spaccato l’associazione. Una parte: “Serviva una figura di più alto blasone. Il dg della Luiss deve avere uno slancio internazionale e andrebbe recuperato il ruolo del centro studi Luiss”. L’altra parte: “Carisano figura eccellente, solo che è legata all’ex presidente Emma Marcegaglia che torna ad avere una sua influenza”. In realtà il cambio a favore di Carisano è stato chiesto dal vicepresidente di Confindustria che sta più emergendo. Si chiama Vincenzo Marinese (ha origini siciliane, è nato a Palermo) già presidente di Confindustria di Venezia e Rovigo, a capo di una società leader nel settore delle bonifiche. Per i confindustriali, Marinese studia da futuro presidente. Quello da poco eletto, Orsini, vuole ripristinare la vecchia regola: alla presidenza della Luiss vanno gli ex presidente di Confindustria. La regola era saltata con Carlo Bonomi perché non possedeva la laurea e da quanto si legge sul sito di Confindustria neppure Orsini la possiede, ma mai disperare, c’è sempre tempo. Alla presidenza di Luiss al posto di Bonomi è andato Gubitosi che dovrebbe spostarsi al Sole 24 Ore e sostituire l’attuale ad, Mirja Cartia d’Asero. Il cambio era dato per imminente ma Gubitosi avrebbe altre ambizioni e l’ad del Sole non dovrebbe lasciare prima di aprile. Con la staffetta, la presidenza Luiss passa a Fossa, ex presidente Confindustria. Il rettore è invece già cambiato, per i prossimi tre anni sarà Paolo Boccardelli, come è già cambiato il direttore dell’eccellenza di Luiss, il direttore la Luiss School of Government, guidata adesso da Gaetano Quagliariello, editorialista del Giornale. E’ il quotidiano degli Angelucci e lo dirige Alessandro Sallusti, il biografo principe di Meloni, ma è anche il quotidiano del vice De Paolini, la firma economica del centrodestra, già vicedirettore vicario del Messaggero, candidato a sostituire il direttore del Sole, Fabio Tamburini. Con De Paolini arriverebbe, e sono tutte voci interne al Sole 24 Ore, Claudio Antonelli, della Verità. De Paolini è il collegamento tra Milano e Roma ed è stato per anni vicinissimo a Caltagirone, editore del Messaggero, l’imprenditore che per primo ha intercettato il fenomeno Meloni. Ci ha scommesso e oggi il governo si ricorda di quella scommessa. In economia, come in politica, Meloni lavora di memoria. A eccezione di Salvini che su Unicredit è uscito in maniera scomposta, Meloni, attraverso il suo ministro dell’Economia, Giorgetti, ha dichiarato di valutare lo strumento del golden power. Questo in pubblico. In privato il governo non dimentica che Unicredit, la banca che oggi vuole scalare Banco Bpm e arrivare a Mps, è la stessa che nel 2021 non finalizzò l’operazione con Daniele Franco, ministro dell’Economia, di Draghi. Il senso: “Allora che l’Italia aveva bisogno di Unicredit per Mps, Unicredit non la volle, oggi che Mps è risanata, con sacrificio, Unicredit vuole impedire la nascita del Terzo Polo”. Si è più volte scritto che Meloni stava per prendersi giornali, agenzie di stampa, televisioni, e da domani si scriverà forse anche i quotidiani economici, come il Sole. La verità è un’altra. Editori, associazioni le stanno riconoscendo una supremazia, che dovrebbe spaventare il Pd. Loro i raggi, lei il Sole.