Il reportage

La preside del Virgilio: "Io meloniana? Macché"

Ginevra Leganza

Reportage dal liceo occupato. Genitori graffitari, "purini" di erba e la preside che dice: "Difendo la scuola"

“Io ultrà meloniana? Penso che i miei comportamenti quotidiani smentiscano le affermazioni degli studenti”, dice al Foglio Isabella Palagi, preside del liceo Virgilio. Che poi aggiunge: “Tre dei quattro rappresentanti dei genitori in consiglio d’istituto erano in piazza Santi Apostoli con docenti e genitori venuti spontaneamente”. E questo la rincuora. Ma intanto l’occupazione va avanti. 


E c’è dunque una preside in trincea, Isabella Palagi, sostenuta dal ministro dell’Istruzione e da un gruppo di genitori. C’è un ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, che raggiunto dal Foglio dice che con Palagi “il vento sta cambiando” e che le mamme e i papà son dei loro. Ci sono poi i genitori che in larga parte, invece, pare sostengano i figli. E alla fine ci sono loro, i figli, che giocano a palla nello sgarrupato cortile d’istituto a ritmo tecno, trap o ascoltando una ballata di Fabrizio De Andrè. Ed ecco. In questa babele di contraddizioni, in queste trame di corpi giovani e corpi intermedi, si arriva infine al liceo Virgilio. Già culla della mejo gioventù de sinistra. Liceo nel centro di Roma, in via Giulia, occupato dai collettivi studenteschi che della preside Palagi dicono tutto il male possibile. Ovvero che è “una meloniana di ferro”. Perché in ogni caso, qui, l’occupazione sarebbe stata pressoché irrilevante. Liscia come l’olio non fosse stato per la contro-rivoluzione della preside. 


E tuttavia l’enigma intraducibile, qui al Virgilio, non sono i giovani che fanno i giovani (e dunque occupano), né la preside che fa la preside (e dunque reprime). Bensì loro: i genitori. Le mamme e i papà che, appunto, si dividono in parti tre. Da un lato, il gruppo di dieci o quindici partecipanti al sit-in contro l’occupazione insieme alla preside; dall’altro, la vasta maggioranza silenziosa, sospettosa, forse accidiosa; e non ultimo la cospicua minoranza che partecipa il pomeriggio ai “corsi autogestiti” organizzati dagli occupanti. La minoranza rumorosa che accede a lezioni mattutine e postprandiali dove gli ospiti variano, raccontano gli studenti, dall’avvocato dell’anarchico Cospito al rapper romano Er Chicoria. 
E in effetti basta entrare qui di prima mattina per vedere che sotto i graffiti (“Il vostro tempo è finito”, “Rave-olution”, “Virgilio occupato”) i ragazzi giocano a pallone, entrano ed escono, portano cornetti nei tasconi delle felpe, e insomma non si danno pensiero che il papà li possa riacciuffare. 
“Per i nostri genitori siamo la luce”, dice il diciassettenne all’ingresso del liceo. Custode ad interim della scuola riconvertita in centro sociale. Il suo nome d’arte (e cioè da graffitista) è Mawi. Ha una coperta indosso, raccoglie le offerte per i pranzi e le cene “sociali” e spiega che sono interdette foto e video. Per varcare il portone in via Giulia n. 38, dice Mawi, la regola è “Posate il cellulare, o voi ch’entrate”. 


Stanotte Mawi ha dormito a scuola. La madre lo sa ed è d’accordo perché “anche lei ha frequentato il Virgilio, anche lei ha partecipato alle occupazioni, e anche lei ha disegnato sui muri”. E dunque anche lei, come la ragazza seduta ora in cima a una pila di banchi ribaltati, in questa scuola si è “sentita in un film” (più che il drammatico “Fragole e sangue” di Hagmann, sarà stato  forse il sentimentale “Come te nessuno mai” di Muccino). 
In questa bolgia di vetri e purini di fumo, il giovane Mawi è guida e custode. Un vero Virgilio. Mentre ci accompagna nel Cocito dei bagni, sporchi e ghiacciati, chiede di non fargli più domande sui genitori. I quali sono persone libere, dice, che lo lasciano libero. Lui come altri pensano che le mamme e i papà in piazza con la preside Palagi si siano schierati “per convenienza, e non per lealtà”. “Per opportunismo – aggiungono – o addirittura per paura”. Ma paura di cosa? “Paura delle sanzioni”, risponde una diciottenne, “perché la preside sanziona sempre: è lo specchio del clima repressivo del governo. Adesso, per dire, sospenderà un ragazzo che protestando per la Palestina aveva portato il megafono e i fumogeni in cortile”. Questo non è strano, però. “Sì, ma i genitori in piazza vanno solo per paura. Come gli altri docenti”. Paura… “La preside condiziona i trasferimenti dei professori migliori”. Per esempio? “Per esempio c’era una professoressa di lettere bravissima che per i primi venti minuti non teneva lezione. I primi cinque erano dedicati allo sfogo”. Allo sfogo? “Sì. Ci lasciava sfogare, parlare, poi discutevamo di attualità”. E ai genitori andava bene? “Sì, è inutile che continuate a chiedere: i nostri genitori ci spronano a sfogarci, a pensare, a essere teste pensanti”. E in effetti, forse, è inutile chiedere se esistono ancora chat dove i genitori del Virgilio si organizzano per partecipare alle assemblee con gli occupanti e si danno appuntamento, conferma un’elusiva rappresentante d’istituto, per andare a pulire gli spazi occupati dai figli. 


Ma intanto a sera, mentre l’occupazione imperversa e un’anziana residente si lamenta – “Basta con questa musica, non potete fare sesso piuttosto?” – si riaffaccia in chat la preside Palagi. Non sa se i genitori siano più pro o contro di lei, scrive. “Ma che io sia una ultrà meloniana è assurdo. Io sono una dirigente dello stato. E i miei comportamenti dimostrano questo. Solo questo. Cosa c’entra Giorgia Meloni?”.

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