a roma
Mattarella al Ghetto: "La sua presenza un gran segnale per noi ebrei”. C'è mezzo governo. Nessuno da 5s e Avs
Il capo dello stato alle celebrazioni per i 120 anni del Tempio maggiore, la principale sinagoga della capitale. "Nel contrasto all'antisemitismo l'abbiamo sempre trovato dalla nostra parte", dice Fadlun (Comunità ebraica di Roma). Del Pd presenti Fassino e Verini
“Essere qui con noi è un gran segnale da parte del capo dello stato Mattarella. Grazie perché nel contrasto all’antisemitismo l’abbiamo trovato sempre dalla nostra parte”. Le parole del presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun risuonano nel Tempio Maggiore di Roma, nelle celebrazioni per i 120 anni della più grande sinagoga della capitale. L’omaggio a Mattarella ritorna al discorso d’insediamento nel gennaio 2015, quando citò Stefano Gay Taché, il bambino di due anni ucciso nell’attentato alla Sinagoga del 1982. Per l’occasione in un quartiere ebraico blindato si sono catapultate le massime autorità della Repubblica: mezzo governo Meloni, dal vicepremier Antonio Tajani ai ministri Nordio, Zangrillo, Giuli (con kippah scura), il sottosegretario Alfredo Mantovano, il presidente del Senato Ignazio La Russa. Ma a partecipare ci sono diversi esponenti della maggioranza: Maurizio Gasparri, Paolo Barelli, il neo capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami (il Circo Massimo, dov’è iniziato Atreju, è a due passi). Ci sono Maurizio Lupi, Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre.
Dalle opposizioni Maria Elena Boschi e Enrico Borghi di Italia viva. Dal Pd si affacciano Piero Fassino e Walter Verini (con tanto di kippah color porpora). Nessuno del M5s e di Avs, invece, ha pensato bene di manifestare vicinanza alla comunità ebraica. Assenze significative, perché i rimandi all’attualità erano molteplici. “Il diluvio arrivò perché, dice la Bibbia ‘la terra si era corrotta e si era riempita di violenza’. Con una sinistra evocazione, la parola violenza traduce il termine ebraico biblico che è hamàs, si proprio hamàs”, ha detto a tal proposito il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Aggiunendo che “la sopravvivenza della nostra società sta nella convivenza pacifica di cittadini che rispettano le leggi e che condividono il dovere di costruire insieme un mondo migliore. E tutto questo non riguarda tempi eccezionali ma è l’obbligo della quotidianità”.