Il racconto

Stellantis e il derby Elkann-Cairo. Inesattezze, pubblicità, sport. Schlein corre a Pomigliano. Meloni sorride

Carmelo Caruso

Elkann infastidito per il Corriere, Cairo infastidito per i servizi di Gedi sul suo Torino, due caratteri, due giornali, ma la battaglia tocca i partiti, la sinistra che dalla crisi Stellantis ne esce spaesata

John Cairo, l’unica che si diverte è Meloni. Per John Elkann il Corriere di Cairo sta diffondendo “profonde inesattezze” su Stellantis, per Urbano Cairo il Corriere è il grande e libero Corriere. Il risultato? Il Pd di Elly Schlein si sente spaesato, e corre a Pomigliano, FdI se la ride: “Il Corriere adesso fa Repubblica e Repubblica il Corriere”. La notizia della buonuscita di Tavares da cento milioni? Corriere. L’indiscrezione sul successore? Corriere. Smentite entrambe da Stellantis. L’intervista durissima di Montezemolo contro Tavares? Corriere. E’ un derby in doppiopetto, Cairo-Elkann, il vero Trofeo Meloni.


La battaglia è di carta, i riflessi, politici. La crisi Stellantis serve a Meloni per laurearsi donna di stato, premier europea che evita i licenziamenti,  per Schlein è l’opportunità per afferrare gli operai. Calenda l’ha sfidata: “Elly perché non parli su Stellantis? Dì qualcosa di sinistra”. Alla Camera, la fermiamo. Segretaria vuol dirci qualcosa sul caso Stellantis? “Preferisco di no”. A metà pomeriggio comunica che oggi sarà a Pomigliano, ai cancelli Stellantis e che “l’incontro era stato fissato da tempo”. Nell’attesa ci pensa il Corriere e La7. Il video virale di Calenda lo rilancia il quotidiano di via Solferino e l’intervista più dura, su Stellantis, l’ha finora rilasciata Luca Cordero di Montezemolo, sempre sul Corriere. Titolo: “Perché la Seicento in Polonia? Tavares lavorava solo per i soci”. Montezemolo, che era legato al nonno Gianni, fa parte della storia manageriale di Fiat e Ferrari, una storia finita, passata. Ora che Montezemolo torna a parlare c’è chi consiglia a Elkann: “Ma tu le ragioni della sua uscita da Ferrari le hai mai approfondite, raccontate? Perché non lo fai?”. Da due giorni, Elkann apre il Corriere e si lamenterebbe dell’inaffidabilità delle informazioni su Stellantis. Il Financial Times ha scritto che la buonuscita di Tavares è  meno 36 milioni e non di 100, e sarebbe scorretto, secondo Elkann, far dire (lo ha detto Montezemolo, al Corriere) che Fca abbia usufruito di un prestito da 6,3 miliardi con “impegni precisi, totalmente disattesi”. Il prestito? L’officina Elkann: “Restituito con pieno anticipo”. A Milano sono tutti convinti che il Corriere stia facendo ballare la rumba a Elkann, ma Cairo risponde che il Corriere fa  il Corriere, il grande e liberale Corriere e che il giornale lo fanno i giornalisti guidati dal suo direttore. Non c’è solo la carta, ma anche la tv di Cairo, La7 (l’ad Ghigliani è un ex Fiat) la rete che avrebbe mandato in replica almeno “4 volte”, l’inchiesta “100 minuti” dedicati alla Fiat. L’ex ministro del Pd, Andrea Orlando, che al Question Time ha chiesto lumi su Stellantis a Urso (tra i più duri del Pd sulla gestione Tavares) confessa che il primo giornale che ora legge è il quotidiano di Cairo. Non sono pettegolezzi o dissapori tra giornali, editori. E’ molto di più. Meloni ha più volte attaccato Repubblica, i suoi titoli, e Repubblica ha per primo sostenuto la linea di Elly Schlein. Cosa accade se Repubblica si Corrierizza e il Corriere attacca con interviste e indiscrezioni il gruppo Stellantis? Cosa accade se il Corriere titola: “Stellantis, maxi dividendi per 16 miliardi di euro. Fabbriche, persi 13 mila posti”? e Repubblica cambia invece atteggiamento con il governo? Per il Pd è un sottosopra.   C’è poi la grande questione della pubblicità. A Torino la voce che circola è che Stellantis abbia abbassato la sua quota di pubblicità sul Corriere, notizia che a Cairo non risulta, e che quella pubblicità sia stata compensata con gli spot provenienti da partecipate di stato, i cui vertici sono nominati dal governo. Difficile da smentire è che Cairo e Elkann non si siano mai presi. Fedele Confalonieri è innamorato di Cairo, mentre la famiglia Berlusconi, i figli, sono più vicini anche solo per generazione, a Elkann. Cairo ha lavorato con Silvio Berlusconi e vuole incarnare lo spirito di Gianni Agnelli, a cominciare dal doppiopetto che indossa, la sua divisa. Elkann, nel febbraio 2024, e lo scrisse il Foglio, stizzito, si era presentato a Via Solferino e si era dichiarato offeso per le pagine che il Corriere dedicava alla famiglia, alla madre, alla questione dell’eredità. A Cairo non piacerebbe, dicono a Torino, come i quotidiani Gedi raccontano il suo Torino, che, ha dichiarato,  “sono pronto a cedere se c’è qualcuno più ricco di me”. Elkann non gradisce, raccontano a Milano, che un giornale come il Corriere possa fare il Corriere e scrivere che “il nipote di Agnelli licenzia”. Dalle parti di Elkann ribattono che scrivere “si licenzia”, senza raccontare tutti gli altri licenziamenti, significa raccontare in maniera “inesatta” la storia industriale italiana. Meloni osserva tutto e si diverte. I dati di aggiornamento sul Pil diffusi da Istat sono negativi, ma la premier può sempre dire che l’industria sconta problemi “molto seri”, come la crisi Stellantis. John e Cairo, due caratteri, due giornali, due squadre di calcio,  per una  battaglia che tocca il governo, i partiti, e che interroga la sinistra, una sinistra che dalla crisi Stellantis ne esce spaesata. Chi vince? La Coppa la consegna Meloni.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio