(foto Ansa)

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Il Pd non teme i vaffa di Conte. Riserve della repubblica in movimento

Per evitare polemiche che potrebbero essere mal viste dall’elettorato di centrosinistra e per arginare le possibili richieste degli alleati, Schlein a sei mesi circa dalle elezioni politiche presenterà ai futuribili partner dell’alleanza un programma minimo comune da sottoscrivere. Rumors sui papabili al Quirinale

Al Nazareno sono convinti che Giuseppe Conte in questi ultimi mesi abbia “forzato” le sue posizioni rispetto al Partito democratico esclusivamente per rassicurare il Movimento ed evitare di prestare il fianco a possibili attacchi di Beppe Grillo. I dem ritengono che alla fine lo stesso Conte, come del resto due terzi dei Cinque stelle, abbiano capito che l’unica strada sia quella dell’alleanza con il Pd. Nel frattempo, però, Elly Schlein non sembra preoccuparsi affatto delle reazioni e delle fibrillazioni degli alleati. La segretaria del Partito democratico ha snobbato gli inviti degli “anziani” del Pd che le consigliavano di riaprire subito un dialogo privilegiato con il Movimento 5 stelle e di creare una sorta di cabina di regia delle opposizioni. La leader dem ritiene che iniziative del genere abbiano un unico risultato: quello di “far perdere consensi” al centrosinistra e al Pd. Perciò insiste nella sua campagna sui soliti temi: sanità e scuola pubbliche, salario minimo… La sua idea è che il tavolo della futura alleanza si debba aprire solo sei mesi prima delle elezioni politiche. Tanto – è il suo ragionamento – Conte, Fratoianni e Bonelli saranno costretti ad accettare di far parte della coalizione che il Partito democratico ha in mente di mettere in piedi. 

 

Ma c’è di più. Per evitare polemiche che potrebbero essere mal viste dall’elettorato di centrosinistra e per arginare le possibili richieste degli alleati, Schlein a sei mesi circa dalle elezioni politiche presenterà ai futuribili partner dell’alleanza un programma minimo comune da sottoscrivere. Al Nazareno osservano con interesse i movimenti di  Beppe Sala, sindaco di Milano, anche se secondo alcuni potrebbe aver archiviato il sogno di essere il leader del futuro centro alleato con i progressisti, tanto più adesso che gli ex Margherita di rito mattarelliano hanno individuato nel direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini la possibile guida di quell’area politica. Il sindaco del capoluogo lombardo, che in verità il sogno di dar vita a un soggetto politico che possa aiutare il centrosinistra a riequilibrare il suo profilo movimentista,  ha comunque intenzione di mettersi a disposizione della coalizione che verrà e resta una delle riserve della repubblica progressista (e uno dei candidati naturali a un ruolo di ministro, se mai il centrosinistra dovesse vincere le elezioni). 

 

Mancano circa cinque anni a un altro tipo di elezioni. Quelle del presidente della Repubblica, eppure nel mondo politico e non alcuni aspiranti stanno già lavorando dietro le quinte. Il primo è Pier Ferdinando Casini (che non a caso insieme a Matteo Renzi e alla Cisl starebbe lavorando a un progetto di centro ben diverso di quello immaginato da Ruffini). Casini ha dalla sua il fatto di avere buoni rapporti non solo nel centrosinistra ma anche nel centrodestra. Raccontano che anche Paolo Gentiloni, il quale un giorno si e l’altro pure rifiuta il ruolo di federatore del centrosinistra, ci stia facendo un pensierino. E persino Mario Draghi accarezzerebbe ancora questa ipotesi.

Dalla poltronissima del Quirinale a ben più modesti strapuntini: nel Partito democratico dove ormai i posti da spartire sono pochissimi, visto che i dem non sono più al governo come è accaduto quasi ininterrottamente dal 2013, facendo eccezione per la parte tesi del governo giallo-verde di Giuseppe Conte, c’è grande fibrillazione. Nicola Zingaretti, infatti, pur essendo capo delegazione del Pd all’Europarlamento sta mantenendo il suo incarico di presidente della Fondazione dem. E nel Pd c’è chi vorrebbe che lasciasse questo posto. Lui non sembra intenzionato a farlo. Schlein non pare desiderosa di aprire la pratica, ma i dem sono in ebollizione e le donne del partito reclamano quello strapuntino per una di loro.

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