Il racconto

Ernesto Maria Ruffini può dimettersi dall'Agenzia delle Entrate. FdI è irritata: "Lasci"

Carmelo Caruso

Attratto dalla politica, il direttore non smentisce un suo eventuale abbandono. Il rapporto con Meloni, Forza Italia e i quotidiani di destra che gli chiedono di lasciare. A destra, si studiano i profili di Alemanno, Alesse, Carbone, Loiero

Arriva il “santo direttore” (delle Entrate). Alla Camera: “Ernesto Maria Ruffini si dimette”; “lascia la direzione dell’Agenzia delle Entrate”; “costruisce il centro con Casini”. I democristiani si sfrenano. A destra si fanno già i nomi di Gabriella Alemanno, Roberto Alesse, Vicenzo Carbone, come suoi possibili sostituti. Il viceministro Leo non sa che cartelle (esattoriali)  pigliare e dice ai suoi: “Ma perché non smentisce?”. La bomba. Lorenzo Cesa, maieuticamente sedotto dal papa Minzolini, che annusa aria di retroscena forlaniano, gli comunica: “Ruffini può lasciare l’Agenzia a fine mese”. Ci proviamo. Ruffini al telefono, con il Foglio: “Direttore, dicono che si dimette a fine mese …”. Interferenze, linea che balbetta. Il santo direttore: “I politici conoscono il futuro. Fate il vostro. Scrivete”. Direttore ma “il futuro” con o senza punto interrogativo? Il santo: “Un saluto. Riunione”. Romano Prodi sgrana  il rosario, Gentiloni serve messa e San Ruffini toglie le cartelle dal mondo


La cronaca: abbiamo già digerito la discesa in campo di Pier Silvio Berlusconi. Pier, chi? L’impazzimento adesso è lui: Ernesto Maria Ruffini, san Ruffini delle Entrate, direttore dell’Agenzia, ricordiamo, confermato da Giorgia Meloni fino al 2026 (dicono che si vogliono un gran bene). Il ministro dell’Economia,   Giorgetti lo stima (un leghista: “E ci credo! Con i soldi che Ruffini gli sta portando”). La Verità e Libero  hanno già avvisato Ruffini e gli chiedono di lasciare la carica. Maurizio Gasparri è turbo Gasparri: “Trovo singolare che rimanga in un incarico così importante”. Meloni e Giorgetti sembra che non ci pensino proprio a dirgli (ancora) lascia.

 

Ma Ruffini, che fa? Lunedì ha partecipato a un evento, alla Lumsa, con Beppe Fioroni, sul ruolo dei cattolici, e ha dichiarato che non “è la prima volta che partecipa a questi eventi” e aggiunto che “non possiamo essere solo spettatori”. Gnam, gnam. I dirigenti di FdI sono  irritati: “La sua partecipazione  non è stata gradita. Questo è certo”. Telefoniamo a Fioroni: “Serve un impegno civico dei cattolici, non può vincere l’astensionismo”.

 

Ma Ruffini, lascia l’Agenzia o no? “Ho visto Libero e Verità. Lo vogliono solo mettere in imbarazzo, a loro modo”. Ricordate Prodi? Ecco, Ruffini dovrebbe essere il federatore, centrista (il professore ha firmato la prefazione del libro “L’evasione spiegata a un evasore”, il Ruffini pensiero). Gli amici di Ruffini stravedono per lui: “E’ super portato. Ama davvero la politica”. Il Pd riformista, quello che non ama il Pd tortello bolognese, la linea eskimo di Schlein, sorride da tre giorni come se stesse vendendo un film di Fantozzi (sapete chi è il grande maestro di San Ruffini delle Entrate? il Fantozzi importante, Augusto, ex ministro, tributarista, proprietario dello studio dove Ernest ha cominciato a lavorare).

 

Un vecchio democristiano, oggi esule a sinistra, racconta la grande manovra: “Si sta muovendo il partito della Dataria! Ernesto Maria, testa fine, figlio del grande ministro  Attilio Ruffini, nonché nipote del cardinale e arcivescovo di Palermo, Ernesto Ruffini,  è nel cuore del nostro grande presidente  Mattarella. Figliolo, fatti il segno della croce quando si parla del Quirinale e di Ruffini”. Nel nome di Mattarella e di Ruffini santo. Fatto.

 

Ma questo partito della Dataria? “La grande fisica italiana è nata in via Panisperna, mentre i cardiologi della repubblica, del Colle, il portavoce Giovanni Grasso, e Francesco Saverio Garofoni, consigliere di Mattarella, pranzano alla Dataria, la via che porta al Quirinale, e in quel luogo, ragionano sul bene dell’Italia. A volte si aggiunge anche Ernest”. Il Minzolini, il pontefice Lenny Berardo, di The Young Pope di Sorrentino, e del retroscena, dice “che ha almeno altri due democristiani nel taccuino che confermano che Ernest può lasciare per il sogno politico. Alla grande”.

 

Non vi diciamo che ore d’inferno sta passando il viceministro Leo, con delega al Fisco, buonuomo, arbitro di eleganza e maniere. Raccontano che da Palazzo Chigi, il Fazzo, Fazzolari (siamo tutti Fazzi di te!) è diviso tra la risata e il “questa storia non mi piace”. La risata perché pensa “guarda te come è messa l’opposizione, se chiedono  a Ruffini”, ma la storia si mette male se davvero Ruffini lascia e bisogna scegliere il successore.

 

La sottigliezza del democristiano già iscritto al partito della Dataria: “Se Ruffini lascia, il governo Meloni deve mettere la faccia sulle cartelle mentre se Ruffini resta si può sempre dire, ah, è opera di Ruffini”. FdI non ama Ruffini, ma se Meloni ama Ruffini e dice ‘tacete’, loro fanno a Ruffini pure la lavanda dei piedi. FdI comincia a spiegare: “Lo abbiamo riconfermato all’Agenzia perché abbiamo capito che vuolsi così cola dove si puote per dirla alla Dante. Vabbé fammi fare un po’ il colto. Hai capito. Il Quirinale”. Ma gli amici vaticanisti: “Eh, no. Non si esclude che ci sia anche un disegno divino del cardinal Zuppi, presidente della Cei che apprezza Ruffini”. Non solo. Nel Pd tutto preso dalla smentita di Elly che ha dichiarato di non essere amica di Elkann (ah, Gianni Cuperlo dice scherzando che è salito sullo yacht di John Elkann ma “si mangia male”. Ragazzi si fa per ridere) ebbene, nel Pd si dice che anche Casini lavori per Ruffini perché Casini poi ambisce al Quirinale (Draghi lo abbiamo perso al premio Ispi).

 

Ma insomma, chi va al posto di Ruffini se Ruffini lascia? Opzione donna: Gabriella Alemanno che oggi è a Consob. Opzione uomo: Roberto Alesse, che guida l’Agenzia delle Dogane. Opzione Leo: Vincenzo Carbone, dirigente  dell’Agenzia delle Entrate. Opzione “è bravo!”: il consigliere economico di Meloni, Renato Loiero. Opzione ex: Raffaele Ferrara, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate. Leo non disperi. In questi casi, la preghiera è il rifugio del peccatore, questa: San Ruffini delle Entrate, agnello del cardinale,  figlio del padre (Mattarella), tu che togli le cartelle dal mondo, raccogli i nostri spiccioli.
 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio