Il racconto
Il fu Mattia Salvini. L'autonomia? “Mi occupo di trasporti”. Zaia si intesta la battaglia e poi c'è Toccalini
La Cassazione ha dato l'ok ai referendum contro l'autonomia differenziata, ora la parola definitiva torna alla Corte costituzionale che dovrà decidere entro il 20 gennaio. Le reazioni del mondo leghista
Adesso è il Fu Mattia Salvini. Gli chiedono, ma lei cosa ne pensa del referendum sull’autonomia, e lui: “Io mi occupo di trasporti”. I leghisti del Veneto, della Lombardia, quando lo hanno sentito, hanno cercato le scope in casa: “Ma che diamine di dichiarazione è? E’ come se Lenin dicesse io non mi occupo di comunismo ma di letteratura provenzale”. Le chat della Lega sono in rivolta. I leghisti contro Fratelli d’Italia, contro Ignazio La Russa che ad Atreju avvisa: “Se c’è referendum io vado a votare”. Bell’aiuto, alla sinistra, al Pd. Giorgia Meloni che ne pensa di ‘Gnazio? Luca Zaia voleva scendere con il tanko da Venezia. In Lombardia mezza regione è infuriata perché il congresso è finito con il candidato unico, ma il rivale si è ritirato prima della pugna. In casa Salvini siamo già all’Epifania. Salvini, carbone, Salvini sbandato e Max Romeo incoronato.
Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Domenica c’è il congresso Lega lombarda, all’hotel Sheraton di Milano, il congresso Fantozzi che è finito con tale risultato: Max Romeo sarà il candidato unico e Luca Toccalini, lo sfidante (salviniano) si ritira. Il Fu Mattia Salvini la vende come se fosse una sua grande trovata, tipo per il bene della Lega, per la Lega compatta, si vota Romeo. Grande patacca. La verità è questa. Giovedì mattina, Toccalini, lo sfidante, il Toc, Toc dice ai suoi delegati: “Io ritirarmi? Ma scherziamo?”. E loro: “Bravo, avanti”. Di sera, il Toc, Toc: si ritira. In Lombardia i toccaliniani lo stanno cercando per strada per dirgli: “Ci ha consegnato a Romeo, così non si fa”. Il Cecchetti, il segretario uscente della Lega lombarda, detto il Cek, che aveva puntato sul Toc, Toc, è così triste un po’ come se avesse perso a biliardino. Non solo. Il Toc, Toc ora va ricompensato. Salvini gli ha detto: “Ti faccio vicesegretario federale della Lombardia, di Romeo”.
Il Toc, Toc, giustamente, lo ha guardato e gli ha fatto capire che forse aveva esagerato con il codice della strada. Ha rifiutato. Romeo, lo champagnino, vince e non ha nessuna intenzione di cedere la carica di capogruppo del Senato. Canta come gli italiani sul Piave: “Il Piave mormorò, non passa la frisella”. La Frisella, quando si parla di Lega, è la corrente Lega Frisella, la Lega sud, che ha velleità. Niente da fare. Salvini è così già pieno di problemi che è meglio lasciare la carica di capogruppo del Senato a Romeo. Ma che si fa con il Toccalini? Il Salvini che ha abbandonato i suoi vecchi amici di Papeete ora punta sui ragazzi della via Paal, i vari Toccalini, Alberto Stefani, e Andrea Crippa. Toccalini e Stefani sono fuoco e ghiaccio, vanno d’accordo, certo, ma… Tra l’altro, Toccalini è segretario della Lega giovani e Stefani sarebbe suo sottoposto (nella Lega giovani), ma Stefani è vicesegretario Lega, dunque sopra Toccalini, nella Lega-Lega.
Stefani ricopre un’altra carica prestigiosa assai. Stefani, Stefanus, è anche presidente della commissione Bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Oltre al blasone, il presidente della commissione ha una libertà di movimento; diciamo che può andare in missione, assentarsi da Roma. Ebbene, il Toccalini non si vedrebbe male alla presidenza della Commissione Difesa (in realtà non si vedrebbe male neppure come ministro o sottosegretario). L’attuale, della Camera, è Nino Minardo, leghista passato all’Udc (su richiesta di Salvini). Le cose stanno così: se Salvini toglie Minardo, si arrabbia la Lega Frisella, se Toccalini non riceve nulla, fa la parte del Toccalini bastonato che in Lombardia ha preso i delegati per il pizzochero. Salvini ora pensa: che gli do? Si vuole inventare un dipartimento oppure potrebbe fare sostituzione: esce il numero 10, il golden boy Crippa (altro vicesegretario) ed entra il 7 Toc, Toc. La solita Lega Frisella continua: “Capitano, Zaia, è un grosso problema, liberiamocene”. Un inferno.
Come se non bastasse si è messa pure la Cassazione con questo referendum. In Veneto, Zaia è un toro perché ricorda ancora di quando il Pd, per fare fallire il referendum regionale sull’autonomia, quello con 2 milioni di voti, diceva: “Non andate a votare”. Ora che è Zaia a dire alla sinistra: “Trovatevi i voti”, apriti cielo e nessun leghista che gli va dietro. Salvini ha lasciato nella gora del mulino, come Mattia Pascal (regalate i Meridiani di Pirandello) la sua identità, l’autonomia. E’ postumo da vivo, la prossima settimana ha pure la sentenza di Palermo, e rischia il carcere, come se la sua pena non fosse già ricordare quando era Salvini ministro dell’Interno. Multa gli italiani, inveisce contro il Tar e intanto Zaia gli suona il clacson, spostati!, autonomia!, Romeo gli mette il seggiolino: Matteo, vai piano! Hai Toccalini a bordo!