Ad Atreju

Il pericolo cyber, la magistratura, la corte dell'Aja. La versione di Mantovano

Al panel moderato dal direttore Claudio Cerasa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio avverte: "La vera minaccia alla sicurezza oggi è cyber" e sul decreto paesi sicuri striglia le toghe. Mentre la sottosegretaria all'Interno Wanda Ferro annuncia: "Serve una commissione d'inchiesta sui dossieraggi"

 Qual è oggi la principale minaccia alla nostra sicurezza? Secondo Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti:  “E’ quella degli attacchi cyber che sono soprattutto di due tipi: quelli con obiettivi criminali e quelli di tipo terroristico. Le difese – ha aggiunto il sottosegretario parlando dal palco di Atreju – ci sono: da tre anni ormai esiste l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza e abbiamo le strutture che si occupano di cyber-crime e cyber-intelligence. Quello che ancora manca però è elevare il livello di consapevolezza del rischio cyber, perché anche la percezione della sicurezza incide sulla sicurezza reale”. Intervistati dal direttore del Foglio Claudio Cerasa, sul palco della festa di Fratelli d’Italia al circo Massimo,  insieme al sottosegretario c’erano anche la vicedirettrice dell’Agenzia per la cybersicurezza Nunzia Ciardi, il presidente emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese, la sottosegretaria al ministero dell’Interno Wanda Ferro e il presidente del Copasir e parlamentare del Pd Lorenzo Guerini. Proprio Ciardi ha confermato la questione ancora irrisolta della mancata consapevolezza della minaccia cyber: “L’Europa – ha spiegato –  ci dice che poco più del 50 per cento dei cittadini dell’Unione ha un’ educazione alla sicurezza cyber almeno basilare”. La dirigente dell’Agenzia governativa ha anche sottolineato un altro aspetto importante: “Con l’avvento dell’intelligenza artificiale alla tradizionale competizione sui domini fisici si è aggiunta quella sul dominio psichico: una guerra combattuta attraverso gli algoritmi che vengono utilizzati per proliferare segmenti di popolazione e influenzare i loro atteggiamenti cognitivi”. Con l’analisi di Mantovano è d’accordo anche  Guerini: “Se l’11 settembre avvenisse oggi lo immagineremmo sul fronte cibernetico”.


Il dibattito si è poi spostato su altri argomenti. In particolare Mantovano ha parlato di un  tema molto delicato, “i limiti della giurisdizione”, ovvero gli argini allo strapotere dei magistrati. Un discorso che il sottosegretario ha applicato sia al contesto internazionale sia a quello italiano. Sul primo punto Mantovano ha detto la sua sui mandati di arresto internazionali chiesti dalla Corte dell’Aja per Benjamin Netanyahu e Vladimir Putin, sottolineando problemi di natura giuridica e politica. “Questi mandati – ha detto – pongono degli interrogativi. Sappiamo che il diritto internazionale è soprattutto consuetudinario, come si concilia una decisione del genere con la consuetudine a livello internazionale di riconoscere l’immunità a capi di stato e di governo in carica?”. E poi sotto il profilo politico-diplomatico: “La ricaduta più grossa si ha proprio sull'operatività concreta: se uno dei paesi che aderisce alla convenzione dell’Aja volesse prendere un'iniziativa di pace sul fronte ucraino o del medio oriente avrebbe dei problemi nell’ospitare i soggetti coinvolti nel conflitto perché ha anche il dovere di dare esecuzione a queste decisioni”. Sotto il profilo nazionale il sottosegretario ha invece affrontato la questione del decreto “paesi sicuri” che nelle scorse settimane è stato al centro di un duro braccio di ferro tra governo e magistratura, con alcune sentenze che hanno disapplicato le decisioni dell’esecutivo. “Quelle sentenze – ha detto Mantovano – hanno affermato il principio secondo cui la scienza privata di un giudice ha un grado di attendibilità superiore ad una complessa procedura che interessa più ministeri circa l’identificazione dei paesi sicuri”. Intanto l’effetto dello scontro è stato fermare l’utilizzo dei centri per migranti in Albania. Nelle scorse settimane era stata ventilata persino l’ipotesi di una riconversione di quei centri in prigioni per condannati albanesi oggi detenuti in Italia. Una ricostruzione che Mantovano ha smentito: “I centri in Albania  si realizzeranno per come sono stati immaginati”. Il sottosegretario quindi non ha risparmiato una critica all’associazione dei magistrati: “Ogni qualvolta si pone il tema dei limiti alla giurisdizione  la reazione, non da parte dei singoli magistrati, ma da parte delle loro associazioni rappresentative è  da lesa maestà, da vergini violate. Quando invece sarebbe molto utile il loro contributo per cercare di affrontare insieme una questione che oggi per gli ordinamenti occidentali è cruciale”.


Durante il panel si è parlato anche dei recenti dossieraggi,  dopo gli scandali Striano ed Equalize. Per la sottosegretaria all’Interno  Ferro, stuzzicata da Cerasa: “Sarebbe giusto istituire una commissione d’inchiesta per cercare di scrivere una pagina di chiarezza e verità su quanto avvenuto”.