Il racconto

La stanza di Arianna Meloni: Atreju celebra la sorella della premier. Fila per salutarla dietro le quinte

Simone Canettieri

Per la prima volta la dirigente interviene in un panel. L'ex compagno Lollobrigida resta defilato. Ambiente istituzionale e compassato, salvo gli show di La Russa e Del Mastro

Lo dicono tutti, botta di gomito: “Arianna è rinata”. E aggiungono: “Questa è la sua Atreju”. Per la prima volta ha partecipato a un panel, come vengono chiamati tutti questi dibattiti molto istituzionali avvolti da una coreografia blu – auto blu –  compassata a metà fra un’assemblea di Confindustria e un evento Anci. Poca goliardia, molto potere, in quantità industriale. Tangibile. E’ il Circo Massimo del melonismo: dopo questo ci sarà solo il Colosseo. Niente scherzi, le burle non sono ammesse come ai vecchi tempi. E’ l’edizione che consacra la sorella della premier, a cui la “Voce del patriota” dedica la prima intervista dell’edizione straordinaria. La responsabile della segreteria politica parla di mattina a proposito del soffitto di cristallo, che con la sorella Giorgia ha frantumato, poi si dedica   alle cortesie per gli ospiti nel backstage. Tutti passano da lì prima di salire sul palco o solo per farsi vedere e salutarla. E’ la stanza di Arianna, in attesa della sorella prevista domenica.  


Mentre la premier accoglie a Palazzo Chigi il presidente della Palestina Abu Mazen e quello argentino Javier Milei, la sorella maggiore fa gli onori di casa a questa schiera di super vip che non fanno fatica a riconoscerla. Solo ieri: Lorenzo Guerini (presidente del Copasir), Nunzia Ciardi (vicedirettrice della Cybersicurezza), Sabino Cassese (costituzionalista), Claudia Gerini (attrice simpatizzante), Giulio Base (Torino film festival), Manuela Cacciamani (Cinecittà in polemica con la precedente gestione), lo scrittore Federico Moccia, Luciano Violante ed Enrico Letta, in quota diversamente Pd e suoi derivati, Maria Chiara Carrozza (presidente Cnr). Ah ecco Marion Le Pen con il marito Vincenzo Sofo che bussano alle transenne: perché chi conta sta dietro, più che sul palco. E poi ci sono tutti i ministri, i vice, i sottosegretari, i parlamentari di FdI, gli amministratori delegati d’area, gli staff inebriati da questo potere che annusano a occhi chiusi. La “via italiana” è quella che porta al salottino privé. Da dove la Meloni non si muove, d’altronde in Via della Scrofa occupa la stanza che fu di Giorgio Almirante e Gianfranco Fini. Caffè, abbracci, “mettiti seduto”, “che mi racconti?”.

La romanità usata come antidoto ai formalismi. “Non rilascia dichiarazioni, Arianna. Ha già parlato questa mattina”, informa chi le custodisce parole, opere e omissioni. La sorella della Nazione è stata l’ospite d’eccezione dell’incontro tutto al femminile nella sala Cristoforo Colombo con la sottosegretaria e figlia d’arte Isabella Rauti, l’attivista Lgbt Anna Paola Concia, la conduttrice Nunzia De Girolamo e Claudia Gerini. Resta l’aggettivo “vergognoso” nei confronti di Report che ha mandato in onda la telefonata fra “una coppia in crisi”. E cioè l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie ai tempi del caso Boccia. Un fatto non tollerabile – secondo colei che è di fatto la numero due del primo partito italiano – che poi spingerebbe i più giovani al revenge porn. Da Atreju, spazio di confronto e poco scontro, Arianna Meloni lancia anche una sorta di bicamerale affinché “dialoghino le femministe di destra e sinistra”. Concia dice sì. “Paola io ci sto”, risponde la padrona di casa, emozionata per questa prima volta. Salvo, appena superata la prova, rientrare nella sua tana, quella delle relazioni e della gestione con Giovanni Donzelli. Un andirivieni di persone da accogliere: direttori, ad, presidente, onorevoli ministri, mani da stringere e, sperano in molti, carriere da benedire anche se non si può dire. Niente di strano, niente di cui stupirsi. Lo spirito del tempo è questo. 


Fortuna Ignazio La Russa, certo. In una festa un po’ anestetizzata ma piena di carboidrati, la sala stampa sforna pizzette e dolci senza sosta, il presidente del Senato, intervistato da Peter Gomez, non delude. Esistono poche certezze nella vita: tra queste c’è la seconda carica dello stato, gioia dei titolisti. Canta a Radio Atreju “Azzurro” (“l’inno dell’Italia di serie B”), gira tra gli stand, ruba una caramella (“io sono Babbo Natale”), si esibisce in una barzelletta su Conte e Grillo (la cui pace è più difficile di quella fra israeliani e palestinesi), sfotte bonariamente l’omologo della Camera Lorenzo Fontana (“dicono che io soffra di incontinenza verbale rispetto a lui? Aspirerà a fare il presidente della Repubblica...Io no”). Sul palco La Russa annuncia che, niente mare, è per votare al referendum sull’Autonomia differenziata, accarezza la ministra Daniela Santanchè (“credo nella sua innocenza: guai a dimenticarsi degli amici”). E poi ancora mischia con simpatia bordelli e nucleare: boom. “Se sono favorevole alla regolamentazione della prostituzione? Sono favorevoli gli svizzeri, vanno tutti a Lugano. Questa roba è come per le centrali nucleari che ce le hanno messe al confine della Francia. Abbiamo centrali nucleari al confine con la Francia, bordelli al confine con la Svizzera, i fregati sono sempre gli italiani”. Segue nota risata del presidente del Senato e applauso del pubblico. Così si arriva al pranzo ma poi all’ora dell’ammazza caffè c’è il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che sventola il certificato giudiziario intonso senza voler dire per cosa avrebbe oblato una condanna, e poi al momento di partecipare a un dibattito sulla sicurezza in punta di diritto dice: “Noi vogliamo prendere per la pelle del culo chi occupa la casa degli anziani, dargli un calcio nel sedere e ridare il possesso della casa all’anziano”. La giostra gira: ecco il vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto, l’ad di Enel Flavio Cattaneo, Bruno Vespa. Lo spirito di Giorgia veglia dall’alto, il sorriso di Arianna ti avvolge. I soliti maliziosi: “Sai che l’ex compagno, il ministro Francesco Lollobrigida, praticamente non si è mai visto causa impegni istituzionali?”. Spunterà oggi per un panel sul valore del cibo made in Italy. 
 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.