Strano, ma vero

Roma sul podio per il trasporto pubblico. Com'è possibile?

Gianluca De Rosa

La capitale precipita nella classifica generale del Sole 24 ore sulla qualità della vita nelle città italiane ma si piazza terza, sotto Milano e Venezia, per quanto riguarda lo spostamento con i mezzi pubblici. Un dato che sembra un'allucinazione statistica, ma che ha una spiegazione

Anche quest’anno l’annuale classifica del Sole 24 Ore che misura la qualità della vita, incrociando ottanta diversi indicatori statistici, fotografa una Roma in profonda difficoltà. I dati vedono la capitale scendere di ben 24 posizioni, sprofondando al 59 esimo posto. Quando però si va a guardare nel dettaglio delle statistiche si scopre qualcosa di sorprendente e inatteso. Per quanto riguarda la qualità del trasporto pubblico Roma sale addirittura sul podio delle città italiane, piazzandosi terza, preceduta soltanto da Milano e Venezia. Un dato che si scontra però con la realtà che i pendolari romani affrontano tutti i giorni tra corse saltate e chiusure delle stazioni della metropolitana. Com’è possibile dunque una cosa del genere? Siamo di fronte a un’allucinazione statistica? Anche l’assessore alla Mobilità, Eugenio Patanè, consapevole della differenza tra numeri e realtà, invita alla calma: “Sappiamo bene che le cose sono meno terribili di come vengono raccontate, ma sappiamo anche che non funzionano come vorremmo”.


 Per capire comunque bisogna guardare all’indicatore che il Sole 24 ore ha utilizzato per stilare la classifica che premia Roma con la medaglia di bronzo: il numero di posti sul trasporto pubblico per chilometro. Secondo il Sole la capitale offre 7.657 posti per chilometro, molto di più della media italiana, ferma a 2.430. Possibile? C’è un errore? In realtà nessuno. E questo nonostante i dati si riferiscano al 2022, quando la produzione chilometrica di Atac non era ancora cresciuta al livello attuale.  Questo però accade perché il sistema di trasporto pubblico capitolino è incredibilmente capillare, raggiunge cioè moltissimi luoghi della città, offrendo un servizio più o meno omogeneo su un territorio vastissimo, quello del comune di Roma, che si estende per mille e duecento chilometri quadrati. Per fare un confronto, la capitale ha un estensione territoriale che è sette volte quella di Milano. Il tal capitolino offre in pratica un servizio comunale su un territorio di dimensioni provinciali. Basta fare un esempio per capire meglio. Tra il centro della capitale e Ostia, che è ancora comune di Roma, ci sono una quarantina di chilometri. Eppure, grazie ai collegamenti notturni, a qualsiasi ora, seppur armati di tanta pazienza, si può arrivare al mare. Da Milano a Como, invece, la distanza è simile, ma chiaramente non siamo nello stesso comune e arrivare dal Duomo alle rive del lago con il trasporto pubblico è praticamente impossibile. 

 

Il problema del Tpl a Roma non è dunque la sua capillarità, ma la sua efficacia. Quella di Roma è una produzione chilometrica gigantesca, ma non affidabile. La ragione è molto semplice. La maggior parte della produzione chilometrica del trasporto pubblico romano è su gomma, e cioè è affidata agli autobus. I bus subiscono gli effetti negativi del traffico che a Roma, una delle città con più automobili d’Italia, è una questione seria. Effetti che sono amplificati proprio dall’estensione territoriale del comune di Roma che comporta una lunghezza media degli spostamenti più ampia e dunque aumenta il tempo speso nel traffico sia per i privati, sia per gli autobus. Questa combo, offerta di trasporto pubblico principalmente su gomma e traffico, rende questa enorme produzione di trasporto pubblico molto poco utile alla qualità del servizio offerto.


Non è un caso insomma che proprio alcuni giorni fa, a pochi giorni dall’inizio del Giubileo, Patanè, annunciando che anche a Natale le Ztl resteranno chiuse a chi non ha l’autorizzazione per entrarvi, abbia rivolto un appello ai romani: “Prendete bus e metro e lasciate a casa l’automobile”. L’assessore è consapevole che, in attesa di un sistema di trasporto su ferro più capillare – con il completamento della metro C, la progettazione della linea D, la chiusura dell’anello ferroviario e il completamento delle nuove linee tram  – la capitale può offrire un trasporto pubblico efficace solo se si riesce a ridurre il traffico veicolare.  Con tante auto in giro, oltre cinquecentomila ogni giorno, invece far circolare i bus con tempi prevedibili e accettabili è quasi impossibile e i dati del Sole 24 ore restano numeri solo sulla carta.

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